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Back In Time

“Mezmerize”, l’ultima gloria dei System Of A Down

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Ascoltandolo, potrebbe tranquillamente dare l’impressione di essere un album recente, perché come tutti i lavori dei System Of A Down, pone l’accento su un Alternative Metal dissociato dalle epoche e dalle tendenze: i System Of a Down non potrebbero che essere i System Of a Down, e non un pezzo qualsiasi all’interno del mosaico del rock. O si amano o si odiano, ma è impossibile accostarli ad altri gruppi metal, ed è impossibile non riconoscere la voce scura e camaleontica di Serj Tankian e tutti i fantasiosi travestimenti di quest’ultima, che rendono i pezzi delle stravaganti opere teatrali.

L’album che di più gioca su questa caratteristica è “Mezmerize“, terzo album dei SOAD, uscito il 17 maggio 2005. Il terzo album di una band è sempre quello che porta sulle spalle il peso delle aspettative, quello che potrebbe consacrare o rovinare la reputazione di una band che ha avuto la fortuna di aver partorito due successi consecutivi. Eppure “Mezmerize” non delude le aspettative degli ascoltatori, né tantomeno quelle dei System Of a Down, visto il suo successo e gli apprezzamenti ricevuti.

Molti metallari dell’ultima ondata hanno scoperto questo album almeno dieci anni dopo la sua uscita: per quanto mi riguarda, è stato la colonna sonora del periodo in cui ho preso la patente e CD più consumato dalla mia vecchissima Lancia Y. Sì, perché “Mezmerize” non ha senso se non ascoltato al massimo volume consentito: ascoltare B.Y.O.B. senza mimare cantando i continui cambi di tonalità di Serj è impossibile, e per farlo, c’è bisogno che il volume copra la nostra voce imbarazzante. Queste bizzarre alternanze di falsetti e virtuosismi esplodono in This Cocaine Makes me Feel like I’m On This Song, una fantastica e allucinatoria traccia con tratti di lucidità, che ricorda lontanamente la vecchia, amatissima Sugar.

Mezmerize“, gemello del più tardo “Hypnotyze“, rappresenta una degna continuazione del precedente “Toxicity“, continua ad elettrizzare, sconvolgere, divertire, aggiungendo un pizzico di malinconia sul finale, con la traccia Lost In Hollywood, affidata alla voce di Daron Malakian. Questo piccolo capolavoro resta nel cuore di tutti i nostalgici della miglior fase dei S.O.A.D.

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