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Interviste

Non un supergruppo, ma una nuova realtà nella scena punk/hc: intervista agli Odessa

Non è l’ennesimo supergruppo, non è l’ennesimo progetto autoreferenziale. Gli Odessa, sparsi tra Roma e la Pianura Padana, rappresentano un progetto capace di unire al proprio interno diverse personalità, prevenienti da alcune delle più importanti realtà punk/hardcore del panorama nazionale negli anni ’90, e creare un modo di intendere la musica, la cultura e la “scena” del tutto nuovo.

Li abbiamo intervistati, in occasione dell’uscita del loro disco di debutto, un EP intitolato “Costi / Benefici”, che da poco ha visto la luce grazie ad una versione in audiocassetta autoprodotta dalla band con l’aiuto di Sangue Dischi (Shove e To Lose La Track si occuperanno di CD e vinili).

Ci rispondono quindi tutti e cinque: Lele, Nat, Cristiano, Matteo e Luca. Hanno dato vita a bands come Comrades, Red Blood Hands, Infarto Scheisse, Laghetto e Concrete, ma ci tengono a sottolineare l’importanza di questa nuova esperienza, che arriva in un momento storico delicato e “oscuro”.

Da qualche giorno, poi, hanno esordito live tra le mura di casa, al Bloom di Mezzago.

Avete tutti suonato in gruppi fondamentali per la scena italiana degli anni ’90 e 2000. Non avete mai pensato all’eventualità di poter apparire, almeno agli inizi, come l’ennesimo “gruppo di ex?” Cosa vi ha spinto, quindi, a formarvi?

(Lele) Penso che quando hai superato i 40 anni e ti imbarchi in una nuova esperienza di questo genere, l’unica cosa che puoi fare è “dimenticarti” di quello che hai fatto e impegnarti in quello che fai con voglia di fare. Nello specifico di Odessa, ognuno di noi veniva comunque da esperienze molto diverse e quindi non c’era il rischio di somigliare a qualcuna delle band di provenienza. Il fatto più positivo sin dall’inizio è stata la curiosità che ognuno ha dimostrato nell’approcciarci a questa nuova creatura.

(Nat) A parte vari aneddoti del passato che condividiamo in saletta, quello che abbiamo fatto in precedenza non è così presente ed esplicito in quanto stiamo facendo; l’etichetta “gruppo di ex” dal mio punto di vista è impropria, come dice Lele siamo un gruppo di quarantenni che cerca di portare e condividere il proprio vissuto senza per forza ripercorrere le strade già battute. Credo anche io che chiave sia la curiosità di creare qualcosa dal nulla (“Tabula Rasa Elettrificata”, diceva qualcuno?) con persone conosciute sopra e sotto i palchi negli anni passati; sicuramente aver condiviso situazioni in ambito punk/hc/diy rende tutto assolutamente più facile, sia a livello umano che “organizzativo”.

(Matteo) Siamo cresciuti ascoltando, suonando, partecipando in una realtà come quella punk/HC che volente o nolente sviluppa in modo del tutto soggettivo un senso di appartenenza, un legame che in tutti noi credo non si sia mai perso o interrotto del tutto, quindi non ho mai pensato siamo degli Ex che fanno l’ennesimo gruppo. Preferisco pensare ad un discorso di continuità con una reale voglia di fare e come dice Lele, con una grandissima curiosità

(Luca) E’ evidente che passati i 30 anni qualsiasi essere umano funzionante dovrebbe aver capito che suonare in un gruppo – in questo tipo di gruppo, nell’anno domini 2021 – è puro autolesionismo. Rubando la metafora ad un amico (non mi ricordo più chi l’ha detto perché sono vecchio, come ci hai giustamente ricordato), è un’ostinazione paragonabile a quella di Mandrake in Febbre da cavallo. Con risultati paragonabili, peraltro. Io accetto serenamente tutto questo perché tifo Roma, onestamente non so come facciano gli altri.

