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Perfume Genius – Ugly Season

2022 - Matador
pop / R&B

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Tracklist

1. Just A Room
2. Herem
3. Teeth
4. Pop Song
5. Scherzo
6. Ugly Season
7. Eye In The Wall
8. Photograph
9. Hellbent
10. Cenote


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Che la musica contemporanea, particolarmente l’elettronica, sia intimamente legata alla creazione di paesaggi sonori, è sempre più evidente. Con il su ultimo album, “Ugly Season” uscito per Matador il 17 giugno, Mike Hadreas, aka Perfume Genius, sancisce il sodalizio di questo topos musicale trasportandoci in uno, anzi due universi paralleli. 

Da un lato un disco magistrale con cui Hadreas spoglia la musica di tutte le sue vesti, riducendola all’ essenziale. L’introduzione di suoni ed elementi più classici aiutano questo effetto di rarefazione dei suoni e delle singole note tanto da assomigliare nel brano di apertura, Just A Room, quasi al gocciolio dell’acqua dopo la pioggia. I toni pacati e meditativi che ci rapiscono ed ammaliano padroneggiano in buona misura la prima parte dell’album, raggiungendo l’apice con il pezzo strumentale di Scherzo. Non mancano sfumature più grevi e cupe che danno adito ai versi di un animo tormentato. 

Un primo cambio di sonorità che allarga il respiro e il ventaglio di sperimentazioni sonore si ha con Pop Song. Il ritmo si fa incalzante e l’album prende gradualmente e lentamente vita: si passa dagli accenni reggae di Ugly Season, a richiami tribali di Eye In The Wall per culminare con un noise misto jazz di Hellbent

Riprendendo la pièce teatrale The Sun Still Burns Here nata dalla collaborazione con la coreografa Kate Wallich e la sua compagnia YC (Seattle, 2019), il nuovo album espande il concept di musica e danza moderna alla realtà virtuale. “Ugly Season” viene infatti lanciato assieme ad un lungometraggio Pygmalion’s Ugly Season (di Jacolby Satterwhite) a cui fa da colonna sonora. Hadreas ci teletrasporta così in un suo metaverso fatto di fluidità di genere, sesso e percezioni. 

Il compito di fare da collante e dare coesione al tutto è affidato ai versi delle canzoni. Se da un lato Hadreas predilige qui l’assetto strumentale rispetto a quello narrativo, sono le parole che, dosate e calibrate in maniera strategica, esplicitano e indagano la complessità della relazione con il proprio corpo e dell’interazione erotica tra corpi. Immagini vivide e tangibili evocate in pochi versi come “Slick with rot/Thick as vaseline” in Ugly Season

Lo scenario in Just A Room con la premessa di portarci solo in una stanza piatta e statica (“No pattern/No bloom/Where I’m taking you/Flat and static/Just a room”) in questo viaggio nel metaverso si addensa fino a diventare un torrente in piena. Non è un caso che il richiamo all’acqua, elemento fluido per eccellenza, si ritrovi a chiusura dell’album in Cenote – termine che denota un tipo di cavità con acqua all’interno e considerate sacre dalle antiche popolazioni indigene dell’America Centrale.

Se la fluidità acquista quindi da un lato una dimensione mistica e sacra, dall’altro Hadreas si interroga su un passato che ritorna sempre uguale a se stesso, come canta in Hellbent: “It happened again/It’s still happening”.

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