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Le Pietre dei Giganti – Veti e Culti

2022 - Overdub Recordings
heavy rock / stoner / neopsichedelia

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Tracklist

1. La Foresta I – Un buio mattino
2. La Foresta II – Le bestia
3. (tema)
4. La Foresta III – L'ultimo crepuscolo
5. Veti e culti
6. Ohm
7. Polvere
8. Piombo
9. Quando l'ultimo se ne andrà


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In Italia abbiamo vissuto un momento in cui la musica alternativa era ammantata di significati e fantasia, influenze che si rincorrevano e storie da raccontare, storie che non si potevano altrove che su determinati dischi, cui le band lavoravano in preda al demone della ricerca, di una tensione che sembrava non volersi esaurire nel giro di pochi anni. Poi a poco a poco sono diventate sempre più rare. Ciò però non sta a significare che noi si sia costretti ad ascoltare a ripetizione sempre gli stessi dischi, ormai divenuti culto.

Tenete quindi bene a mente quest’ultima parola, non solo nella sua accezione più faceta, ma proprio per il suo significato intrinseco e l’alone di mistero che sembra alzarsi ogni volta la si utilizza, e anche perché è parte integrante del titolo con cui Le Pietre dei Giganti decidono di battezzare il loro secondo disco. “Veti e culti”, a detta del gruppo, è “coesistenza fra ciò che mira a imbrigliare e controllare i nostri istinti più bassi e animali e ciò che invece più li esalta e celebra”. Sembra così di entrare in un luogo distante nel tempo, ma non di certo per come la musica prende forma al suo interno, più semplicemente si percepisce un senso di sospensione varcandone la soglia, come a ritrovarsi al contempo in un tempio e in una foresta, con il silenzio del primo che viene divorato dalle intemperie ferali della seconda.

Sin dalla copertina il senso di occulto è pervasivo, ingrediente necessario a far scattare la scintilla che illumina con lucore violentemente tenue i brani, ognuno con una sua direzione precisa e distinta, netta ma al tempo stesso capace di creare un unico legame che va a stringersi attorno a tutto il lavoro. Non ci sono scompensi nelle atmosfere tratteggiate dal quartetto ma un equilibrio narrativo in cui le suddivisioni per generi finirebbero per stingerne l’operato poiché nessuno di essi potrebbe soffocarne un altro. Oppressione e urgenza elettriche fanno tuonare le ritmiche serrate e deraglianti che permeano Piombo così come i tremori acidi moltiplicati in sequenza su Quando l’ultimo se ne andrà, un sabba antico con mescite di polvere e sangue che sbattono sulle pareti di un saloon pietroso che si sgretola piano.

I tre movimenti che compongono Foresta come mondo a parte: Un buio mattino è sussurro vaporoso a tramutarsi in contorti incubi; La bestia ha le fattezze sconsacrate di una valanga incessante di riff che azzannano la carotide; L’ultimo crepuscolo un trip di fiati, pulsioni elettroniche e vertigini. Sensazioni di allerta visionaria che continuano a presentarsi sulla title track, una maestosa scalata alternative verso vette la cui visione può solo dare tremori, leniti dal languore malinconico in crescita nell’incanto di Polvere. E più sembra si concentri in un punto più la musica si estenderà al suo opposto, e non di brano in brano, ma all’interno dello stesso, per poi riprendere in quello successivo, cambiando pelle senza uscire dalla muta.

L’unica cosa che qui non risulta essere misteriosa è la qualità de Le Pietre dei Giganti. Tutto il resto va codificato, necessita concentrazione ma l’inocularsi è assicurato.

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