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James LaBrie – Beautiful Shade Of Grey

2022 - InsideOutMusic
hard rock / prog metal

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Tracklist

1. Devil In Drag
2. SuperNova Girl
3. Give And Take
4. Sunset Ruin
5. Hit Me Like A Brick
6. Wildflower
7. Conscience Calling
8. What I Missed
9. Am I Right
10. Ramble On
11. Devil In Drag (Electric Version)


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James LaBrie – il cantante del gruppo forse più tecnico nella storia del rock, ovvero i Dream Theater – ha fatto ‘sto disco nuovo che si intitola “Beautiful Shade Of Grey”. Il sesto album solista dell’artista canadese, sempre attivissimo con collaborazioni a destra e a sinistra, viene pubblicato a quasi dieci anni di distanza dal precedente “Impermanent Resonance” e ci regala diverse sorprese. Non tutte piacevoli, purtroppo.

Tralasciando lo stile e la tenuta della voce dell’ormai sessantenne LaBrie – che sarà pure bravissimo e ultra-professionale quanto vi pare ma, come notò anni fa la buonanima di Richard Benson, canta sempre uguale co ‘sto vibrato melodico e quando espande è gallinaceo, c’è da constatare con un pizzico di sorpresa il quasi totale allontanamento del nostro dal mondo del metal.

Dopo averci abituato a sonorità più robuste in passato – con tanto di parti in screaming affidate al batterista Peter WildoerJames LaBrie torna sui suoi passi e abbandona qualsiasi forma di velleità heavy, mantenendo giusto qualche chiaro e doveroso legame con quella sfera progressive che tanto bene conosce. A fare da collante tra le dieci tracce di “Beautiful Shade Of Grey” è la chitarra acustica dell’italiano Marco Sfogli, regina incontrastata in un disco nel quale l’elemento elettrico sembra essere spesso ai margini.

Il taglio unplugged dato all’album, che funziona nelle melense ma abbastanza gradevoli ballad (Sunset Ruin, Am I Right), non premia le altre canzoni, spesso deboli e insipide. Tutto ruota attorno a un’idea di AOR decisamente raffinato ma assai poco eccitante, farcito di tastiere e con sprazzi sinfonici. Uno stile che lascia pochissimi segni sull’ascoltatore nonostante la prova convincente di un James LaBrie che, seppur non vispo come i bei tempi andati, dimostra di essere ancora padrone del suo mestiere.

Il frontman dei Dream Theater, consapevole di non essere più il fenomeno degli anni di “Images And Words”, preferisce non strafare, si contiene e vince la sua piccola sfida. Anzi, vi dirò di più: sembra perfettamente a suo agio con questo prog-hard-pop-rock sterile, un po’ annacquato ma ben arrangiato e suonato. La cover di Ramble On dei Led Zeppelin, unica “chicca” del lavoro, non infastidisce ma neanche aggiunge nulla a un piatto ben servito ma insapore.

Molta forma, poca sostanza e zero idee: secondo voi, uno che sta al capo di uno dei più grandi gruppi al mondo si può permettere un disco solista così? 

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