(Cristiano) A parte che arrivati a questo punto, credo di poter parlare bene o male a nome di tutti, l’unica cosa che ci spinge è una incontenibile esigenza espressiva che prima, quando era la regola, si dava anche un poco per scontata. Questo nuovo progetto è nato soprattutto per questo motivo, senza obiettivi prefissati o scadenze da rispettare o standard da mantenere. Mera soddisfazione personale e la voglia di evolvere naturalmente approcciandosi con una diversa “maturità” all’attitudine di sempre

Si vedono in giro sempre le stesse facce note o avete notato il cosiddetto “ricambio generazionale” nelle diverse parti d’Italia da cui venite?

(Lele) Il ricambio mi pare molto ridotto, ma questa sensazione è anche data dal tipo di vita che conduco, quindi non ho, forse, una percezione corretta. La sensazione che l’aria sia un po’ stantia c’è e in questo senso una band di ultraquarantenni non è un bel segnale.

(Nat) Effettivamente mi sono reso conto che l’età media di chi frequenta/organizza i concerti che frequento è decisamente più alta di prima; potrebbe essere una mia percezione errata, ma credo sia innegabile che quello che animava le mie serate da 20enne, diciamo, per semplificare molto, il “rock duro con le chitarre e i ritmi serrati”, non ha molto appeal sulle nuove generazioni. Spero di sbagliarmi e di essere solo (giustamente) all’oscuro di orde di gruppi punk-hc che stanno creando un sottosuolo impenetrabile a noi matusa!

(Matteo) Beh, vista l’età avremmo dovuto assistere a “n” ricambi generazionali ma non vedo tracce così evidenti sia come pubblico sia come band, ho due nipoti di 16 e 18 anni e puoi ben immaginare che ascolti hanno… sigh!

(Luca): Posto che da qualche anno le mie possibilità di stare in giro e vedere concerti a cui non partecipo suonando sono estremamente ridotte, mi pare che siamo messi abbastanza male. Il dato di fatto da cui partire è che anche solo rispetto a qualche anno fa il circuito DIY si è ristretto paurosamente, sia a livello di posti in grado di organizzare concerti con continuità (qui ovviamente c’entra anche la deriva securitaria delle amministrazioni cittadine più o meno ovunque, ma questo è un altro discorso), sia di collettivi, etichette, ed in ultima analisi band. La sensazione è di età media altissima, autoreferenzialità crescente (vedi pubblico dei concerti costituito per almeno metà da gente che suona in altri gruppi) e impatto sul mondo sempre più limitato. Se fossimo delle persone un po’ più serie invece delle chitarre avremmo in mano degli AK 47.

(Cristiano) Sinceramente, sono in grado di asserire con certezza cosa stia accadendo nel panorama HC oggi come oggi. Sono certo (anche se non sono molto informato a riguardo) che l’underground si muove. Che sia musica elettronica, clubbing, trap/rap o mazurca sperimentale qualcosa c’è, non può essere altrimenti. È probabile che l’HC Punk abbia fatto il suo tempo: non lo dico io, lo dice l’età media delle persone che ancora popolano la scena.

Odessa

Quali sono i gruppi i vostri gruppi preferiti No Idea? E Slap a Ham? Le influenze che si avvertono nel disco derivano da queste due etichette statunitensi?

(Lele) Non abbiamo preso riferimenti espliciti nella stesura dei pezzi. Sicuramente quello che viene fuori in maniera chiara è la innata spinta armonica di Cristiano che si appassiona molto in fase di arrangiamento. Normalmente partiamo da una bozza portata da qualcuno che viene poi più o meno stravolta in sala prove. Se dovessi provare a descrivere quello che facciamo, più che riferirsi alle band da te suggerite, parlerei di una interpretazione attuale (si spera) del post hc anni 90, con qualche spolverata di new wave qui e là.

