Volume 1: RECRUITMENT
A1 – Departure
B1 – Cosmic Training
Volume 2: PREPARING FOR MISSION
C1 – First Communication Attempt
C2 – Plasma Shooting Programme
D1 – Space Theory
D2 – Interstellar Downgrade
Volume 3: MISSION IS OVER
E1 – Anthem of The Soviet Union
E2 – Radioteknika
F3 – Athem of The Soviet Cosmonaut Program
F4 – Farewell to the Army, Goodbye to the Stars
“La storia di un cosmonauta sovietico degli anni Settanta che nello spazio non ci è mai andato”, ovvero Nikolaj Kulikov descritto da Nicola Manzan, il cui nuovo album solista porta il nome di quest’uomo che, circa cinquant’anni più tardi, lo spazio lo vedrà incarnato attraverso la musica.
Nikolaj, un predestinato dell’Armata Rossa, ha intrapreso un percorso destinato a concludersi in un vicolo cieco. Sono le speranze sopite sotto la Cortina di Ferro, costruita coi fili intrecciati di fantasmi in guerra, sensazioni che tornano ciclicamente nella Storia dell’Umanità e che prendono vita in questo viaggio diviso in tre tappe, ognuna distinta da ciò che sarebbe dovuto accadere e che si è bloccato.
Primo segmento, RECRUITMENT: suoni che tendono all’infinito, i sintetizzatori che li producono stazionano nello spazio appena superiore alle drum machine, sembrano guardare al cielo e al tempo stesso alla Terra, una terra “pesante e che non si può sollevare”, fatta d’acciaio e nervi scoperti, epiche evoluzioni cosmiche retrofuturiste di dolente speranza che portano l’uomo a marciare di pari passo col sogno. Lentezza che esaspera, sospensione e antiche ballate che non moriranno mai nascoste nelle algide sintesi della macchina.
Secondo segmento, PREPARING FOR MISSION: voci e suoni del passato interpolate col rumore e col silenzio, un’attesa carica di tensioni, inviluppi elettronici (quasi geometrici) che sgorgano, noise che falcia l’ambient e trema nei freddi e asettici laboratori dell’Unione. Un senso di terrore sale dal basso, rintocchi minimali, squarci ferali e decadimenti sonori in picchiata, ancora voci incastrate in tubi di plastica lunghi chilometri e chilometri, piantati nel fondo dell’anima, giù, fino al limite opposto del mondo e del tempo che marcia inesorabile a ritmo funereo e militare. Due concetti non poi così distanti.
Ultimo segmento, MISSION IS OVER: l’umanità si svela nella fine, inni che sprigionano calore e nascondo il volto del fallimento. Le pulsazioni algide si aprono alla melodia e si riconnettono a dove tutto è iniziato, con le intromissioni spettrali di altre voci rievocate tramite rituale vinilico, analogico e pregno di sentimenti e parole indefinite, cucite assieme a nastri che sgorgano di vita dove vita non c’è più. E quel non essere si fa discesa gelida nel buio. Verso la fine.
Manzan coglie il sentimento nascosto alla vista e al ricordo collettivo. “Nikolaj Kulikov” è kosmische-opera totalizzante, viaggio in uno spettro di luce spaziale che brilla racchiusa in un Sistema Solare così lontano eppure che sembra quasi alla portata di molteplici mani ma che resta inafferrabile.