Quanti brani ogni giorno, ogni settimana, ogni mese vengono pubblicati, ascoltati distrattamente e poi finiscono sepolti sotto un mare di altre uscite, a sgomitare per emergere e troppe volte divorati da pesci più grossi e più importanti? Questa è una delle tante domande esistenziali che ci poniamo ogni giorno in redazione, e a cui dopo alcuni tentennamenti e tentativi falliti abbiamo cercato di formulare una risposta.
Hidden Tracks vi accompagnerà periodicamente con i nostri brevi consigli riguardanti alcuni brani pubblicati in queste settimane e che riteniamo interessanti. Progetti da tenere d’occhio, di cui forse sentirete parlare nei prossimi tempi, provenienti in tutti i casi da quell’universo sommerso che più ci sta a cuore e che pensiamo sia giusto e stimolante seguire dal principio. In poche parole, la musica di cui non tutti parlano.
“Il jazz per noi è un approccio, non è né un genere specifico né uno stile. Ci interessa mettere in dialogo fra loro linguaggi e culture musicali differenti, lasciando ampio spazio al rischio e all’imprevedibilità.” E io a questo punto sono già convinto, perché il jazz dovrebbe essere questo e questo soltanto. Ghost Horse è un collettivo, espansione del trio Hobby Horse, che porta il numero di componenti a sei, e gli strumenti coinvolti sono tanti, dal sassofono al flicorno, dalla chitarra baritona alla tuba e via così. Quello che si sente in Idea è espressione a pieni polmoni, arrembaggio ritmico, melodie che si intarsiano, pensiero e direzione, pesantezza, urgenza e leggiadria che in quattro minuti rendono tangibile quello che pensa la band del jazz. A giugno Hora Records pubblicherà il disco “Il bene comune“. Vale la pena aspettarlo.
Constellation Records non smette di scandagliare le frange artistiche della propria terra natale, ovvero il Canada. Quest’anno ha già pubblicato un album/debutto formidabile, quello di Kee Avil, e con T. Gowdy continua a tirare fuori dal cilindro arte con la A maiuscola. Quello del produttore canadese non è un debutto, anzi, trattasi di un ritorno. Déneigeuse, il primo singolo estratto dal nuovo disco “Miracles, in uscita a giugno, è elettronica percussiva e liquida che sfalda la concezione di solo suono e sfora nell’arte visiva, completandosi grazie alle immagine liquide e straordinarie del video.
Devo ammettere che è stato il titolo Where Do The Hardcore Kids Go? ad attirarmi, ma a volte basta per vederci giusto. Così è stato. The Dreaded Laramie, definiti “indie rock power pop femmecore”, sono esattamente questo. Le chitarre bombastiche che fanno rumore anche quando stanno “ferme” sono il nodo da cui parte il resto, e picchiano secco, si sparano assoli scintillanti su cui aleggia la voce delicata di MC Cunningham, ed è tutto bello. Pure il video, che è spassoso, cosa non da poco. Il loro EP “Everything A Girl Could Ask” uscirà a maggio per Wiretap Records, Sell The Heart Records ed Engineer Records.
Ho un debole per il pop-punk, quindi i Baby Got Back Talk mi hanno subito catturato, ancor prima di ascoltarli (‘sto mese va così), ma poi faccio partire il video di Back To Before e…cazzo…pop-punk con il violino? A posto così, vostro onore. Ritornellone catchy, ritmo spedito che si spezza e quel violino che infilza tutto. Null’altro da aggiungere.