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Jeff Parker – Forfolks

2021 - International Anthem / Nonesuch
jazz

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Tracklist

1. Off Om
2. Four Folks
3. My Ideas
4. Suffolk
5. Flour Of Fur
6. Ugly Beauty
7. Excess Success
8. La Jetée


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Esce oggi il settimo album da solista di Jeff Parker, rilasciato da International Anthem/Nonesuch, dal titolo “Forfolks”. Disponibile in digitale, è possibile acquistare questo lp in limited edition di un vinile 160 gr. Color “cookie and creme” e in versione classica, oltre al formato CD arricchiti comunque dalle liner notes di Matthew Lux.

A voler fare un viaggio a ritroso nella discografia del chitarrista e compositore statunitense, si scopre un fil rouge che lega “The New Breed” (2016, dedicato al padre), “Suite For Max Brown” (2020, dedicato alla madre) e “Forfolks”, album di sola chitarra elettrica. La ricchezza del collettivo musicale di “Suite“, il suo eclettismo musicale qui lascia il posto al minimalismo del suono, ma la differenza sostanziale sta nel taglio che l’artista ha dato a queste sei tracce inedite, accompagnata e impreziosite da due standard di Monk: My Ideal e Ugly Beauty. Dopo aver guardato indietro, al suo passato, Parker sembra rivolto esclusivamente al mondo che ha dentro, alla musica per come è custodita nella sua testa. Sganciatosi dalle band in cui milita o ha militato (Tortoise e Chicago Underground Trio solo per citarne alcune), la musica esperita nel suo percorso insieme ad altri resta dentro di lui e con essa i generi con cui noi umani cerchiamo di codificarla.

Ma l’impegno del chitarrista, che in “Forfolks” risulta essere un eccellente e generoso improvvisatore, qui è quello di spogliare di inutili orpelli la musica prodotta; qui si va oltre il minimalismo, si naviga serenamente nell’ambient senza sacrificare toni, ritmo e struttura, si fa piccolo cabotaggio con il jazz e tutto questo senza mettere in discussione né il talento né la sua tecnica di picking, neppure la fluidità del suo strumento primario che, in questo disco, è la chitarra elettrica. 

Ma la spoliazione è stata pressoché totale, il folk di cui c’è traccia nel titolo è una meravigliosa base di partenza per un viaggio intimo, profondamente personale che non scivola nelle ovvietà di genere ma, alla ricerca di un purismo di matrice intimista, cade nella trappola rischiosa di perdere, strada facendo, l’attenzione dell’ascoltatore, il suo interesse principale, che è quello di ricevere emozioni da ciò che ascolta.

L’eccessiva tendenza all’astratto di alcuni brani, infatti, ricorda una struttura labirintica dalla quale non si riesce a venire fuori, conducendo persino all’oblìo in merito al motivo  per il quale ci si è finiti dentro.

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