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Interviste

La percezione di noi stessi e degli altri: “Her” è il nuovo album dei Gairo

L’ultima fatica dei post-metallers sardi Gairo si chiama “Her” e uscirà il prossimo 21 marzo per Drown Within Records in collaborazione con Le Officine. Si tratta del secondo lavoro in studio, a distanza di 5 anni dall’ottimo self-titled datato 2017. “Her” è stato prodotto interamente in Sardegna, registrato e mixato da Fabio Demontis con il supporto di Giuseppe Aledda in fase di recording.

Di seguito vi presentiamo in anteprima esclusiva lo streaming integrale di “Her“. In contemporanea abbiamo colto l’occasione per scambiare quattro chiacchiere con la band ponendogli qualche domanda sul disco in uscita, sulle origini della band e sugli sciagurati anni appena vissuti.

Come state? Come avete vissuto questi gravosi anni di stop musicale forzato?

Marco: Ciao e grazie per averci ospitato tra le righe di Impatto Sonoro. Gli ultimi due anni sono stati una giostra di emozioni belle e brutte per noi. Brutte per l’emergenza sanitaria dalla quale purtroppo non ci siamo ancora definitivamente liberati e belle perché malgrado la pandemia, la band non si è persa d’animo, né tantomeno smossa di un millimetro dalla rotta tracciata durante le registrazioni di “Her”. Abbiamo continuato a lavorare in sala tutti insieme o per conto nostro nei periodi di restrizioni.

Roberto: Senza mancare di rispetto a nessuno, per me è stato un periodo magnifico musicalmente parlando. Ho riscoperto il piacere di fare musica in un modo che mi era sconosciuto. Ora però è il tempo di portarla sul palco, e speriamo che questo stop forzato stia andando verso la sua conclusione.

Luca: Ciao! Allora personalmente questi anni per me sono stati abbastanza particolari e posso dire che “Her” come disco è proprio figlio di questo periodo così incerto e difficile. Per quanto mi riguarda molta dell’atmosfera creata e dei testi vengono proprio da questi stati d’animo che questa situazione storica in cui ci troviamo ha creato e si percepisce decisamente

Il vostro ultimo disco si chiama “Her”, come mai questo nome?

Marco: “Lei”… volevamo un titolo corto, ma pieno di significato. “Her” è anche la prima traccia del disco, apre il lato A che è dedicato alla percezione che noi abbiamo degli altri. Questa prima parte del disco è stata ispirata dal ritrovamento del fossile di KNMER1808 nel sito archeologico di Koobi Fora in Kenya negli anni 70. Questo fossile è di una femmina adulta che a causa di una malattia non è stata in grado di deambulare negli ultimi mesi della sua vita. Alcuni studi teorizzano che qualcuno si sia preso cura di “Lei”, poiché al tempo una tale condizione poteva significare solo una morte precoce. Alcuni interpretano questa vicenda come la prima testimonianza d’amore e dedizione nella storia dell’essere umano, e questo lo troviamo molto romantico.

Cosa volete trasmettere con questo vostro ultimo lavoro? C’è un messaggio principale in questo disco?

Marco: La parola chiave è percezione: tutto ruota intorno al come percepiamo gli altri e noi stessi. La percezione, soprattutto se idealizzata, può giocare brutti scherzi in base allo stato d’animo che si sta vivendo, guidandoci tra illusioni e deformazioni della realtà, momenti di quiete o di energia esplosiva, e questo si è riflesso nei brani e nel loro posizionamento sul 33 giri.

Luca: “Her” è un disco che è partito da una storia che ci aveva colpito particolarmente (quella di KNMER1808) per poi dilagare in storie più personali. È un disco che parla di amore e speranza così come anche di ricordi e crisi esistenziali. Poi ognuno ci vedrà quel che ci vedrà, ognuno la vive secondo la propria interpretazione personale.

Quanto è durato il processo di creazione di questo disco? Come si sono svolte le sessioni di scrittura?

Roberto: Durante il 2019 abbiamo attraversato una fase di stagnazione nella composizione dei brani. Abbiamo prodotto molto materiale, ma per una ragione o per l’altra non riuscivamo a chiuderne uno, vuoi per problemi interni, vuoi per scarsa ispirazione. A fine 2019, una volta risolte alcune dinamiche, abbiamo praticamente finalizzato la composizione dell’album in un mese. È stata quasi un’esigenza. Siamo rimasti in 3 (Io, Marco e Luca) e la stesura dei brani è venuta naturale, poi durante le fasi di registrazione sono stati importanti il lavoro e le idee di Fabio, il nostro produttore artistico e ingegnere del suono. Inizialmente il disco era stato pensato strumentale, ma grazie a un’intuizione di Luca abbiamo iniziato a collaborare con Donato Cherchi, con cui ci siamo subito trovati nello scegliere i brani da cantare. Da citare anche l’apporto di Marco Mudra, ex componente della band, che ha suonato il banjo in Summer of ‘94, e di Davide per una chitarra in Apogee (Davide che poi è entrato nella band in pianta stabile). È stato un processo molto soddisfacente, dove tutto ha funzionato alla perfezione.

Luca: I testi sono nati in studio, man mano che i pezzi scritti venivano definiti. Sono stati pensati anche in base alle capacità vocali di Donato, che a mio parere ha una voce che è uno strumento con straordinarie capacità.

