Impatto Sonoro
Menu

Recensioni

Generic Animal – Benevolent

2022 - 2022
rock / indie

Ascolta

Acquista

Tracklist

1. Piccolo
2.  Incubo
3. Lifevest
4. Clermont
5. Aspetta
6. Bastone
7. Riverchild
8. So
9. Paura di
10. Recinto


Web

Sito Ufficiale
Facebook

Un tentativo di combattere, addomesticare ed accettare i propri mostri. Questa la chiave di volta di “Benevolent”, quarto album in studio di Generic Animal, pseudonimo e progetto solista di Luca Galizia (classe ’95), uscito il 18 marzo.

Ed è proprio un mostro quello posto sulla copertina del disco. Uno strano pupazzo, presente anche all’interno del booklet, che rimanda al mondo dei libri illustrati per bambini, richiamando alla memoria lo sguardo timido e rassicurante di Dodò (in versione, tuttavia, quasi emo punk) dell’Albero Azzurro. Un mostro atipico, innocuo e gentile. Si tratta, in realtà, come dichiarato dallo stesso Luca, di un Benevolent Kappa, uno spirito del folklore e della mitologia giapponese che, se addomesticato, può divenire un efficace travestimento per difendersi da ansie e paure.

All’interno di questo progetto, infatti, Generic Animal, si mette totalmente a nudo per raccontare le proprie debolezze e fragilità, ma lo fa travestendosi e coprendosi il volto con le sembianze di una creatura inesistente, a cui affida la sua voce più intima e sincera.

Scritto e composto tra il 2019 e il 2020, “Benevolent” è figlio della prima quarantena. La pandemia e il conseguente lockdown sono alla base della profonda riflessione dell’artista sul proprio mondo interiore fatto di traumi irrisolti e del desiderio di farci pace, sublimandoli in musica e trovando la propria dimensione in quella fase di rottura tra età adulta ed infanzia.

Abbandonati i toni emo dell’esordio e la spinta trap di “Emoranger”, il disco si immerge in sonorità post-rock e underground, insistendo su aspetti più introspettivi ed essenziali, a tratti minimalisti (come suggeriscono anche gli stessi titoli dei brani), dove, tra chitarre acustiche e beat elettronici, si riesce a raggiungere la leggerezza, mai scontata, del pop.  

Il disco, composto da 10 tracce, quasi simili a frammenti di un percorso per ricongiungersi a sè stessi e ai propri mostri, si apre col brano Piccolo, che, come un manifesto, chiarisce fin da subito la tematica che ricorrerà in tutto il lavoro: la crisi identitaria vissuta da Generic Animal e l’insostenibile peso di diventare grandi, a cui fanno da sfondo gli incroci tra voce e arpeggi di chitarra. Segue poi l’angoscia di Incubo, in un crescendo che porterà ai toni più cupi e neri di Clermont. Compaiono ben due tracce prettamente strumentali, Aspetta e Riverchild, la prima sicuramente di impronta più graffiante e disperata, la seconda più incline ad echi post-rock. Si noti come, rispetto al precedente album “Presto”, siano presenti una maggiore attenzione e ricerca del suono. È possibile riconoscere tra le note i tratti di Beck o de i Blur o il riverbero dei Vampire Weekend.

La seconda parte del disco prosegue nell’esplorazione del proprio inconscio e dell’esasperata situazione di precarietà vissuta, concetti ben sintetizzati nel brano Paura di. Il lavoro si chiude con Recinto, dove, in un finale commmovente, la voce delicata di ClausCalmo, ospite nel brano, diventa la mano tesa e rassicurante di un amico. Una sorta di dialogo con il nostro Benevolent Kappa interiore, che finalmente riesce ad trasmettere serenità e speranza.

Il disco, come il precedente, è prodotto da Carlo Porrini, alias Fight Pausa, a cui sono affidate le batterie, firmate anche da Giacomo Ferrari. Non sono presenti featuring, per scelta dell’artista, ma sono presenti collaborazioni con amici come Alvin Mojetta, Manuele Povolo, ClausCalmo e Jacopo Lietti.

Piaciuto l'articolo? Diffondi il verbo!

Altre Recensioni