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The Lumineers – Brightside

2022 - Decca Records / Dualton
indie folk / alternative

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Tracklist

1. Brightside
2. A.M. Radio
3. Where We Are
4. Birthday
5. Big Shot
6. Never Really Mine
7. Rollercoaster
8. Remington
9. Reprise


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Tra i tanti appuntamenti musicali che il 2022 ci prospettava quello dei The Lumineers era sicuramente uno dei più curiosi e attesi. La band folk indie raggiunse il successo con il singolo Ho Hey del 2012, un brano che era un’ottima trovata dal ritornello trascinante e ritmo coinvolgente nonostante prospettasse alla band un futuro di hit piatte, sullo stesso genere, con la stessa breve scia di gloria.

La formazione statunitense però, composta ad oggi da Wesley Keith Schultz alla voce e alla chitarra, e da Jeremia Caleb Fraites alla batteria, si è repentinamente discostata da una possibile sfera più commerciale, dandosi un po’ “alla macchia” da questo mondo. Basterebbe infatti ascoltare un album come “Cleopatra” o come “III” per percepire la pura e semplice volontà di emanciparsi artisticamente, di entrare sempre più in contatto con la propria grinta.

Con l’ultimo lavoro, “Brightside, pubblicato il 14 gennaio dalla Dualton e dalla Decca Records, i nostri beniamini hanno portato alla luce un album poliedrico, dalle fondamenta folk, che ruota attorno alla volontà di avvicinarsi ai suoni indie più contemporanei. La traccia che dà il titolo all’album, Brightside, nonché primo singolo di questo nuovo capitolo, è un brano romantico e dalle sonorità rock, colmo di potenti immagini sentimentali ritraenti l’amore e la sua capacità di conferirci forza ma anche risveglio emotivo. A.M. Radio, un ritorno alle sonorità più comuni della band, si presenta come una ballad folk che strizza l’occhio ai fan di lunga data ed esplode in un’ultima parte da sing along perfetta per una riproposizione live del brano.

La delicata vicenda attorno al testo di Where We Are, uno dei singoli rilasciati,lascia spazio a stupore e riflessione; un’incidente stradale quasi mortale lascia alle persone coinvolte anche la gratitudine di essere vivi, trasmettendo all’ascoltatore positività e speranze delle più sincere.
Con Birthday si passa poi al brano più sessantottino, non lontano da accenni alle sonorità beatlesiane del “White Album” come Rocky Racoon o I’m So Tired. Il coro che accompagna il ritornello e le parti di pianoforte sostengono ottimamente un altro dei momenti più corali del disco, una caratteristica ricorrente in diversi altri brani.

Big Shot, secondo singolo rilasciato, non rimane musicalmente una delle punte di diamante dei The Lumineers ma, come per il caso di Where We Are, il testo e il video ufficiale portano riflessioni profonde e intime, aperte a varie considerazioni (https://www.youtube.com/watch?v=z2pocjX-5Zw). Positività e meditazione, le due anime complementari di Brightside.
La sporca e graffiante Never Really Mine è uno dei brani più energici del disco nonostante si mantenga nelle corde e nello stile dei nostri beniamini. Arrangiamento semplice e la voce ‘sguaiata’ di Schultz che sanno di tradizione, tutto il contesto trasuda di ottime scelte sagaci, confermandolo, a mio avviso, come il pezzo più riuscito.

Di tutt’altro avviso è il seguito, rappresentato da Rollercoaster. Un delicato brano acustico con vaghi e interessanti rimandi allo stile vocale di Norah Jones. Anche qui si fa uso di pochi e semplici strumenti ma è l’insieme a creare un’ottima atmosfera intimistica, decisamente la più folk.
Ci avviciniamo ai titoli di coda con Remington, la canzone più breve del disco. Un pezzo non particolarmente memorabile, forse semplicemente non coincidente con le sonorità di tutti gli altri. L’utilizzo di batteria elettronica e l’inserimento di una melodia vocale piuttosto debole soppiantano decisamente il sound più incisivo della band, sempre sul piacevole confine tra contemporaneità e sonorità più tradizionale.

Si chiude definitivamente con Reprise, un brano ancora a metà strada tra il pop e l’indie, con un uso poderoso del pianoforte. Il testo espone il viaggio verso l’ottimismo, la luce (“I’m headed for the bightside, baby tonight/Photographs don’t bring you back, final chapter even after”). Quest’ultima parte, non particolarmente interessante, lascerà forse un po’ deluso chi ha canticchiato e meditato sul resto della trackilst di “Brightside“, un album convincente, il quale ricalca perfettamente le sonorità e lo stile già affermati della band senza risultare un capitolo monotono e asettico.

Un finale mancato? Potrebbe risultare proprio questa la sensazione giusta per attendere nuovi e originali lavori discografici di un duo originale, influenzato da molteplici correnti musicali.

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