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Acid Dad – Take It From The Dead

2021 - Greenway Records / The Reverberation Appreciation Society
psych / alt-rock

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Tracklist

1. Searchin'
2. BBQ 04:26
3. RC Driver
4. She Only Eats Organic
5. Good Time
6. Smile You're On Camera
7. 2 Face
8. Djembe


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I am lost, haven’t found
I’m still searching for the sound
There’s a chain wrapped on me
I’m still stuck in the seventies

Si presentano con una dichiarazione apertamente nostalgica Vaughn Hunt (voce/chitarra), Sean Fahey (voce/chitarra) e Trevor Mustoe (batteria), in arte Acid Dad, trio statunitense attivo dal 2016 e originario della Grande Mela.

Per chi non ne avesse mai sentito parlare, un po’ di storia: il loro primo EP, “Let’s Plan A Robbery” (2016), li porta a firmare con l’etichetta di Brooklyn Greenway Records, per la quale rilasciano qualche anno più tardi il loro primo self-titled (2018). Tra il 2018 e il 2020 investono quindi in un proprio studio di registrazione/atelier nel Queens, con l’obiettivo di produrre indipendentemente la propria musica e – perché no – persino costruire le proprie chitarre.

Forti della nuova prospettiva “full DIY”, gli Acid Dad ci presentano oggi il loro secondo full-length, titolato “Take It From The Dead” e co-prodotto dalla sopracitata Greenway Records e da The Reverberation Appreciation Society, etichetta di Austin legata ai The Black Angels e all’iconico Levitation Festival.

Un avvertimento a tutti gli appassionati di psichedelia: esteticamente parlando, ci troviamo di fronte a un immenso deja-vù. Da un lato il titolo, che fa pensare immediatamente a “Take It From The Man!” dei The Brian Jonestown Massacre (1996), dall’altro l’amorfa creatura in copertina, che sembra copiata da “Lazer Guided Melodies” degli Spiritualized (1992) e incollata su un sample cromatico di “Disraeli Gears” dei Cream (1967).

Ma le influenze di “Take It From The Dead” vanno ben oltre la mera psichedelia: in esso riconosciamo infatti il rock “alternativo” dei seventies – specie lo stile chitarristico di Tom Verlaine dei Television – il rock’n’roll e il post-punk degli eighties (soprattutto Echo and the Bunnymen e The Jesus and Mary Chain) e persino il garage dei nineties (Sonic Youth davanti a tutti, ma anche Nirvana).

Un mix piacevolissimo, che scorre liscio come l’olio e che invita a lusinghieri pararrelismi con certi contemporanei, come i conterranei Holy Wave e Quilt (l’ottima BBQ), gli inglesi TOY (She Only Eats Organic e Smile You’re On Camera, due altissimi del disco) o ancora gli svedesi Magic Potion (basti pensare alle irresistibili chitarrine di RC Driver e Good Times).

Proprio come il nome della band, “Take It From The Dead” si rivela un disco senza alcuna pretesa di originalità, ma talmente divertente ed efficace da farcene presto dimenticare, ancor più nell’ottica di “giudicare” un prodotto dichiaratamente revivalista. Un disco che cresce ascolto dopo ascolto, consigliatissimo non solo agli amanti del genere, ma a tutti coloro in cerca di un “good trip”.

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