Impatto Sonoro
Menu

Back In Time

“The Power to Believe” e il “Nuevo Metal” dei King Crimson: tutta la musica è nuova

Amazon

Cosa sia veramente il “Nuevo Metal”, l’etichetta con cui Robert Fripp classificò il tredicesimo (e ultimo) album in studio dei King Crimson, non è dato sapere. Conoscendo un pò come ragiona il chitarrista, che seguo da quando ero alle medie, mi viene da pensare che semplicemente era preoccupato che il disco venisse ricompreso all’interno del movimento “Nu Metal” che, in quegli anni d’inizio secolo, stava vendendo milioni di dischi con band quali Korn e Incubus. Non so molto di Heavy Metal; ma quello che so, è che c’è una bella fetta di questo genere che deve crediti immensi al Re Cremisi: Nu Metal incluso. Per non parlare del Progressive Metal che con i Tool va in cima alle classifiche di mezzo mondo. I Tool lo dicono tutte le volte che possono che la loro prima fonte d’ispirazione sono i King Crimson, i quali entrarono in studio per registrare “The Power to Believe”, reduci da un mini-tour come gruppo d’apertura della band californiana. Una esperienza che fu fondamentale per l’evoluzione musicale del re cremisi.

“Il primo concerto era a Red Rocks in Denver e si trattava della più grande folla di fronte alla quale avevo mai suonato con i Crimson” – ricorda Trey Gunn – “Sapevamo che era sold out e sapevamo che nessuno era venuto per ascoltare noi. E avevamo sentito tutte quelle storie su band che avevano aperto per i Tool – persino i Primus erano stati sommersi di tappi di bottiglie e cacciati a urla dal palco. Cazzo!………Ma andò comunque molto bene. Mi parve che eravamo il perfetto gruppo spalla per loro perché eravamo molto impegnativi da ascoltare per il pubblico”. Anche Pat Mastellotto ha un bel ricordo: “ci ritrovammo di fronte a un pubblico diverso e la nostra musica era interpretata in un altro modo, la sensazione era differente. Robert voleva l’intera fase “Nuevo Metal”; potevamo andarci pesanti. Questi concerti diedero in qualche modo fiducia a Adrian (Belew) e Robert che potevamo finalmente trovare un pubblico più giovane”.

Armati di questa fiducia, la band prenotò un costoso studio di Nashville, “The Tracking Room”, e imbarcò nell’avventura un giovane produttore, Gene Freeman, aka Machine. Entrambe le scelte furono fatte dalla sezione ritmica: Gunn e Mastellotto, invitati a prendere la decisione da Belew e Fripp, consapevoli della necessità di ricucire i rapporti con loro, rimasti un pò tesi dopo il precedente album “The ConKCtruction of Light”.

“Ero un fan dei Crimson dall’università. Li suonavo alla radio del college dove facevo il DJ.” – racconta il produttore che veniva da esperienze nel rock industriale, nel Metal e nell’hip-hop. Il gap, anche generazionale, tra il produttore americano e la band era notevole. Mastellotto racconta di quando Belew gli disse: “non so cosa faccia Machine. Viene in studio tutti i giorni e guarda quello schermo mentre scrive sulla tastiera”. La risposta del batterista fu: “bello, esamina tutto misura per misura, battuta per battuta, sai è così che si fa la musica moderna”.

Quindi, Fripp lo battezzò “Nuevo Metal”. Cercando di evitare che i King Crimson venissero poi messi nel calderone dei Korn. “Ci sono così tante band Metal influenzate dai King Crimson…..il fatto che io abbia lavorato con loro viene fuori spesso quando incontro gente, specialmente tra queste band Metal ben istruite. Sono molto virtuosi con i loro strumenti come i Crimson e, per loro, KC è una cosa grossa, come sappiamo bene” – dice Machine. E aggiunge: “i Tool parlano sempre dell’influenza che hanno avuto i King Crimson nel tempo”. E la risposta di Robert Fripp a questi complimenti, è che sono i Tool piuttosto ad avere influenzato i King Crimson.

