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Cave In – Heavy Pendulum

2022 - Relapse Records
alternative rock / post core / metal

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Tracklist

1. New Reality
2. Blood Spiller
3. Floating Skulls
4. Heavy Pendulum
5. Pendulambient
6. Careless Offering
7. Blinded By A Blaze
8. Amaranthine
9. Searchers Of Hell
10. Nightmare Eyes
11. Days Of Nothing
12. Waiting For Love
13. Reckoning
14. Wavering Angel


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L’album “Final Trasmission” del 2019 sembrava essere per i Cave In esattamente ciò che il nome letteralmente indicava. Dopotutto, il bassista e caro amico della band Caleb Scofield, era morto durante le prime fasi delle registrazioni, quindi sostituito da un altro amico Nate Newton, nonché bassista dei Converge/Old Man Gloom/Doomriders.

Nonostante l’aiuto dato da Newton, la storia sembrava comunque volgere al termine, il cantante/chitarrista Stephen Brodsky dichiara che tutti i ragazzi erano consumati dal dolore per la perdita dell’amico e avevano deciso di dare in beneficenza alla famiglia dell’ex componente tutti i ricavi di “Final Trasmission”. In seguito, la band sembrava esistere esclusivamente come veicolo di aiuto alla famiglia Scofield. Invece il destino sembra proprio aver preso un’altra strada..

Arriviamo finalmente al 2021 con la produzione e le registrazioni di un nuovo album targato Cave In, “Heavy Pendulum”al God City, Salem MA, da Kurt Ballou produttore e chitarrista dei Converge: é infatti la prima volta che la band, ora formata dagli originali Stephen Brodsky alla voce/chitarra, John-Robert Conners batteria, Adam McGrath alla seconda chitarra con il nuovo Nate Newton al basso e alle voci che si ritrovano al God City con Ballou dal 1998, l’anno del disco di debutto “Until Your Heart Stops”.

Sottolinea ancora Brodsky: “È anche la prima registrazione dei Cave In nell’attuale posizione dei God City, abbiamo registrato ‘Until Your Heart Stops’ all’originale God City di Allston MA, ma la cosa pazzesca è che abbiamo registrato tutti nella sede di Salem con le nostre altre band molte volte ,ma mai tutti insieme”. Questo a significare quanto questi dettagli per noi banali, possano incredibilmente significare tantissimo nella storia di un disco.

Inevitabilmente il nuovo lavoro in studio segna un nuovo emozionante capitolo: il nuovo bassista Newton, il suo marchio e le sue influenze sono evidentissime, e per la sua professionalità e velocità di inserimento sembra proprio che sia da sempre parte del gruppo. Ma in “ Heavy Pendulum” ci sono chiari riferimenti al passato, e anche il titolo è un cenno al difficile periodo che la formazione ha dovuto attraversare: “riconoscere la pesantezza del tempo che passa, soprattutto quando ti ritrovi ad affrontare circostanze che ti trascinano giù” dice Brodsky.

In tutto l’album ci sono dunque forti richiami al passato, sono proprio i riferimenti al vecchio amico scomparso. Sono evidenti già nel primo singolo, la prima traccia New Reality, sia nei testi che in un riff della strofa scritto proprio da Caleb ai tempi di “White Silence” del 2011. Inizia con un riff di chitarra metallico potentissimo, con una pennata interstellare che può essere una simbiosi tra i suoni hardcore/metal di “Until Your Heart Stops” e gli anni 2000 con il loro space rock nell’album “Jupiter”. Non solo, anche nell’ottava traccia Amaranthine c’è un testo scritto dall’ex bassista ritrovato in un suo diario, regalatogli dalla moglie. La produzione poi suona come ”Come Alive” degli amici Dooriders, tanto da far pensare che è stata scritta e registrata dai Doomriders per i Cave In.

