Impatto Sonoro
Menu

Recensioni

Röyksopp – Profound Mysteries

2022 - Dog Triumph
elettronica / dance / pop

Ascolta

Acquista

Tracklist

1. (Nothing But) Ashes…
2. The Ladder
3. Impossible
4. This Time, This Place... 
5. How the Flowers Grow
6. If You Want Me  
7. There, Beyond the Trees
8. Breathe
9. The Mourning Sun         
10. Press «R»           


Web

Sito Ufficiale
Facebook

Correva l’anno 2014. I Röyksopp erano reduci da Do It Again, ottima collaborazione con Robyn, e da The Inevitable End. Il titolo di quest’ultimo già diramava tristi presagi tra i fans, puntualmente confermati dal duo norvegese. Attenzione, non era una definitiva chiusura dei battenti, bensì una pausa condita da mancanza di volontà di investire nel formato album tradizionale. Negli anni successivi si sono susseguiti remix, collaborazioni e un pezzo nuovo – Never Ever – che però, come annunciato dagli stessi Svein Berge e Torbjørn Brundtland, non era propedeutico all’uscita di un nuovo disco.

Negli ultimi giorni del 2021, tuttavia, il duo di Tromsø è tornato a far parlare di sé attraverso il lancio di un nuovo account Instagram, privo di contenuti ma con un link che rimandava alla versione aggiornata del loro sito web. Premendo i tasto R, agli utenti era concesso di ascoltare nuova musica. Trattavasi di sample, ma il tutto è servito da preparazione, il giorno di capodanno, per la pubblicazione di due cortometraggi.

E’ il primo embrione di Profound Mysteries, che non è solo un disco ma un progetto multimediale nel quale alla musica si accompagnano le immagini: è un universo creativo espanso e un prodigioso progetto concettuale, come lo hanno definito i due membri, i quali in questi anni si sono ritrovati diverse volte a discutere su due concetti, appunto, profondamente misteriosi come l’infinito e l’impossibile.

Dal punto di vista dei suoni, l’inizio è, nomen omen, profondo: [Nothing But] Ashes… è un’intro che scalda il cuore e fa da apripista al semplice synth-pop in quattro quarti di The Ladder: è un crescendo, che passa attraverso riff di chitarra e suoni di tastiere, terminando con la delicata sovrapposizione del canto corale ai suoni esistenti. Impossible, arricchita dalla voce di Alison Goldfrapp, presenta un taglio decisamente più dance, laddove si respira quella maledettamente romantica aria eighties.

La traccia vocale della lunghissima This Time, This Place… è invece affidata a Beki Mari. E’ un punto di svolta: l’attesa giocata sul mid-tempo è in un attimo polverizzata da ritmiche dance a profusione, con il classico cantato da pezzo discotecaro che si limita e tracciare virgole e contorni di bassline e casse che viaggiano spediti per tutti i quasi otto minuti del pezzo. Sulla stessa lunghezza d’onda si muove How The Flowers Grow, ma in uno scenario più oscuro e onirico.

La liturgica, quasi sacrale, If You Want Me è scandita dall’algida voce di Susanne Sundfør. E’ una ballad, un momento di pausa dal dancefloor caratterizzato da introspezione e intimità. Con There, Beyond The Trees i bpm ritornano a salire, in una sorta di electro-trip-hop stavolta interamente strumentale, che rappresenta un ipnotico punto di passaggio per la successiva Breathe – cantata da Astrid Smeplass – di nuovo sui livelli danzerecci delle tracce iniziali.

C’è tempo anche per The Mourning Sun, un inno ai paesaggi nordici decantato ancora da Susanne Sundfør. Nell’outro di Press «R» si chiude il cerchio iniziato con il lancio del nuovo profilo social: una voce scandisce in loop di schiacciare il tasto R (rimando all’iniziale di Röyksopp?) per continuare. Come detto, infatti, il progetto multimediale del duo norvegese prosegue e prevede la pubblicazione di dieci cortometraggi (film, come da loro definiti) aventi come tema il mistero. Inizialmente il tutto doveva essere affidato alla regia dello svedese Andreas Nillson – che ha curato diversi video, tra gli altri, per Moby e per gli stessi Goldfrapp – ma per allargare il ventaglio dei punti di vista la band si è infine affidata ad altrettanti creators.

Il prodotto finito, nella sua interezza, è ben riuscito. Il solito – e solido – impianto musicale al quale i Röyksopp ci hanno abituato ha un’idea di fondo, un concept intorno al quale si sviluppano musiche e testi. Il cantato delle varie ospiti assume diverse forme, dal didascalico, alla voce d’accompagnamento, fino ad assumere il centro della scena. I cortometraggi, infine, sono la giusta ciliegina sulla torta per un lavoro che, dopo le note dichiarazioni del 2014, non poteva e non doveva essere solo musicale.

E adesso? Adesso speriamo di andare avanti, che la musica e le divinità nordiche preservino ancora per tanti anni i Röyksopp, che ci piacciono anche in versione misteriosa.

Piaciuto l'articolo? Diffondi il verbo!

Altre Recensioni