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Zeal & Ardor – Zeal & Ardor

2022 - MVKA Music
metal / avantgarde / noise

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Tracklist

1. Run
2. Death To The Holy
3. Emersion
4. Golden Liar
5. Erase
6. Bow
7. Feed The Machine
8. I Caught You
9. Church Burns
10. Götterdämmerung
11. Hold Your Head Low
12. J-M-B
13. A-H-I-L


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Al netto della retorica non avremmo alcunché da dirci. Mi sembra possa essere questo il motto del terribile svizzero Manuel Gagneux, mente e motore di Zeal & Ardor.

Ebbene, si diceva retorica e quindi script; sì i 14 brani contenuti nell’omonimo disco “Zeal & Ardor”, ricordano tutte la perfezioni di una intelligenza mimetica capace di inventare il nuovo senza innovare. Un frullatore che conosciamo bene e che caratterizza il progetto di Gagneux sin dalle origini newyorkesi e che si era assestato qualche anno fa all’uscita di “Stranger Fruit”, secondo lavoro ascritto alla formazione dell’ubiquo polistrumentista che anche in questo caso veste tutti i ruoli compositivi e esecutivi, scrivendo e suonando praticamente tutto (tranne la batteria).

Eppure “Zeal & Ardor” non risente di questo accentramento artistico e l’integrazione verticale del processo produttivo ci consegna un lavoro elegante nelle scelte stilistiche e complesso nell’attività di fruizione, meno immediata rispetto ai precedenti dischi. È Gagneux stesso a sentire la necessità di mettere in guardia gli ascoltatori affermando che «[…]questo potrebbe non essere quello che vi aspettereste da noi, questo disco certamente segue questa linea. Abbiamo avuto il tempo di affinare ciò che pensiamo ci renda interessanti e quali suoni vorremmo esplorare e così abbiamo trovato la nostra casa».

Una casa non troppo confortevole – sia ben chiaro – sempre sul punto di esplodere, sempre sul filo dell’eccesso e dell’eccessivo, senza mai cadere. Ciò che subisce una mutazione genetica sostanziale è l’anima maroon e rabbiosa che aveva strappato le orecchie ai fan dei dischi precedenti e qui quasi del tutto sconfitta da ammiccamenti raffinati alla Algiers, o almeno ad una loro versione in acido durante un rave ad Oslo. Se non credete alle mie parole, potete ascoltare Death To The Holy o Church Burns e verificare con i vostri stessi padiglioni auricolari. Altre assonanze portano dalle parti dei Nine Inch Nails della seconda metà degli anni ’90 come è fin troppo evidente nella titletrack che apre il disco.

Non mancano i momenti meno concilianti con passeggiate all’interno del death metal, dello sludge con risonanze math (Run e Götterdämmerung su tutte); così come non mancano i passaggi caratterizzanti, impregnati dalle ascendenze gospel che hanno reso celebre il marchio Zeal & Ardor, il tutto da assaporare in una combinazioni in cui alcuni passaggi più soft non sono pensati come semplici momenti di rarefazione. A questo proposito Hold Your Head Low è una classica ballata blues con qualche schizzo scream a infarcirne il dolore.

È così che con “Zeal & Ardor”, Gagneux rilascia la sua creatura più matura, anche se non per questo la migliore. Un disco che ha piena autocoscienza delle proprie potenzialità, ma che proprio per questa ragione potrebbe apparire troppo speculativo; potremmo condensare il concetto in uno slogan: un lavoro così perfetto manca solo di qualche difetto. Un album eccezionale nella selezione di tutto il meglio del già detto nel mondo Gagneux e nella azione di una washing machine acustica di nobile fattura.

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