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A Pale December – Death Panacea

2022 - Avantgarde Music
atmospheric black metal

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Tracklist

1. Simulacrum
2. Iconoclasm
3. Manifesto
4. Atoning Monuments
5. Of Prophets And Blood
6. Nethermost


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È iniziato un nuovo anno e puntuali iniziano ad arrivare i nuovi pezzi di metallo nero nostrani. La fattura è sempre notevole quando parliamo di black metal made in Italy. Ebbene sì perché, per chi non lo sapesse e non me ne vogliano i puristi del TNBM, la nostra penisola vanta una buona tradizione di questo genere, fin dai suoi albori nella seconda metà degli anni ’80. Anche lo scorso anno abbiamo potuto deliziarci i timpani con lavori di ottima fattura di band quali i Devoid Of Thought, Burial o Bottomless e altri che hanno impreziosito la scena della musica estrema italiana. 

Nel 2017 avevamo apprezzato “The Shrine Of Primal Fire” EP di debutto dei milanesi A Pale December  che avevano scagliato un bel macigno dai toni black più classici fondendoli con l’ambient e venature di death lasciando spazio anche a elementi chitarristici molto interessanti. Questo debutto ha fatto spiccare, a livello internazionale, la qualità artistica e tecnica dei due polistrumentisti Riccardo Di Bella, alias Korpsvart e Ernesto Ciotola, alias Ymir. Un duetto che aveva debuttato in modo diabolicamente ottimo e che nel 2022 ci regala la loro ultima creatura “Death Panacea”. 

In questi cinque anni tra un lavoro e l’altro, la band si è dedicata anima e corpo alla stesura di questo particolare lavoro che riprende le melodie atmosferiche dell’ambient per impreziosirle con ritmiche serrate e toni del puro black unendo blast beat a martello e voce scream oscura e tagliente. La bellezza di questo lavoro, come in parte il precedente, sta nello spazio che i ragazzi dedicano alle parti strumentali: le sonorità più dure e caustiche si fondono in un contesto sonoro variegato dove anche riff e soli di chitarra trovano spazio, insieme a tastiere e synth melodici. Si potrebbe dire che il sound ed il livello del lavoro ci ricorda l’imponente band americana Agalloch, o per lo meno i presupposti per intraprendere quella strada ci sono tutti. 

Ma entriamo più nel dettaglio in questo disco: sei tracce lunghe per un complessivo di 47’ di sonorità anche più dure e sferzanti del precedente lavoro rendendo perfettamente i concept della disperazione e della rovina di una razza umana sconfitta dalla sua stessa natura. Un’intro di chitarra cristallina e il synth melodico aprono la strada a Simulacrum che dopo i primi quaranta secondi si abbandona ad un crescendo esplosivo di black vecchia scuola, ma con toni più aspri che poi rallenta nuovamente proponendo melodie eleganti, ma distorte. Questo intervallarsi di ritmiche e sonorità continua in modo imprevedibile incorniciato da una violenta e glaciale performance vocale. Forse lo stop and go improvviso al minuto 4:55 del brano dà un’idea del fattore imprevedibilità che la band milanese regala alle nostre orecchie. Questo brano inoltre rappresenta il manifesto della forte spinta di questi ragazzi alla ricerca di sonorità più sperimentali e sorprendenti.

Iconoclasm è un altro colpo di martello, con un lavoro di gran pregio delle chitarre così come il devastante blast di batteria che esprimono il miglior black con varianti ambient dando spazio, sulla tre quarti del brano, a dei preziosismi synth e ad un arpeggio melodico che per una ventina di secondi ci offre un po’ di respiro. Ma ciò è di breve durata, con un riff di chitarra molto elegante irrompe Manifesto: anche questa traccia è violenta, cattiva e dall’esecuzione e resa finale perfette, grazie anche ad un lavoro di produzione notevole, che brutalizza e arricchisce l’intero EP. 

Atoning Monuments fa il suo dolce e melanconico ingresso su dolci note di chitarra acustica, ma poi delle crude pennate distorte fanno crollare muri di suono pesante che per undici minuti ci rivelano ancora una volta le capacità notevoli e versatili del genio degli A Pale December. Bellissima anche Of Prophets And Blood altro idillio di alternanze, riff algidi, ritmiche variabili e cambi improvvisi, dove a raffinate boccate di ossigeno, bellissimo l’intramezzo al minuto 4:18, seguono sferzate rompi fiato sempre ben completate da un lavoro vocale notevole. Il gran finale è affidato a Nethermost che ci trasporta in un’altra dimensione oscura, attraverso un’intro disegnata su un possente doom, che prosegue e si arricchisce di sonorità ambient che ci trascinano in un altro vortice di sonorità ricchissime. 

Questo “Death Panacea” ci fa ben sperare nel futuro, in quanto i cari Korpsvart e Ymir hanno piazzato proprio un bel capolavoro. Senza ombra di dubbio questa potrebbe essere una delle prime chicche di metal estremo nostrano da segnarsi come lavoro più interessante di questo nuovo 2022. Il seme è stato piantato e sicuramente, se i ragazzi ne avranno cura, il raccolto alimenterà a lungo la fiamma nera del black metal made in Italy.

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