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Berthold City – When Words Are Not Enough

2022 - War Records
hardcore

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Internal Affairs, World Be Free, Strife. Come esperienza, ci siamo. I Berthold City escono definitivamente allo scoperto come all star band con il loro terzo disco, intitolato “When Words Are Not Enough”. I presupposti sono i più rosei ma il risultato, se proprio vogliamo dirla tutta, non convince. Insomma, da gente così ci si aspetta di più, che si sia fans o no. Ci si aspetta un bell’hardcore tamarro, altisonante e ponderato tra prevedibilità e mosh; ci si aspetta, magari, una ballatona punk che metta tutti d’accordo, al massimo, ma di certo non si poteva prevedere un album così confuso e poco palpabile.

“When Words Are Not Enough”, prima di tutto, esce in un periodo difficile, a mio giudizio, per l’hardcore americano. Nel quale o fai roba orecchiabile al primo ascolto, pop e tirata, oppure non fai nulla e ti conviene star fermo, saltare un turno. Scrivere un album così punk e così stradaiolo quando in giro ci sono gruppi come Struck Nerve, Incendiary e Turnstile significa bruciare una cartuccia per i tempi peggiori, è rischiare di non venire considerati a prescindere. Va bene, sei in giro da trent’anni e hai dedicato, nella tua carriera, commoventi canzoni a Los Angeles, scrivendo dischi come “In This Defiance“, ma non è più tutto dovuto. I tempi cambiano e di musica che non faccia ballare non ce n’è bisogno.

I Berthold City abbandonano, purtroppo, la vena tupa-tupa dei primi lavori e si gettano a capofitto, con il loro nuovo album, in un non-mosh troppo incompleto. Il singolo di lancio, Only Truth Wins, ne è la tangibile prova, ma anche brani che sulla carta potrebbero letteralmente spaccare, come la successiva Still Holding on e Turning Around, non riescono a divertire o ad essere incisivi. Le canzoni in cui la voce viene messa maggiormente in risalto sono sicuramente le più gradevoli, ma a lungo andare il lavoro annoia. Prendiamo, per esempio, Flashing Lights e The Pharmacist: personalmente, non mi rimane nulla, dopo averle ascoltate. Le strutture sono troppo raffazzonate, i suoni troppo mischiati e i cori youth crew non fanno altro che peggiorare le cose. Il pezzo più bello risulta essere, alla fine, la semplice A Better Way, spiccatamente Better Than a Thousand e di struttura New York Hardcore. Canonica.

Mi spiace davvero, aspettavo con ansia il ritorno dei Berthold City. Perché mi stanno simpatici, prima di tutto, da sempre. Ma anche perché ho divorato i dischi degli Internal Affairs per anni. E perché, cavolo, avrei voluto divertirmi ancora con del sano e telefonato mosh vecchia scuola. 

Su War Records, etichetta straight edge per eccellenza.

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