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Musica per cui non eravamo preparati: i 30 anni di “Images And Words”

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Come il punto zero o la nascita dell’universo, come un minerale raro appena setacciato, senza tanta discordia il progressive metal inizia proprio da questo album. Partendo da qualche anno prima, il progressive stava iniziando ad avere momenti di stanca importanti, la svolta wave inaccettabile in “Roll The Bones” dei Rush uscito un anno prima o il fantastico “Parallels” dei Fates Warning non contribuivano a coprire le lacune di trent’anni prima. “Images And Words” per tante categorie di ascoltatori e musicisti è stata l’apparizione di qualche divinità ancestrale, un qualcosa che ha riscritto le leggi teoriche e pratiche della musica, un disco che ancora oggi viene portato in esame nei conservatori, un’opera intoccabile e sconsacrabile.

In quell’epoca la critica soleva chiedersi com’era possibile che un tale equilibrio di tecnica ed eleganza portò il metal ad un livello di attenzione globale, visto e considerato che la musica così strettamente tecnica aveva un bacino di ascoltatori tutto sommato ridotto. Sicuramente c’è stata una destrutturazione anche a livello lirico, vengono trattate argomenti più elevati, sentimenti e temi esistenziali, accompagnati da una voce come quella di James LaBrie che trasforma l’ascolto in qualcosa di intimo e travolgente all’ennesima potenza. Nel 21° secolo queste tematiche possono apparire apparentemente normali, ma negli anni ’90 non erano così scontate in un genere “estremo” come il metal, ed era proprio questo il punto di svolta. Consideriamo poi che il grunge stava spopolando tantissimo in quel periodo, ed era un “avversario” ostico per tutti: concepire un lavoro progressive metal mentre nelle classifiche c’erano Nirvana, Pearl Jam, Soundgarden e Alice In Chains doveva essere un atto di coraggio.

A 30 anni di distanza sono tante le cose che stupiscono ancora in “Images And Words“. Innanzitutto, la produzione magistrale. In secondo, come se Malmsteen non bastasse, qui viene riscritto il concetto di virtuosismo, e da quel momento in poi John Petrucci diventò l’idolo di tutti i chitarristi, anche neofiti. Terzo, ogni brano è la massima del Teatro del Sogno, e proprio questo album (per assurdo) rende giustizia anche al nome della band. A partire dal brano manifesto Pull Me Under, che sintetizzava alla perfezione il sound del disco e all’epoca fu scelta come singolo di lancio e trasmessa in radio (sebbene in una versione leggermente accorciata), i Dream Theater facevano capire che quando c’era da scatenare la potenza del metal di certo non si tiravano indietro. Ogni arrangiamento, ogni idea e ogni armonia non rendono l’ascoltatore indifferente, anzi si realizzava fin dal primo ascolto che questo lavoro voleva celebrare l’epopea della grandezza. Ci fu addirittura anche una promozione non del tutto indifferente e senza compromessi: nonostante Another Day fosse ritenuto il brano più adatto per ricavarne un video ad alta rotazione, non destinato esclusivamente agli amanti del metal, MTV ha prestato particolare attenzione a quello realizzato per Pull Me Under, il quale ha ricevuto un discreto numero di passaggi televisivi. Questa particolarità viene citata da Mike Portnoy nella VHS “Images and Words: Live in Tokyo” durante la spiegazione della genesi del video. Altra curiosità: nel libretto dell’album sono indicati come d’abitudine gli autori di ogni singolo brano, ma le parole “music” e “lyrics” sono sostituite rispettivamente da “images” e “words“.

Forse mi ripeterò, ma a 30 anni di distanza “Images And Words” rimane tuttora la manifestazione della classe e della superbia che il metal può raggiungere, ma anche uno dei dieci album più importanti di questo genere. Sul suo conto ne sono state dette tante, forse troppe, Ma quando si va ad analizzare e a descrivere (con un certo timore oserei dire) un’opera gigante e che va oltre l’arte a cui appartiene, si nota anche una certa metamorfosi, il prog-rock ha abbracciato definitivamente il metal. I Dream Theater sono questi, che piacciano o non piacciano, questo progetto da oltre trentacinque anni ha tolto le barriere e ha ampliato le menti di tanti portando cambiamenti che nessuno si aspettava, creando inaspettatamente sottogeneri negli anni a seguire. Con questo album siamo in debito tutti. Buon trentesimo anniversario.

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