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Stefano Pilia – Spiralis Aurea

2022 - Die Schachtel
classica contemporanea / sperimentale

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Tracklist

1. Crux
2. Codex III (+)
3. Imago
4. Ascensio
5. Spiralis
6. Aurea parte I
7. Codex III (o)
8. Ouroboros
9. Hannah
10. Codex III (())
11. Aurea parte II
12. XIII


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Il 15 marzo è uscito, per l’etichetta Die Schachtel, “Spiralis Aurea”, il nuovo album del musicista genovese di stanza a Bologna Stefano Pilia. È un doppio vinile color oro in edizione deluxe limitata a 250 copie di raffinata bellezza e ricercatezza musicale ed artistica.

Raramente mi soffermo sull’artwork di copertina ma questa volta farò un’eccezione. Curata da Bruno Stucchi (Dinamo Milano) la copertina riproduce, in forma stilizzata, la piantina del Cimitero della Futa, luogo di epifania per la nascita dell’album. Ci sono dei riferimenti all’arte povera come Tapies, Beuys, Kiefer, Kounellis e soprattutto Burri. Ma è la fattura che fa la differenza: stampato con pressa manuale Koenig & Bauer Würzburg del 1915, ancora attiva nella storica tipografia di Don Bosco – Valdocco a Torino e con la collaborazione dell’Archivio Tipografico che preserva e valorizza le arti della stampa. Infine il quadratino dorato, simbolo di illuminazione, è applicato manualmente con la tecnica della foglia oro. Un’opera d’arte grafica che custodisce al suo interno un’opera di sound art. 

Ma, dopo aver sollazzato la vista, il tatto e sicuramente l’olfatto (la stampa manuale ha un suo odore caratteristico di inchiostro e acido) vado a parlare di “Spiralis Aurea” nel quale Pilia si avvale di collaboratori del calibro di IOSONOUNCANE ai synth, Adrian Utley dei Portishead, Alessandra Novaga e ancora Silvia Tarozzi, Mattia Cipolli, Ensemble Concordanze, Elisa Bognetti, Enrico Gabrielli, Valeria Sturba, Giuseppe Franchellucci e Cecilia Stacchiotti

Suoni trasfigurati, decostruiti e trasformati in altro. “Spiralis Aurea” nasce dalla visita di Pilia al del Passo della Futa, il luogo di riposo dei soldati tedeschi uccisi in Italia durante la seconda guerra mondiale. Profondamente commosso, ha riflettuto sui profondi significati che si celano sotto la geometria del suo disegno; “un luogo “attraversato” da pensieri sul paesaggio, la storia, i simboli, i riti. Un’opera che offre una riflessione sulla vita e sulla morte. Una preghiera per i vivi e i morti”.  

Parlare dei virtuosismi tecnici di cui è composto l’album risulterebbe scontato, a tratti ridondante. “Spiralis Aurea” è potente, vivo, in grado di scavare dentro e di porre chi ascolta sempre di fronte ad una sfumatura di suono e colore nuova. A tratti illuminante, a tratti abissale. Ma si sa. Nessuna storia, interiore e non, segue percorsi lineari e non privi di inciampi. Mostrando una profonda risonanza con opere di La Monte Young, Arvo Pärt, Pauline Oliveros, Eliane Radigue, Krzysztof Penderecki, e Terry Riley, che hanno assistito a traiettorie di musica sperimentale che scavano verso lo spirituale, il divino e il metafisico, “Spiralis Aurea” culmina come una serie di meditazioni sonore, lasciando spazio nelle loro forme spaziose per incoraggiare un ascolto attivo. 

Se si ascolta “Spiralis Aurea” slegandolo dal contesto nel quale è stato intuito ne risulterà una sinfonia composta con un certo rigore scientifico. La proporzione aurea è una formula secondo la quale  la natura, e successivamente l’uomo che imita la natura, ha concepito le cose, per caso o perché la natura, per sua natura, tende alla perfezione. Si potrebbe dire che è la formula della bellezza estetica. Pilia l’ha applicata magnificamente. Ma “Spiralis Aurea” non può prescindere, a mio avviso, dal contesto nel quale è stata immaginato, sentito nel profondo. Il genuis loci del Cimitero della Futa si sente. La sento. Sento tutto lo strazio che si prova dinanzi alla morte e tutta la struggente bellezza che si prova dinanzi alla vita. Sì, la bellezza si prova, si sente, entra dentro ed esce fuori. È un flusso vitale. In brani come CodexIII (O) o Hannah o ancora CodexIII (()) sembra che le loro delicate superfici abbiano trasformato il fondo, nel profondo, di quello che hanno toccato. Sono brani intensi, che si accompagnano ad una ricerca intima e storica.

La bellezza di “Spiralis Aurea” non si esaurisce, non si avvizzisce. Le sue note creano un luogo sospeso che esige dall’ascoltatore la capacità di interrogarsi sull’atto di ascoltare. In qualunque momento.

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