Blood Spiller, il terzo singolo dell’album, sembra quasi un omaggio ai Channel, una delle prime band di Newton, che con il loro Hardcore, fecero poi scuola ai Converge e ai Dillinger Escape Plan. Qui per la prima volta si possono riconoscere nei testi dei sentimenti reazionari verso il mondo politico degli ultimi quattro-cinque anni. Floating Skulls, Heavy Pendulum e Careless Offering vanno di pari passo alle sonorità Cave In degli ultimi album, sempre però con il nuovo zampino di Nate al basso e Kurt alla regia. Qui melodia e suoni aggressivi si abbracciano nell’etere formando un cosmo stellato, squarciato dall’enorme peso dei colpi di batteria dell’eterno Conners, soprannominato da Brodsky il pendolo più pesante dell’universo.

Proprio a metà dell’opera, e solo a metà poteva stare, Blinded By A Blaze, secondo singolo estratto, arriva come una vera e propria fiammata ad accecare tutti con la sua estrema delicatezza, fino al suo momento di detonazione. Searchers Of Hell, di tono demoniaco, sembra quasi scritta apposta per i Black Sabbath o qualsiasi band death metal che si rispetti. Nightmare Eyes e Waiting For Love sono simili sotto un certo aspetto perché suonano entrambe con suoni meravigliosamente stoner roll, similitudini con Kyuss e Fu Manchu ne troviamo tantissime ma sempre accompagnate dai melodici di Brodsky, bravissimo a fare da ponte tra luce e tenebra per il passaggio della voce graffiante e urlante di Nate Newton. In Reckoning si può invece ascoltare, per la prima volta dopo il 2011 come prima voce, Adam McGrath, nella traccia che potremo considerare più blues e grunge grazie a riferimenti musicali passati fino ad arrivare ai giorni nostri.

Ultima ma non meno importante, Wavering Angel, canzone più lunga mai scritta dal gruppo, anch’essa è un connubio tra il passato lontano di Simon & Garfunkel, Eagles e Stairway To Heaven e quello più vicino a noi, quegli anni Ottanta-Novanta di MTV, consapevoli di aver dato il via a scene musicali come il grunge con Nirvana e Pearl Jam.

Una band per riconoscersi nel vasto e infausto mondo discografico deve prima di tutto avere l’originalità che le permetta di arrivare sempre davanti agli occhi e agli ascolti di case discografiche e ascoltatori. E di questo i Cave In non ne hanno il minimo bisogno. I Cave In vanno oltre le mode, non ne hanno bisogno, sono loro stessi la moda Cave In. Di questo ne dobbiamo essere consapevoli ogni qualvolta che ascoltiamo un loro disco. Ma con quest’ultimo disco si va oltre. Ho la sensazione che nulla è più precluso, grazie anche alla produzione Relapse Records, quindi sento subito la necessità di un nuovo album. Per i Cave In infatti il termine “post” è sempre più azzeccato, anzi calza a pennello. Ma siamo tutti figli di un post, il post è la nostra storia, la nostra esperienza, ciò che ci portiamo appresso dalle nostre vite precedenti. 

Così anche loro, più che mai sono arrivati a “Heavy Pendulum” solo grazie alla propria esperienza di vita, positiva e negativa. Album monumentale, settanta minuti di musica viva, quattordici pezzi in cui l’ispirazione e le motivazioni sono ben chiare. Non una semplice tappa di una carriera trentennale, qui non ci sono limiti: troviamo i suoni energici sludge e metalcore degli esordi, le melodie rocciose dell’ultima parte di carriera, lo stoner e il grunge. Viscerale, lo stile è tanto mutevole ed imprevedibile quanto inconfondibile. I Cave In simboleggiano la storia della musica degli ultimi trent’anni, almeno quella a stelle e strisce, quella sì, della mia generazione.

Cosa ci riserverà il futuro? Intanto godiamoci il presente e questo meraviglioso capitolo. “Heavy Pendulm” è già tra le uscite hot di questo 2022.

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