Insomma, quelle poche date dell’estate del 2001 in cui il re cremisi aprì per i californiani ebbero un significato che rimane impresso nelle note di “The Power to Believe”. E’ “Nuevo Metal”, qualunque cosa esso significhi: una roba distinta da tutto il calderone Heavy, Progressive o Nu Metal. Una roba nuova, ma antica. Ispirata dai Tool, che a loro volta erano stati ispirati profondamente dai King Crimson: fin da 21st Century Schizoid Man del 1969, opener del loro primo album e che potrebbe essere l’atto di fondazione ante-litteram di tutto l’Heavy Metal mondiale. Magari quando fu suonata il 5 luglio 1969 a Hyde Park da una band che non aveva ancora trovato il proprio nome e non era ancora entrata in studio per l’album di esordio, in un concerto in cui facevano da spalla ai Rolling Stones, folgorando pubblico e critica.

Ma, a ben ascoltare, “The Power to Believe”, potrebbe classificarsi un disco Metal solo in parte. Level 5 sembra proprio un fulgido esempio di “Nuevo Metal”, ma è anche il quinto episodio di “Larks Tongues’ in Aspic“, una storia che va avanti dal 1972 e di cui il terzo (1983) e il quarto (2000) episodio non erano stati altrettanto brillanti come questo. Elektrik anche suscita reminiscenze del passato proto-Metal dei Crimson e più precisamente di “Red (1974). Facts of Life è un’altro pezzo che cade pesante: 5 minuti di adrenalina pura esaltati da un rabbioso assolo armonico tipicamente frippiano. Poi però c’è Dangerous Curves che riprende un tema di “In the Wake of Poseidon”, il secondo disco del re cremisi (1970), sviluppandolo con maggiore energia e migliore convinzione. E ci sono i quattro episodi della title-track, disseminati all’inizio, a metà e alla fine del disco, ricordando ancora una volta l’operazione fatta proprio su “In the Wake of Poseidon” con Peace. E quindi questo “Nuevo Metal” non è mica sempre così pesante: basta prendere Eyes Wide Open, una delle più belle ballad mai scritte da Belew; o The Power to Believe part II, eterea, atmosferica, a tratti etnica, meravigliosa.

Insomma, quello che uscì il 4 marzo 2003 era un disco di musica “nueva”, sicuramente. Ma anche il disco di una band che ha scritto interi capitoli della storia della musica rock, ben oltre il solo Metal. E’ stato anche l’ultimo disco in studio del re cremisi che, da allora, dopo la decisione di Gunn di lasciare, si prese una pausa, prima di una nuova gloriosa reincarnazione con tre batteristi, che ha proseguito fino alla (definitiva?) cessazione delle attività, lo scorso dicembre. Ma soprattutto, “The Power to Believe” è un gran disco che merita ascolti attenti da parte degli amanti del Metal, quanto del Prog, o semplicemente della musica. Il disco entrò a malapena nella Top 200 di Regno Unito e Stati Uniti (ben più generosa fu l’Italia, con un numero 45), segnando così il risultato più magro dell’intera discografia in studio della band. Il pubblico più giovane, malgrado le date con i Tool, non fu trovato, apparentemente. Il vecchio pubblico di fedelissimi fan alla corte del re cremisi, neanche sembra essersi particolarmente innamorato. Ma il tentativo fatto di portare la musica del re cremisi in questo secolo, ha prodotto comunque un risultato di enorme bellezza che, in vista del ventennale, magari comincerà ad essere riconosciuto come si deve.

E rimane la domanda di partenza, irrisolta: cosa è il “Nuevo Metal”? Che sia ”nuovo” è chiaro, ma come recita il terzo  dei “7 principi del re cremisi”: “tutta la musica è nuova, non importa quando sia stata scritta”. Il “Nuevo Metal” un atto di fede pare a me: “il potere di credere” in una musica sempre nuova, alla corte del re cremisi.

Piaciuto l'articolo? Diffondi il verbo!

Articoli correlati