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Fontaines D.C. – Skinty Fia

2022 - Partisan Records
alternative rock / post-punk

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Tracklist

1. In ár gCroíthe go deo
2. Big Shot
3. How Cold Love Is
4. Jackie Down the Line
5. Bloomsday
6. Roman Holiday
7. The Couple Across the Way
8. Skinty Fia
9. I Love You
10. Nabokov


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Negli anni ’20 del XXI secolo, essere irlandesi in Gran Bretagna, a quanto pare, può essere ancora un problema. Anche di questa identità calpestata tratta “Skinty Fia”, che già nel titolo utilizza una tipica imprecazione irlandese che, letteralmente si traduce “mannaggia al cervo”, con riferimento all’estinto cervo irlandese gigante. Per esempio, la traccia d’apertura è ispirata alla storia reale di una donna irlandese, a cui la chiesa anglicana un paio di anni fa ha negato di mettere In ár gCroíthe go de sulla propria lapide. Vuole dire semplicemente “nei nostri cuori per sempre”, ma scritta in gaelico sarebbe stata una “provocazione”.

Tutto ciò, in un’Europa in cui in questi giorni piovono bombe sopra le teste di popolazioni civili (a proposito di annientare identità), potrebbe essere una questione minore. Ma per gli irlandesi Fontaines D.C. trapiantati in Gran Bretagna è, legittimamente, la “loro questione”. Il punto è che stiamo parlando di un disco di musica rock, la cui grandezza è determinata dal fatto che c’è un qualcosa in dischi come questo che ti fa venire voglia di condividerlo con tutti quanti. Con il tuo quartiere, sfondando il woofer del tuo stereo e alzando a palla il volume, mentre crescono certi grandiosi giri di basso e le atmosfere cinematiche di tracce come la suddetta In ár gCroíthe go, Roman Holiday, I Love You, Skinty Fia. Una condivisione che si vuole fisica, perché la sensazione è reale, non virtuale. E’ un disco che fa venire voglia di uscire di casa e ascoltarlo con gli altri, anche tutti in silenzio al limite. Quello che c’è in queste tracce è una voglia di libertà, di non essere giudicati per quel che si è, che tutti abbiamo in fondo al nostro essere e che è ancora necessaria, come agli albori del rock’n roll.

E se vi state chiedendo come suona, questo è un disco che potrebbe piacere ai fan dei Cure, a quelli dei Joy Division, a quelli dei Primal Scream e a quelli degli Smiths. Tutte band che urlavano, anche quando non alzavano il volume. Un disco che potrebbe mettere d’accordo tutte queste persone e tante altre ancora. Comprese quelle che oggi hanno 16 anni e non sanno nulla della band citate. Un disco che va molto aldilà del post-punk che ti aspetteresti ai giorni nostri: che recupera il meglio dei classici dei decenni passati e ti proietta avanti. Uno di quei dischi che ti viene voglia di stropicciarti le orecchie e dubitare di quello che stai ascoltando. Perché, la verità è che un disco così esce solo ogni tanto. E nemmeno tutti gli anni. Alla loro terza prova, i Fontaines D.C. hanno trovato la marcia in più. Quella che fa accorgere di loro anche chi non è abituato a rischiare, anche la critica che, per statuto e ragione sociale, si dovrebbe occupare solo di “classici” e di storia.

Tutto ciò potrebbe essere solo un hype e magari lo sarà pure commercialmente parlando. E poi però resterà qualcosa, il giorno che si vorrà sapere come “si sballavano” (si fa per dire) i “giovani” di questi anni ’20. Non necessariamente quelli che hanno 16 anni oggi, ma tutti quelli che non ci stanno, che non gli sta bene e che d’ora in poi potranno imprecare: “Skinty Fia”.

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