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Taj Mahal & Ry Cooder – Get on Board

2022 - Perro Verde Records
blues

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Tracklist

1. My Baby Done Changed the Lock
2. The Midnight Special
3. Hooray Hooray
4. Deep Sea Diver
5. Pick a Bale of Cotton
6. Drinkin’ Wine Spoo-Dee-O-Dee
7. What a Beautiful City
8. Pawn Shop Blues
9. Cornbread, Peas, Black Molasses
10. Packing up Getting Ready to Go
11. I shall not be Moved


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Avete presente quando finisce di suonare un disco e volete subito ricominciarlo da capo per non interrompere la festa? Una delle ficate della musica liquida è che non serve nemmeno alzarsi, basta spingere l’apposito tasto sulla app. E puoi andare avanti per ore senza muovere un muscolo. Una festa infinita a cui l’unico invitato è la persona a cui tieni più al mondo: te stess*.

“Get on Board” è proprio questo, una festa del blues e fa proprio questo effetto: non vuoi che la festa finisca. Anzi, la festa del Piedmont Blues. Una declinazione del blues particolarmente popolare tra gli afro-americani nella prima metà del secolo scorso. Sonny Terry e Brownie Mc Ghee furono tra gli eroi del genere che, dopo la seconda guerra mondiale, continuarono, in duo, a pubblicare dischi e diffondere il verbo.

Taj Mahal & Ry Cooder, alle rispettive età oggi di 79 e 75 anni, prendono il testimone e pubblicano un album di cover dei due grandi artisti, rubando titolo e copertina ad una loro uscita del 1952. Parliamo di due grandi maestri della “musica del diavolo”, che fanno il verso a due loro grandi maestri. Al riguardo ha spiegato Taj Mahal:“Ora siamo i ragazzi che volevamo essere quando abbiamo iniziato. Ora siamo qui, ragazzi dei vecchi tempi. Che grande opportunità, chiudere il cerchio”. Ry Cooder, che ha avuto l’idea del disco, ha raccontato invece di come, a 12 anni, ascoltava questa musica e cercava di suonarci sopra con la sua chitarra. “Get on Board” fu proprio il primo album di Sonny Terry che ascoltò.

Se siete appassionati di blues questo è un ascolto obbligatorio. Se non lo siete ancora, potreste diventarlo. I grandi dischi blues sono misteriosi. Ti catturano non grazie a tecniche e virtù particolari degli artisti; non per effetto di una energia innegabile e potente, come in tanta musica rock. Ma senza il blues non ci sarebbe il rock e, in ultimo, non ci sarebbe Impatto Sonoro e io e voi, in questo momento, staremmo facendo altre cose, probabilmente più noiose. L’energia del blues è più sottile, viene da dentro e entra direttamente dentro a chi ascolta. Il blues è grande blues quando c’è “il feeling”. Quella cosa per cui non abbiamo nemmeno una parola in italiano e che sta a significare che quel musicista “sente” quello che sta suonando. E te lo fa sentire, in qualche modo.

Una volta lessi il grande Carlos Santana dire che per suonare il blues devi essere disposto a scendere nelle profondità del tuo essere, confrontarti con i tuoi demoni, con il rischio di fartene consumare. Non puoi suonare il blues se non vuoi e non sai entrare in contatto con quello che hai dentro.

Taj Mahal e Ry Cooder lo fanno da molto prima che la grande maggioranza di noi nascesse. All’età dei nostri genitori, o dei nostri nonni, ci regalano un grande disco di blues che, in quanto tale, non ci svelerà nulla di nuovo sul genere: sono sempre le stesse 12 battute, ma come le sentono…

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