La copertina di “Her”

Se doveste scegliere un pezzo che preferite del disco quale sarebbe e perché?

Roberto: È un po’ come scegliere tra mamma e papà. Un pezzo preferito io non ce l’ho, magari alcune parti singole, come il finale di 1808, il finale di Apogee, le dinamiche di Koobi Fora, la gestione dei vari “gradini” in Like an Elephant in a Sandstorm… ecco, diciamo che se dovessi presentare i Gairo per la prima volta, farei ascoltare quest’ultimo brano, che non a caso è stato scelto per il video uscito lo scorso gennaio.

Luca: Per me il disco è un unico pezzo continuo da ascoltare tutto nel suo insieme.

Quali sono le vostre principali influenze? Non per forza musicali.

Roberto: Musicalmente ci hanno accostato più volte alla scena Post Metal e affini, per citare alcuni gruppi i Neurosis, Cult of Luna e Amenra, e sicuramente non possiamo negare che queste band ce le siamo ascoltate e che ci hanno influenzato. Sempre musicalmente, le colonne sonore sono un altro elemento importante a cui ci riferiamo nella scrittura, a volte coscientemente, altre volte no. Ci piace molto anche il trip hop, per citarne uno, ma sono tante le influenze che attraversano i Gairo, anche grazie ai diversi background e ascolti della band. Non credo che ci sia una linea netta, insomma. Siamo abbastanza in linea invece sulle atmosfere che vogliamo trasmettere, così come sulle emozioni. L’oscurità e la decadenza sono degli elementi che ci affascinano, così come il senso di rivalsa e l’impeto.

Luca: Non siamo partiti da una base definita per le influenze di questo disco. Al suo interno puoi trovare sonorità che rimandano alle colonne sonore western, così come dei riff post punk tendenti al noise. Come detto da Roberto, abbiamo tutti un background musicale molto vario che influenza il nostro sound.

Raccontateci un pò di voi, come vi siete conosciuti? Com’è nato il progetto Gairo?

Marco: La band si è formata a piccoli passi poiché la mia idea iniziale nel 2014 era quella di tenere un solo project. Il progetto è nato come reazione alla fine di un bellissimo periodo, musicalmente parlando, che purtroppo si è concluso con lo scioglimento di una band dove suonavo la batteria. Si può dire che tutto sia partito dalla necessità di continuare a lavorare sulla musica, più in particolare ad un disco, da una prospettiva diversa, da un altro strumento, la chitarra. Dopo aver registrato delle pre-produzioni mi sono reso conto che i pezzi erano buoni e che potevo ambire a qualcosa che mi stimolasse di più rispetto ad un solo project. Volevo formare una band, confrontarmi con altre persone e crescere come musicista.
I Gairo fanno tutti parte di un collettivo chiamato ACME, alcuni di noi si conoscevano già da tanto tempo e altri si sono conosciuti direttamente grazie al collettivo. La formazione che ha registrato “Her” vede me nel ruolo di chitarrista, Luca Cabboi (basso), Roberto Sechi (batteria), Donato Cherchi (voce). Davide Ragazzo (chitarra) e Aurora Atzeni (chitarra e voce), sono entrati ufficialmente pochi mesi dopo la registrazione dell’album, dei preziosi ingressi in vista “live” e di composizione per il terzo album.

Il vostro disco d’esordio è stato pubblicato nel 2017, ci dite qualcosa su questo lavoro? Cosa ne pensate a distanza di 5 anni?

Marco: Sta invecchiando bene, è un disco fortemente ispirato, da ascoltare ad occhi chiusi. A parer mio ben riuscito, nel senso che il sound dei brani si avvicina parecchio alle sensazioni che volevamo suscitare, ripercorrendo i 5 giorni di distruzione che si sono scatenati su Gairo (vecchia), ormai un paese fantasma.

Luca: Che è ancora un disco molto contemporaneo, molto diverso da questo nostro ultimo lavoro, ma sempre con un’identità molto forte.

Quali sono i vostri progetti per il futuro? Avete già qualche data che possiamo segnarci?

Roberto: Rispondo subito alla seconda domanda: il 16 aprile presenteremo live l’album a Cagliari, la nostra città, al Fabrik Club. Stiamo tirando su un bell’evento, e a giorni faremo l’annuncio. Per quanto riguarda in generale i progetti futuri, abbiamo sicuramente nel calderone delle nuove bozze per il terzo album che stiamo componendo in 6. Come per la stesura di “Her” stiamo andando abbastanza spediti, ma l’idea è quella di alzare il tiro e concentrarci maggiormente sull’arrangiamento e magari prendere qualche scelta inusuale. È una cosa che mi stimola molto, perché ancora non so che forma prenderà il tutto, ma ho grandi aspettative e voglia di entrare in sala. Con tutta probabilità poi ad ottobre (se non prima) varcheremo i confini italiani per qualche data in Europa, ma di questo magari ne parleremo più avanti.

Grazie ragazzi per la vostra disponibilità, vi lascio uno spazio autogestito per i ringraziamenti

Tutti: Vorremmo ringraziare le nostre famiglie, la Drown Within Records, Le Officine e il collettivo A.C.M.E. (acmeconspiracy su IG) per il supporto. Ringraziamo Fabio Demontis, Giuseppe Aledda e tutte le persone che hanno collaborato nella realizzazione di “Her”. Infine ringraziamo voi di Impatto Sonoro per l’interesse mostrato nei nostri confronti.

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