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Dewaere – What Is Pop Music Anyway?

2022 - À Tant Rêver du Roi
noise punk / punk rock / pop

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Tracklist

1. My Shangri-Laaa
2. Clink And Cluster
3. Voila? Now You're Old
4. The Pretty One
5. Make It In The Morning (Shake It In The Night!)
6. Satellite
7. Bricks
8. Taiwan, Ireland and Japan
9. Replay
10. Burning Desire
11. Everybody Wants One Now


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What Is Pop Music Anyway?”, bella domanda da utilizzare come titolo di un album. Ambizioso, senza dubbio, se non si ha una risposta da dare, eppure i Dewaere sembrano averla pronta in tasca.

Sbucati fuori dalla cittadina bretone di Saint-Brieuc (luogo di nascita dell’attore Patrick Dewaere, da cui prendono il nome), Marc Aumont e Julien Henry assieme al primo batterista Hugues Le Corre incontrano un australiano, Maxwell James Farrington e decidono di incidere un album di debutto al fulmicotone, estremamente rumoroso, un petardo noise punk che esplode tra le mani di chi ascolta. Qualcosa che se ascoltato bene già cela altro, un segreto, un lume pronto a irrorare la violenza punk con qualcos’altro, e l’innesco è proprio il cantante originario di Brisbane che all’altezza del cuore tiene due santini, quello di Chris Bailey dei Saints e, appena sotto, quello del Nick Cave Birthday Party-era.

Di “Slot Logic” rimangono solo le vestigia, perché il quartetto (ora completato dal nuovo batterista Franck Richard) spazza il tavolo e apparecchia per un salto su nell’atmosfera. Pop è la parola d’ordine. Non si tratta soltanto di una boutade, fatta per far alzare un sopracciglio a questo o quel punkettone, bensì è la materia che i Dewaere vanno ad esplorare, spolpandola fino all’osso e costruendoci sopra un nuovo corpo, snodato, nervoso, strambo. Stupefacente.

Sono tanti gli elementi che rendono tangibile lo stupore che sale a galla nell’ascoltare “What Is Pop Music Anyway?”. Il primo, il motore tutt’altro che immobile attorno al quale tutto ruota impazzito, è proprio Farrington, ché in un mondo fatto di frontmen/cantanti quasi tutti indistinguibili (uno su tutti Grian Chatte dei sopravvalutati Fontaines D.C.), si fabbrica un marchio tutto suo fatto di voci impostate e regali che in un secondo sfibrano in falsetti deraglianti, schizzi di grida e scivolate sul tempo, quasi fosse un acrobata, intenzionato a rendere i propri testi ancor più fuori di testa di quanto non siano letteralmente sulla carta.

Resta l’urgenza del debutto, ma è cresciuta al punto da imbastire un circo allucinante. Il disco si apre sulle fucilate ritmiche di Richard e Aumont, che null’altro sono il preludio al pre-ritornello altisonante di My Shangri-Laaa, va a scomodare gli U2 e si impiglia tra le nuvole e poi si lascia andare ad ululati e cartelle punk. Lo scenario ci mette ben poco a cambiare e lo fa prima con la ballad pregna di liquore e abbandono Voilà Now You’re Old, avvolta in suoni carezzevoli, sornioni ambientati in un notturno caveiano, e poi con Satellite, che è quasi da non crederci tanto riporti alle sonorità elettro-sballate di Happy Mondays e Bran Van 3000. A far molto più male sono le badilate garage che si abbattono su Clink And Cluster e Burning Desire, la chitarra sversa e roboante di The Pretty One, Taiwan, Ireland And Japan che si fa latrice di rumore e pazzia disarmanti e il punk rock in sospensione di Replay. Il tutto irrorato di melodie come se piovesse, ma d’altronde Farrington lo dice chiaramente: “But a melody today can save us from their praise”.

Mi sembra chiaro che un album come questo non possa essere ignorato. C’è spazio per i Dewaere in un mondo di troppi richiami e nulla di originale. Loro stanno in questa seconda categoria, sia ben chiaro.

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