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sea:side – Riot As A Game

2022 - Elastico Records
elettronica

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Tracklist

1. Riot As A Game
2. Pulse
3. Ten Days
4. Gigli


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Riot As A Game” è il primo EP di sea:side, un duo tutto italiano formatosi nel devastante 2020. Tramite le meraviglie del cloud e di tutto ciò che di fantastico la rete può offrire ai nostri giorni, Eva e Giacomo hanno iniziato a scambiarsi propri pezzi, creando e passo dopo passo arrivando a comporre quello che poi è divenuto “Riot As A Game”.

Un errore che spesso si fa pensando agli EP è che siano semplici pillole di qualcosa più consistente “a venire”, complice anche il retaggio dei singoli estratti dagli album (che sono una cosa totalmente diversa). Ci si augura ovviamente che questo EP sia solo il preludio ad ulteriori produzioni del duo, ma di semplice o preliminare ha ben poco. “Riot As A Game” è una piccola galassia a sé, e come le cose molto grandi o molto profonde, sa essere sia molto semplice che estremamente complessa allo stesso tempo.

Ce lo spiega subito ed in modo magistrale la prima traccia, che porta il titolo dello stesso EP. “La rivolta come un gioco”. L’atmosfera è quella di un passato e presente che evita qualsiasi momento cringe, e che invece si rivela essere un pezzo ritmato ed a sfumature introspettive. Si gioca alla rivolta per scherzo, o per vedere se si sia poi davvero capaci di farne una? La vuoi davvero o solo per scherzo? E’ solo una fantasia o si è già lì, ad osservarla dalla soglia della porta di casa pronti a lanciarsi? C’è in questo primo pezzo quindi un esistenzialismo profondo, ma non pressante o pesante. Lo si può prendere come un gioco, o qualcosa di più.

Si prosegue poi con Pulse che ci presenta uno schema diverso nella composizione – per lo meno inizialmente – per poi regalarci un colpo di sorpresa nel proseguire della traccia. Se inizialmente “il battito” potrebbe ricordarci quello del cuore, il pezzo pare volerci ricordare che a renderci vivi non sia solo un cuore pulsante, ma anche la mente e forse – ma qui potrei in eccesso di interpretazione – un’anima. Intesa come una profondità. Una finestra, da qualche parte in noi, che affaccia su qualcosa di più complesso ed intenso. Pare esserci ancora quel filo rosso tra “gioco” e “realtà” che traghetta l’ascoltatore in un dualismo che non stanca e rende avvincente questo EP.

Ten Days invece è forse il pezzo più enigmatico tra i quattro. Perché da un lato sembra interrompere totalmente la piega presa con Pulse, dall’altro invece pare una naturale evoluzione. Siamo passati dal fisico al mentale. Probabilmente ci viene suggerito di lasciarci indietro, o per lo meno in secondo piano il “battito” del cuore, ma di perderci tra le onde della mente. Personalmente, in Ten Days vi ho sentito molto lo spirito più recondito e forse malinconico del 2020: “gli odori” di quei giorni rinchiusi in casa. Una voce continua a suggerire:”Penso siano dieci giorni…”, lasciando però un velo di incertezza sul fatto che possano essere di più o di meno. Si perde così il senso del tempo. Ma parallelamente del resto, se abbiamo veramente lasciato indietro “il cuore” in favore della mente e dei suoi impulsi, potremmo semplicemente esserci lasciati indietro il “tempo” come misurazione in favore dei pensieri stessi, come punto di riferimento. E’ un pezzo quindi meno giocoso dei primi due; ma è una serietà per niente opprimente e tendente all’onirico. Un flusso di pensiero tra una possibile reclusione fisica, e l’abbandono che solo il pensare stesso permette di conoscere.

Ma nel nostro caso, il flusso continua e ci porta a Gigli ultima traccia di questo EP. Gigli è un pezzo di liberazione, forse di emersione dal flusso stesso creato da Ten Days ma non per questo sua negazione o antitesi. Perché al termine di questo piccolo percorso, non ci siamo liberati ma evoluti. Siamo cresciuti, giocando e forse quindi simulando la realtà. Oppure abbiamo giocato con la realtà per simulare e portare a galla quello che avevamo dentro; di più recondito, di più nascosto. Forse quei pezzi di identità inabissate e che, proprio tramite un gioco, abbiamo potuto vivere con naturalezza.

Tecnicamente “Riot As A Game” è una sorta di ecosistema che si alimenta e tiene in piedi da sé. Davvero niente da dire al riguardo. Un ottimo primo debutto di un duo appartenente a quella realtà musicale nostrana meno conosciuta ma che ci fa sempre ben sperare.

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