Cloakroom – Dissolution Wave

“Dissolution Wave” è uno slanciato tuffo tra le acque calde di una piscina californiana. Immaginate i cactus, le pietre polverose e l’afoso clima desertico, perché questo disco è un vero e proprio viaggio nel lontano western. E anche se la band vive nella lontana Nortwest indiana, è stata in grado di richiamare questo immaginario, senza perdere creatività e autenticità.

Un album che ho ascoltato tutto di un fiato, e ho apprezzato per via della sua complessità lirica e musicale. Infatti, si presenta come un concept space – western con una forte ambizione metafisica e sci-fi. Il mondo è stato travolto da un’onda che ha spazzato via l’arte e la musica, e solo i musicisti possono ristabilire l’equilibrio perduto. Durante un’intervista il frontman Doyle Martin ha confessato che purtroppo la perdita di una coppia di cari amici durante la produzione del disco, ha spinto il gruppo a rifugiarsi in un mondo illusorio al fine di digerire la quotidianità. L’immaginario cosmico è stato condensato in 8 bellissimi brani, che iniziano con Lost Meaning, un salto tra sludge e stoner rock, e terminano con Doubts, una spirituale ballata rock.

A metà strada ci sono Dottie Back Thrust, e A Force At Play che affrontano l’isolamento, la malinconia e la vulnerabilità di fronte all’ignoto e al cambiamento. Dal punto di vista musicale, è sorprendente la perfetta combinazione suono e voce,  come in Fear Of Being Fixed, dove il ritornello “Though my shadow hides many fallow fawn – Know it won’t be long, know it won’t be long” è compensato da uno straordinario rock strumentale che armonizza al meglio il messaggio finale di disperazione e salvezza.

“Dissolution Wave“ è album difficile da inquadrare, ma sicuramente migliore rispetto a band stoner rock come i King Buffalo. Purtroppo i Cloakroom sono un gruppo musicale troppo sofisticato per chi va di fretta e non ha abbastanza tempo per la buona musica.

L’artwork è stato realizzato da Bill Connors, artista e musicista della band Dim—to. Il risultato è un’illustrazione apocalittica dal sapore quasi astratto. Un’immagine catartica, in bianco e nero che richiama i primi lavori dell’artista Giger. La tipografia anni ottanta, e il colore arancione, si incastra nelle forme illustrate come una cassetta di sicurezza trovata dopo un evento catastrofico. Forse all’interno di questo relitto potremmo riscoprire tutto il dolore e le speranze del nostro passato e del nostro presente.