Impatto Sonoro
Menu

Recensioni

Nilüfer Yanya – Painless

2022 - ATO Records
indie pop

Ascolta

Acquista

Tracklist

1. the dealer
2. L/R
3. shameless
4. stabilise
5. chase me
6. midnight sun
7. trouble
8. try
9. company
10. belong with you
11. the mystic
12. anotherlife


Web

Sito Ufficiale
Facebook

Sono giorni che cerco di togliermi dalla testa il ritornello di stabilise: “She said she’s coming / But that don’t mean nothing / ‘Cause I’m not waiting / For no one to save me / And if I’m going to stabilize / And if I’m gonna stabilize / And if I’m gonna stay.” Non ci riesco: mi ci sveglio la mattina e ci vado a letto la sera. Ed allora, in un tentativo di autoanalisi, ho deciso di scrivere questa recensione e proporla ai grandi capi di questa webzine. 

Devo ammettere che avevo paura di essere giudicato male quando il problema ha cominciato a manifestarsi a fine 2021. L’algoritmo del mio servizio streaming di fiducia (che chiameremo NON-Spotify) mi passava questa canzoncina accattivante, di tanto in tanto. E non gli importava che io fingessi d’ignorarla: non l’aggiungevo, non la ripetevo, non esploravo la musica della Yanya. Nulla, non facevo nulla, ma NON-Spotify ogni qualche giorno me la ributtava lì. Cercavo di resistere a una roba così contagiosa, così orridamente catchy. Salvo gioire in silenzio quando l’algoritmo me la riproponeva, in mezzo ad altra musica sempre di questi tempi, sempre fatta da artisti più o meno millennial, ma decisamente più “complicata”, più spigolosa, diciamo.

Poi, un giorno recente, mio figlio, maggiorenne da poco, polistrumentista, ingegnere del suono, con gusti musicali che vanno dall’improv jazz estremo alla classica contemporanea, mi fa: “ascolta questo, mi sa che ti piacerà”. Devo ammettere che avevo il dubbio che il suo fosse solo bullismo musicale, della serie: “ascolta questo, è il genere di stronzata che piace a te”. Invece no, piaceva pure a lui: sollievo. 

Quando allora è uscito l’intero album “Painless“, NON-Spotify, che nella sua superiore intelligenza artificiale di qualcosa si sarà pure accorto, me lo ha messo, seppure in fondo, nella lista delle nuove uscite che potrebbero piacermi. E io me lo sono andato a scovare e lì ho perso ogni remora. Ora che ho 46 minuti e 12 tracce in cui perdermi, posso assaporarmi brani  splendidi come shameless, chase me, midnight sun, trouble, try, anotherlife, in tutta la loro meraviglia “pop”, senza più la vergogna dell’ascolto fugace con connessa ansia che tutto finisca presto. E ho capito che ascoltare Nilüfer Yanya è come ascoltare Billie Eilish, che pure non è male ma non regge alla distanza e puoi sentirti più evoluto di quelli che ascoltano Billie Eilish. 

Da una veloce ricerca sul web, Nilüfer Yanya ha persino una pagina Wikipedia, è londinese, ha una mamma delle Barbados e un padre turco e, ciliegina sulla torta, Pitchfork si spertica in lodi. Cool, figo, non so come volete dirlo. Ma sono passato velocemente dal senso di colpa, al sentirmi figo, come quando ero maggiorenne da poco e avevo la sensazione di stare ascoltando la musica giusta: non tanto quella che tutti ascoltavano, ma quella che quelli fighi davvero ascoltavano e per quelli fighi davvero non intendo quelli che avevano i vestiti alla moda o la macchina comprata dal papà danaroso. Ma quei pochissimi che avevano capito quello che gli altri non avevano capito. Fosse anche solo quale fosse la musica da ascoltare di cui non si sarebbero vergognati qualche decennio dopo se si ritrovano figli come il mio. Cosa di cui non possono essere certissimi quelli che ascoltano Billie Eilish.

Autoanalisi conclusa con successo: posso tornare a godermi “Painless“, con la serenità di sapere che sto facendo una cosa figa. 

Piaciuto l'articolo? Diffondi il verbo!

Altre Recensioni