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La Grazia Obliqua – Canzoni d’Amore e Morte e Altri Eventi Accidentali

2022 - Black Fading Records
darkwave

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Tracklist

1. Antro/The Meeting Room
2. L'ultimo sipario
3. Landscapes (reanimated)
4. Fall Apart
5. Prima del diluvio
6. La figlia di Iorio
7. L'eterno era notte
8. Mishima
9. R/Esistere


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Per quanto interessante, se non proprio bello, “Oltre”, l’EP che La Grazia Obliqua ha sfoderato l’anno appena trascorso, non è bastato, non tanto a loro, quanto a me. Ne volevo di più, ne volevo ancora, perché di questo mondo che odora di buio si sentiva più che un bisogno, ché verosimilmente il bisogno di musica è vieppiù spesso appagato, quanto più un vuoto lasciato da svariati anni, da quando C.S.I. e Disciplinatha hanno lasciato queste terre, ma non basterebbe a descrivere il collettivo proveniente dalla Città Eterna, sarebbe un ridurre qualcosa di diverso, di altro, a mera derivazione, e questo non è.

Canzoni d’amore e morte e altri eventi accidentali” colma questo gap, è una lunga eco di cose passate, di bellezza e orrore che si ritrovano oltre il ‘900 a fare i conti con quanto è stato e quanto è, e già questo rende speciale il secondo album ordito da Alessandro Bellotta, Alessandra Trinity Bersiani, Massimo Bandiera e Valerio Michetti, una necessità soddisfatta, almeno per chi scrive. LGO è un intrigo di terrore sensuale al rallentatore, qualcosa capace di raggelare e far aprire a un abisso spesso ignorato (forse ad eccezione di Spiritual Front). Dietro la produzione artistica e il banco mix troneggia infatti quel Cristiano Santini che proprio con Disciplinatha prima e infine con Dish-Is-Nein il solco del vuoto in cui ci troviamo lo ha scavato con mani e voce, e il suo lavoro è eccellente, solo lui avrebbe potuto presiedere ciò cui si assiste qui.

Spingendosi molto oltre il confine della semplice darkwave, il gruppo trova il suo spazio in una chiara oscurità tutto tranne che latente, e tanti sono i passaggi da una stanza all’altra. Le tante penne che qui s’incrociano pongono le basi per una poetica alta e profonda, come labirinti che si susseguono, da una lingua all’altra, senza perdere mai d’impatto. Nemmeno quando in Mishima Trinity, Alessandro, lo stesso Cristiano e Kota (già parte di quei Christian Death che aleggiano sulle teste del gruppo) mischiano inglese, giapponese ed italiano riflettendosi in strumenti e soluzioni sintetiche, a convivere e dibattersi nello stesso spazio vitale fino a formare il profilo in ombra dell’ostico e leggendario autore. Proprio questa capacità descrittiva è forza portante del tutto, con sentimenti a fondersi con una realtà raggelante più dell’incubo.

Furore declamatorio che permea Antro/The Meeting Room e strattona coldwave tra le braccia innervate del disastro, una paura che estende le propaggini di epicità in L’ultimo sipario, resa ancor più propulsiva ed intensa dall’assolo di Chewy dei Voivod, che alieno atterra su un pianeta che sembra suo da sempre. Spogliata di elettricità e rivestita di folklore che sa di terra, La figlia di Iorio è un viaggio a ritroso, come il candore d’incubo che è la cover di Fall Apart autografa Death In June, ancor più apocalisse traslata nel nostro idioma, quasi a sentire il soffio d’oltremondo di Battiato a sostituirsi a Douglas P, unicità e particolare che non sfugge ma s’imprime, da ballata a ballata, toccanti rifugi e questa è Prima del diluvio, battezzata nelle corde basse del veterano wave Andrea Chimenti. Tutti cerchi pronti a chiudersi schiudendosi.

Non c’è niente di consolatorio qui, è tutto un tremore e una ricerca, anzi, “Una dichiarazione d’intenti”, come lo stesso Bellotta non manca di dire in apertura di album. Tanto basta.

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