(Nat) Gruppi preferiti No Idea: I Hate Myself, Palatka, Hot Water Music. Gruppi preferiti Slap a Ham: Spazz, Crossed Out. Le influenze su Odessa dei gruppi sopra penso sia poca o nulla, almeno come intenzioni; è comunque piacevole che qualcuno possa sentire dei collegamenti con gruppi che fanno parte dei nostri ascolti, anche se non c’è assolutamente la volontà di riproporre qualcosa in maniera “scolastica”.

(Luca) la penso come Nat, sicuramente negli anni abbiamo ascoltato un sacco di band da No Idea e Slap a Ham ma si stratta di sound e attitudini così lontane tra loro che faccio fatica a trovarci un filo conduttore nè tantomeno un’influenza diretta sugli Odessa. il mio disco preferito su Slap a Ham è Towers dei Burning Witch, per dire. Se dovessi trovare delle coordinate, sinceramente avverto gli Odessa più vicini ai classici Dischord o Touch&Go. Ma noi rimaniamo comunque molto italiani, come dice Stanis.

(Cistiano) No Idea: in gioventù Coalesce, qualche anno fa Creepoid. Slap a Ham: Infest e Charles Bronson su tutti. Non credo che ci sia granché a livello di suggestioni riguardo a questo nuovo progetto. 

Da cosa deriva il nome “Odessa”? C’entrano qualcosa la famosa scalinata o il terribile massacro ordinato dai nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale?

(Lele) Uno dei significati che a me pare interessante è quello relativo al progetto di copertura per la fuga delle SS in Argentina e altre nazioni…per me rappresenta l’idea che giustizia divina, karma o altri concetti di un ordine superiore nelle cose umane, sono stronzate: c’è chi non paga mai per quello che ha fatto e se la riesce a cavare…una cosa che è sempre utile ricordarsi.

(Nat) A me all’inizio è piaciuto molto il suono della parola. Poi sono nate mille storie legate a quella città, all’operazione Odessa, alla corazzata Potëmkin, allo sguardo della madre/alla carrozzina (cit.), e molto altro ancora che mi hanno fatto piacere sempre più il nome scelto.

(Luca): A me piace la posizione geografica.

(Cristiano) È per via della fascinazione che subiamo rispetto al montaggio analogico.

La vostra appartenenza alla cosiddetta “vecchia scuola” è testimoniata anche dalla cover dei Codeine che chiude il vostro debutto. Chicago o New York? Slint o Codeine, già che ci siamo?

(Nat) “Spiderland” è un disco incredibile e tra Chicago e New York musicalmente ti direi Chicago. Ma tra i due gruppi dico Codeine senza alcun dubbio: ho consumato sia White Birch che Frigid Stars nelle varie camerette! Stiamo provando in saletta una loro cover, vedremo se sarà possibile suonarla live prima o poi.

(Luca) Chicago tutta la vita. Ma tra Slint e Codeine è impossibile scegliere dai. Forse oggi ti dico Codeine perché negli anni ho scoperto che “Spiderland” in qualche maniera è arrivato anche al pubblico dei fresconi generalisti e questo ovviamente va contro alla nostra etica elitaria. Comunque, i Codeine non sono capace di suonarli perché suonano troppo lenti. Non capisco come facciano perché non sembrano tipi che si divertono con le droghe, nè con altro probabilmente.

(Cristiano) Difficile scegliere anche se protendo per NY. Codeine tutta la vita, nonostante abbia consumato irrimediabilmente la mia copia di “Spiderland”.

Visto il difficile periodo che il mondo sta attraversando, quali sono i vostri imminenti progetti live? Come farete per presentare il disco appena uscito?

(Lele) Ci stiamo ragionando, speriamo che qualcosa di simile a un live vero sia possibile in tempi accettabili, altrimenti ci inventeremo qualcosa

(Nat) Avevamo in programma una data al Bloom per una serata di Tutto Il Nostro Sangue, saltata per le varie limitazioni imposte dalla pandemia; speriamo si possa recuperarla a breve, più che per il nostro concerto per un auspicabile rientro alla normalità nei luoghi che, come il Bloom, propongono musica e contenuti dal vivo.

