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Back In Time

“Music Has The Right To Children” dei Boards Of Canada, musica per i nostri ricordi sbiaditi

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È davvero difficile dare parole ad un disco dei Boards of Canada se non attraverso le emozioni che suscita. Le prime volte che li ascoltai, nel buio di camera mia, mi spiazzarono letteralmente. Evocavano quasi una tenerezza primordiale ma che lasciava presto spazio ad un qualcosa di disturbante. Non riuscivo a spiegarmi, ma ne ero completamente assuefatto. I suoni erano criptici, inebrianti e avvolgenti, sembrava davvero che i due tipi ne capissero! Boards Of Canada per me vuol dire nerd sognanti dell’elettronica mondiale.

A differenza del buon Richard David James, aka Aphex Twin, che proviene da un background condito da rave, i fratelli Sandison hanno più volte espresso il loro apprezzamento per i documentari naturalistici (in particolare quelli del National Film Board of Canada, da qui il loro nome). Il loro è un interesse quasi nostalgico, infantile, ancestrale, che affonda le sue basi in una passione dell’elemento puro e semplice, nello specifico dell’analogico, unica forma utilizzata per campionare i loro pezzi; ed è in queste opere che si rimanda alla natura in molteplici forme: sample di voci umane di sottofondo (Turquoise Hexagon Sun, Aquarius), uccelli che cinguettano (Rue The Whirl, Happy Cycling).

Sandison, in effetti, conferma: “[la natura] è una grande influenza – è certamente vero che la natura ci influenza, soprattutto quando le finestre dello studio sono aperte! C’è questa traccia nell’album chiamata Rue The Whirl, dove puoi sentire il canto degli uccelli. Quello che è successo è che stavo ascoltando la traccia e, stranamente, potevo sentire il canto degli uccelli. Poi mi sono reso conto che la finestra in studio era aperta e, dato che il canto degli uccelli si sposava così bene con la musica, l’abbiamo registrato per catturare la sensazione di ciò che abbiamo provato ascoltando con la finestra aperta”.

Ridurre, tuttavia, la loro musica ad un superficiale inno alla natura sarebbe fuorviante. Il loro mondo sonoro è soprattutto una combinazione di melodie ben studiate e ritmi downtempo/jungle. Come affermava nel 1998 Michael Sandison, “di solito il punto di partenza è una melodia, scriviamo centinaia di piccole melodie e le più attraenti restano nella nostra mente. Torniamo ad esse e scegliamo quelle che spiccano davvero, poi iniziamo a mettere insieme i ritmi”. Le melodie sono al centro di ogni loro composizione, e il duo tenta con successo, attraverso esse, di emozionare l’ascoltatore. La manipolazione dei suoni, la loro degradazione, rende il lavoro finale quasi uno specchio dei nostri destini, quelli umani effimeri e fugaci, volatili e disgregantesi. C’è dell’amore per ciò che è svanito e scompare, ma d’altronde questa è la vita, un continuo nascere, crescere e morire.

I suoni dei BOC in questo album sono, anche per questo motivo, evanescenti e nostalgici, quasi come mossi da un perenne alito vitale (Happy Cycling, An Eagle In Your Mind), o cavernosi (Smokes Quantity), spettrali (Sixtyten), psichedelici e conturbanti (Rue The Whirl). Le melodie, dicevamo, sono il focus pregnante dell’album, ma non si può non considerare i ritmi, quasi da dancefloor in alcuni casi. Sempre Sandison, in un’intervista, ci viene in soccorso: “Sì, lavoriamo con i ritmi, ma per noi è solo un veicolo per trasportare melodie strane e belle. Cerchiamo di variare gli effetti; inoltre, ci piacciono i ritmi forti, binari, perché questo si sposa davvero con il nostro obiettivo di creare sfondi oscuri e ossessivi che accompagnano le nostre melodie”.

“Music Has The Right To Children” è indubbiamente un caposaldo dell’elettronica, che riesce ad evocare emozioni, quelle che ci portano ai nostri sbiaditi ricordi d’infanzia e quelle che ci portano a considerare che la fine di tutto non è poi così distante da noi.

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