Gairo – Her

Vento forte, sabbia incandescente, il sole a picco sul suolo martoriato di un pianeta distante. Lo spirito di un dio dimenticato si erge su uno sperone di roccia e osserva la tempesta di sabbia, le creature lentamente soffocano e i cadaveri si decompongono nutrendo la terra e tutte le altre creature.

Queste sono le sensazioni all’ascolto di “Her” dei Gairo, un disco che ha in sé qualcosa di ancestrale e mistico, come qualcosa che viene da un tempo lontano, prima dell’umanità stessa. Sembra che questi ragazzi abbiano l’origine del mondo dentro, sarà la magica Sardegna a conferire quest’aura antica e immortale? Può essere, fatto sta che già dal primo brano la mente è in viaggio tra paesaggi desertici e alieni, descritti efficacemente attraverso sonorità di ampio respiro internazionale vicine agli ISIS ma anche ai Tool, agli Sleep e ai Russian Circles.

I Gairo sono una delle poche band in Italia che tratta il genere post-metal con questo grado di originalità e personalità, già peraltro dimostrata nell’ottimo debutto self-titled del 2017, ampliata e sviluppata in maniera egregia anche in questo ultimo lavoro. I pezzi sono solidi ed esaustivi, gli ambienti si incastrano in maniera equilibrata tra languidi arpeggi e incalzanti cavalcate sonore; a completare il tutto una voce cavernosa e oscura, centellinata nella presenza ma estremamente intensa ad ogni apparizione.

In un disco dove la percezione è l’argomento principale, ispirato dalle prime dimostrazioni d’amore della razza umana, è giusto lasciarsi trasportare e godersi a pieno questo intricato mosaico di suoni e suggestioni. Una volta giunti alla fine di questo percorso, la tempesta si dirada, i primi germogli di vegetazione aliena iniziano a sbucare dalla sabbia, alcuni insetti si cibano della rugiada e da lontano si vedono colonne di fumo alzarsi al cielo, è l’inizio della civiltà e niente sarà più come prima.