(Luca) Sono abbastanza contrario all’idea di fare cose in streaming. a parte una serie di complicazioni tecniche se non si dispone di mezzi di un certo livello, credo che vada proprio contro il senso di condivisione e scambio tra esseri umani che dovrebbe essere il principale motore dei concerti. da quel che ricordo della mia gioventù era questo a spingermi a salire in macchina verso luoghi sperduti per andare a celebrare queste elettromacumbe con e per altri casi umani.

(Cistiano) Situazione sanitaria tragica a parte, non c’è fretta. Come dicevo qualche domanda fa, non ci sono obiettivi da raggiungere o scadenze da rispettare, c’è tanta voglia di proporre quello su cui stiamo lavorando ma non c’è tutta questa urgenza. Concordo con Luca quando asserisce che è preferibile di gran lunga una esperienza tutta dal vivo.

Sangue Dischi, Shove e To Lose La Track. Raccontateci i vostri rapporti con queste realtà. Considerato il fatto che Sangue Dischi sia gestita da Luca, potete anche saltarla.

(Nat) Praticamente tutti i dischi a cui ho partecipato in passato sono stati coprodotti da Manuel di Shove, una continuità che mi rende davvero felice anche perché negli anni Manuel ha aiutato a diffondere musica estremamente valida con la sua etichetta e con la sua distribuzione. Ovviamente sono allo stesso modo contento che anche Luca di TLLT abbia deciso di aiutarci con il disco, lunga vita a queste realtà (inclusa Sangue Dischi del nostro Luca) che ancora oggi riescono a far uscire dischi sicuramente rilevanti!

(Luca) Posso parlarti del mio rapporto con Sangue Dischi. Non è buono.

(Cristiano) Massimo rispetto e ammirazione per la dedizione e la tenacia. Non è cosa da tutti.

Quali sono i gruppi italiani che seguite maggiormente? A che concerti avete assistito prima dell’inizio della pandemia?

(Nat) I concerti prima della pandemia oramai sono davvero lontani: forse Sunn((o)) al Live di Trezzo (prima e ultima volta per quanto mi riguarda, ma “andava fatto?!?”) e uno degli ultimi live proposti da Bergamo Sottosuolo con i Long Gone. Ecco, questi ultimi sono uno dei gruppi italiani che mi sono piaciuti dal vivo ultimamente, insieme ai Bruuno.

 (Luca): mi sento di dire che in generale in Italia considerata la difficoltà del contesto di cui si parlava sopra c’è stata negli anni una varietà di gruppi eccezionale e tra questi un livello qualitativo medio-alto, con diversi picchi di eccellenza. So che a fare dei nomi si fa sempre torto a qualcuno, ma mi vengono in mente gli Arto, i Turin Horse, i Movie Star Junkies, i Collars, i Lleroy, gli Stormo, i Kint per fare qualche nome tra quelli attualmente attivi. Per quanto riguarda gli ultimi concerti visti non scherzo quando dico che non me lo ricordo. credo sia una forma di autodifesa del cervello. ah no, non è vero: l’ultimo concerto è stato il pallosissimo live dei Sunn((o)). di quello ho lo stesso ricordo che associo a Milano e al 2020 tutto: solo la nebbia.

Per ultimo, lasciate un messaggio dicendo ciò che vi viene in mente.

(Nat) Come si diceva sopra, mi piacerebbe riuscire a scoprire l’esistenza di un sottosuolo di gruppi diy punk hc e similia nuovissimi e giovanissimi, per poter andare ai concerti ed essere il più vecchio in sala. Non deve essere consentito l’uso né di basi elettroniche né di autotune però!
Grazie Andrea per la chiacchierata, anche se virtuale. speriamo di poterci vedere presto in giro.

(Luca) Il gol di Turone era valido.

(Crisitiano) Non dire gatto se non ce l’hai nel sacco.

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