1. Nebbia
2. Maestrale
3. Risveglio
4. Stanca
5. Stanza
6. Scale
7. Alba
8. Ultimo
9. Primo
Conobbi Vieri Cervelli grazie agli algoritmi di Spotify, a volte così precisi, che mi consigliarono di ascoltare la sua versione di quello splendore di canzone che è Almeno tu nell’universo di Mia Martini. Ne rimasi ammaliato, e, andando ad indagare, scoprii che dietro questo giovanissimo artista c’era e c’è tutt’ora Jacopo Incani (Iosonouncane) che con il suo “IRA” ha segnato un solco profondo nella discografia italiana degli ultimi 10 anni (Montel apre anche tutti i concerti di quest’ultimo).
“Primo” è, appunto, il primissimo lavoro, un album che l’autore si porta dietro dall’adolescenza e che solo adesso, grazie anche alle sapienti mani e idee del succitato Incani nel rendere tangibile l’intangibile, prende forma compiuta: canzoni, se ancora così si possono chiamare a questi livelli, intrise di ricordi, amori perduti, persone care andate, raccontate attraverso parole semplici, e proprio per questo così dirette e vere da emozionare.
Ma il vero punto forte dell’opera, oltre alla bella voce di Vieri e alle sue meravigliose liriche di vita vissuta e vera, è il sostrato musicale: ballate scure, malinconiche, che sanno partire da territori pop per poi approdare in storture elettroniche, rock, psichedeliche, del tutto inaspettate e seducenti.
“Primo” è un album sofferto, meravigliosamente in equilibrio tra sperimentazione e musica d’autore e cantautorale (prima uscita anche per la neonata etichetta di Incani, la Tanca Records) che sa emozionare, stupire, rendersi diverso da tutto il resto.
Meraviglioso, nient’altro da aggiungere.