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Lepre – Malato

2022 - Trovarobato
songwriting / pop

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Tracklist

1. L’una e un quarto
2. Ambulanza
3. Bolletta
4. Mio marito
5. Non era colpa tua
6. Malato
7. Mezzo scemo
8. Molossoide
9. Dejavu


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È uscito il 13 maggio “Malato”, album d’esordio di Lorenzo Lemme, in arte Lepre. Cantante, batterista, percussionista e rumorista, quello di Lepre non è un volto nuovo del panorama musicale nostrano: dopo aver calcato i palchi romani col progetto “LeSigarette” – e al fianco di Lucio Leoni, sin dal 2016, come batterista e membro stabile dell’omonima band – Lepre ha dato vita a un album solista che sintetizza con chiarezza la sua formazione e la sua esperienza artistiche, impegnato in un passionale slancio verso una ricerca sonora onnicomprensiva. 

Il concetto alla base di “Malato” mi affascina molto. Innanzitutto – queste le parole di Lepre – l’idea di malattia ha a che fare con il dolore, che sempre deve essere affrontato, esplorato, sdoganato, trattato come un aspetto fondamentale del percorso esistenziale di ognuno. Esso riguarda tutti, nessuno escluso. La malattia spesso crea una condizione che prepara l’isolamento e solitudine, due presupposti fondamentali per la creazione artistica. Utilizzare l’espressione “malato” fa paura: può offendere, può ferire, può discriminare, può isolare; è insomma una parola che ha tanti significati e interpretazioni. C’è molto di autobiografico in questo album, che riflette alcuni aspetti di dolore e disagio insiti nel mio percorso di vita. Certo, siamo tutti sicuri che soffriremo, che piangeremo, ma il modo in cui passiamo attraverso questi momenti è del tutto personale. Nel mio primo disco parlo di momenti difficili, dolorosi, ma anche di attimi pieni d’amore e di luce, grazie ai quali spesso mi sono sentito esistenzialmente guarito. Mi sembra di essermi salvato – per ora, un po’ per fortuna e un po’ per merito mio.

È dunque nella quotidianità che si snoda il rapporto tra l’individuo e i suoi mali, così come è all’interno della vita di tutti i giorni che Lepre fa calare il fruitore della sua musica. Non sono soltanto i grandi eventi a far accavallare dentro di noi i turbamenti più vari; anzi, spesso sono proprio le piccole sensazioni negative che, soffri oggi, soffri domani, si trasformano nei nostri peggiori demoni.

Lepre si divincola bene tra stilemi più tipicamente indie (le irregolarità metriche sono gestite consapevolmente e proposte al momento giusto) e istanze più sperimentali, che impediscono di collocare l’album entro un genere preciso: sonorità più pop ed elettroniche si mescolano a occasioni diametralmente opposte, ragione per cui non mancano effetti di settime semidiminuite dal sapore classicheggiante (come in Mezzo scemo) e la costante presenza della chitarra acustica come accompagnamento. Interessanti i ritmi, coinvolgenti e per nulla scontati, mai uguali a sé stessi.

I testi, che – come dicevamo – si soffermano da vicino su occasioni tipiche della quotidianità, sembrano molto efficaci dal punto di vista immaginativo: in equilibrio tra le reminiscenze più intime e il tentativo di empatizzare con l’autore, un incontrastato flusso di coscienza trasporta l’ascoltatore, reso allo stesso tempo malinconico e vivificato dalla sensazione che una nuova speranza, una nuova porta aperta attenderà sempre ciascuno di noi dietro l’angolo. 

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