Animal Collective – Time Skiffs

Immaginate gli “acid test” della fine degli anni 60, le esperienze grottesche e lisergiche raccontate da quel sano-pazzo di Hunter Thompson accompagnato dall’amico fidato (…pazzo vero!) Dottor Gonzo, i suoni sintetici dei rave anni 90 e i Frankestein sonori di Beck, in cui le chitarre folk si mischiavano ai rumori di lavatrici in centrifuga. Pensate alla ricerca musicale come ad un fluido dove tutto scorre in avanti e niente torna indietro, dove tutto è legato a ciò che è stato e ogni nuovo spunto è fonte di ispirazione per ciò che avverrà in seguito.

Immaginate tutto questo.

Se ci siete riusciti allora, oltre ad avere un’immaginazione di un certo livello, avete già ben chiaro cosa vi aspetta ascoltando le pieghe sonoro nascoste in “Time Skiffs”, nuova fatica musicale di Noah Lennox/Panda Bear e amichetti.

Se avete pensato a tutto questo ci sta che nel nuovo disco degli Animal Collective, troverete i colori della summer of love, bordate di onde elettroniche in risacca e le sensazioni assaporate dalla gioventù beatnik degli anni 60 durante i lunghi road trip da Frisco a New York.

Un caleidoscopio di colori che a tratti rasenta il Math-rock, ma che resta comunque sempre ben ancorato all’Art-rock e alla psichedelia più giocosa e colorata.

La band americana composta da Noah Lennox, Josh Dibb, David Portner e Brian Weitz, nata nel 2000 a Baltimora e teletrasportatasi poi negli anni successivi nella grande mela newyorkese, ha da poco dato alla luce un nuovo album a distanza di ben 5 anni dal precedente “Painting With” del 2016.

Troppi per un collettivo musicale capace ogni volta di produrre musica di così buon livello. É un delitto che io personalmente faccio fatica a perdonarvi cari miei.

Un disco che suona come un ennesimo esperimento di coesione e di equilibrio tra le varie menti che lo hanno generato. Uno scontro/incontro costruttivo capace di dar luce ogni volta a risultati sorprendenti, mai troppo dissimili dai precedenti, ma sempre piacevoli e capaci di spostare l’asticella di una tacca in avanti.

E questa non è certo cosa da poco.

“Time Skiffs” è un album che va gustato dall’inizio alla fine a finestrino abbassato, correndo in auto verso qualche luogo senza nessuna meta precisa perché tanto ciò che è importante è come al solito il viaggio più che la destinazione. Unica cosa da ricordare, ovviamente, è quella di non apporre fuori dal suddetto finestrino il gomito perché farebbe subito truzzismo fuori luogo e non in linea con l’eleganza di questo disco la cui struttura portante si regge sulla coesione tra doppio synth, basso, batteria e voce.

Siamo pronti.

Il viaggio parte sulle note di Dragon Slayer, Car Keys e a seguire Prester John e già così la mia fame di ottime vibrazioni sarebbe già sufficientemente appagata, ma è con le successive Strung With Everything, Walker e Cherokee che il road-trip inizia davvero a prendere quota. Passer-By, traccia successiva, è una discesa in atmosfere space-prog dove la vista inizia ad offuscarsi e gli occhi a stropicciarsi. We Go Back, penultima canzone dell’album, stuzzica le sinapsi che tornano velocemente a destarsi.

Tutto torna ad avere contorni più contrastati, il sole cresce all’orizzonte, incendia il cielo e lo tinge di rosso e arancione. Royal and Desire, pezzo che chiude il disco, è un resoconto di tutto quanto abbiamo visto, sentito, assaporato e goduto finora. Quasi 6 minuti di psycho-ballad, delicata, onirica, morbida, in linea con l’eleganza di tutto quanto l’album.

In un’epoca in cui tutto si ascolta sempre troppo (…troppo, troppo, troppo) velocemente, “Time Skiffs” è un disco che merita il suo giusto momento di ascolto. Quindi fate la cosa giusta, prendetevi il vostro tempo e godetevi queste 9 tracce.