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Underoath – Voyeurist

2022 - Fearless Records
post hardcore

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Tracklist

1. Damn Excuses
2. Hallelujah
3. I'm Pretty Sure I'm Out Of Luck And Have No Friend
4. Cycle (feat. Ghostemane)
5. Thorn
6. (No Oasis)
7. Take A Breath
8. We’re All Gonna Die
9. Numb
10. Pneumonia


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La band americana Underoath inizia il nuovo anno nel migliore dei modi, con un percorso aggressivo e d’impatto, racchiuso in un mondo distopico e furioso. Dopo il precedente “Erase Me”, del 2018, dalle sonorità più leggere e commerciali, gli Underoath si confermano alla grande con questo nuovo disco dal titolo suggestivo “Voyeurist”.

L’album viene prodotto anche questa volta dall’etichetta statunitense Fearless Records, che principalmente segue band orientate verso il punk e l’alternative rock. Nelle sonorità il timbro notevole e di spessore si aggira ormai da anni sul versante del post hardcore roccioso, attorna al quale il batterista e cantante Aaron Gillespie inserisce le sue doti vocali eccellenti con melodie uniche. In questo nuovo capitolo la ritmica infernale trasmette un ascolto intrigante, meno ovattato e segue un’evoluzione pazzesca sui nuovi generi musicali, pur restando aggrappati al progressive e al metalcore.

L’apertura di Damn Excuses appare come un enigma crudo e spietato. La linea vocale si scaglia con violenza dentro un muro distorto che toglie il respiro, collegandosi al riverbero oscuro della seguente Hallelujah. È il primo singolo di questa preziosa cavalcata, con il timbro visionario di Spencer Chamberlain, che si cimenta in un testo magnetico, impreziosito da un ritornello stupendo.

Un synth campionato gioca invece sulle note di I’m Pretty Sure I’m Out Of Luck And Have No Friend, con un segnale interrotto da un vuoto macchinoso, che subito dopo si immerge in un’atmosfera quasi post-rock. Un’opera diversa e sperimentale, che verso l’atto finale sprigiona tutto il suo odio represso. Lo stesso discorso vale per Cycle, in cui il tempo spedito e martellante si strappa in una serie di riff ruvidi e irregolari. Qui troviamo la collaborazione del cantante e produttore Ghostemane, che da quel tocco di classe al brano.

Con Thorn ci spostiamo in un passaggio più melodico, meno frenetico. L’aggiunta di un piano misterioso in sottofondo tocca influenze vicina a band vicine allo stile dei Circa Survive. Nel bridge l’emozione sognante scorre nelle vene con una delicatezza struggente. (No Oasis) invece è una piccola pausa del disco. La tematica inquietante e surreale si nasconde dietro a una batteria sussurrata e delle risate arrivano da un luogo ignoto.

In Take A Breath c’è il lato più sfacciato degli Underoath, il marchio di fabbrica della loro carriera. La stessa intensità prende il sopravvento in We’re All Gonna Die, per poi cambiare rotta su Numb e il suo insieme di sintetizzatori profondi che giocano con l’elettronica. Chiudiamo il disco con una delle tracce più importanti, Pneumonia, un autentico capolavoro, con i suoi interminabili sette minuti di bellezza, gran parte immersi in elementi che riportano al drone sperimentale a tinte post metal. Un finale davvero rumoroso e sensazionale

Gli Underoath si affermano una delle realtà più ambiziose e attuali del momento. Con questa nuova fatica sprigionano tutta l’energia accumulata in una produzione moderna e dal grande gusto artistico.

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