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Liam Gallagher – C’mon You Know

2022 - Warner Music
alternative rock

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Tracklist

1. More Power
2. Diamond In The Dark
3. Don’t Go Halfway
4. C’mon You Know
5. Too Good For Giving Up
6. It Was Not Meant To Be
7. Everything’s Electric
8. World’s In Need
9. Moscow Rules
10. I’m Free
11. Better Days
12. Oh Sweet Children
13. The Joker
14. Wave


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Qualunque fan dell’ex Oasis non avrebbe certo ammesso dubbi in merito. Secondo le aspettative suggerite dal suo nome, infatti, Liam Gallagher sarebbe dovuto tornare con un terzo album in pieno stile Liam Gallagher, saldo più che mai al timone di quella famosa zona di comfort che, dopotutto – e con la propria inconfondibile attitudine a supporto –, ne ha sempre contraddistinto la musica, anche solo per confermare un’ostinata credibilità ad oggi per nulla minata dall’inesorabile scorrere del tempo. William, invece, risponde con tono deciso, senza alcuna vergogna – e con il solito fiero accento mancuniano ad accompagnarlo, per giunta – che i più, ahimè, si sbagliavano, e pure di grosso. “C’mon You Know”, infatti, non corrisponde affatto all’ennesima classica mossa à la Liam Gallagher, né tantomeno a un gentile fan service creato a posta per i sostenitori più accaniti, anzi, non potrebbe assomigliare a nulla di più distante da tutto ciò. Al contrario, esso si propone come il suo album più sperimentale e variegato, figlio di una maturazione artistico-personale e di una voglia di mettersi in gioco che, in un certo senso, sembravano quasi inaspettate a questo punto della carriera.  

E ciò risulta chiaro sin dalla brillante introduzione scandita dalle delicate note di More Power, in cui un celestiale coro di bambini intona le pesanti parole scritte dalla penna condivisa dalle mani di Gallagher e Andrew Wyatt (“Mother, I’ll admit that I was angry for too long”). Altrettanto inaspettata – e particolarmente riuscita –, in questo senso, è la successiva Diamond In The Dark, costituita da una serie di tratti squisitamente catchy che la rendono assolutamente padrona dello spazio riservatole, seppur sembri essere stata direttamente arrangiata dai ben noti Arctic Monkeys, gruppo che non a caso deve non poco all’ex frontman degli Oasis. Per non parlare, poi, dell’insolita ed affascinante Moscow Rules, delle vibrazioni dub/reggae di I’m Free e della più che piacevole combinazione trovata in brani come The Joker, quest’ultima contenuta all’interno della deluxe edition dell’opera, in compagnia della più insipida e a dir poco forzata Wave, forse l’unica nota dolente dell’intero progetto. È altrettanto chiaro, d’altronde, che i migliori episodi siano costituiti dai più canonici elementi del proprio repertorio abituale: dalla ballata emozionale costituita da Too Good For Giving Up, fino all’aggressivo singolo d’anticipazione Everything’s Electric, seguito subito dalla trionfale Oh Sweet Children, rappresentativa di tutto il cuore impegnato dall’artista all’interno di questo nuovo importante lavoro.

Arrivato a quasi tre anni dall’uscita del ben più solido “Why Me? Why Not”, “C’mon You Know”, insomma, sembra somigliare al cosiddetto “disco della maturità” tanto agognato dai soliti detrattori, volto a sottolineare una volta per tutte quanto il Nostro non abbia assolutamente più niente da invidiare rispetto al suo glorioso passato e soprattutto rispetto alla meno impattante discografia solista del fratello maggiore. E a pochi giorni di distanza dall’evocativa data di Knebworth, dunque, Liam Gallagher può senza dubbio affermare di aver completato un ritorno poco più che leggendario all’interno del panorama musicale britannico che conta, in seguito all’avvenuto scioglimento degli Oasis e soprattutto in seguito al fallito esperimento a bordo dei Beady Eye – a cui questo disco sembrerebbe essere legato in particolar modo: World’s In Need e la title track, infatti, possiedono ancora i visibili segni di quell’esperienza –,  forte di una strategia che ha dimostrato di contenere pochissime falle, attenta a soppesarne in maniera corretta i limiti e ad esaltarne i ben noti punti di forza.

Perché al di là del celebre e fedele “esercito di autori” al suo servizio, il più piccolo dei Gallagher pare che abbia definitivamente dimostrato di sapersi reggere sulle proprie gambe, vagando senza timore e a testa alta anche lungo territori che qualcuno – evidentemente poco fiducioso delle sue capacità – gli avrebbe più volte raccomandato di non visitare.

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