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Back In Time

Storie di vampiri innamorati: “I Brought You My Bullets, You Brought Me Your Love” dei My Chemical Romance compie 20 anni

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Probabilmente esiste un’età “più giusta” per ascoltare certi dischi. Certe canzoni hanno un’eco maggiore se ascoltate durante i piccoli e grandi drammi dell’adolescenza, dove tutto è incerto, estremo, incompleto. “I Brought You My Bullets, You Brought Me Your Love” è uno di questi.

Uscito vent’anni fa sul mercato discografico americano sotto l’etichetta indipendente Eyeball Records e prodotto da Geoff Rickly, membro dei Thursday, questo disco dal titolo titolo lungo e complicato accendeva le luci su una band quasi sconosciuta del New Jersey, formatasi appena due anni, il cui nome, My Chemical Romance, traeva spunto dal romanzo “Ecstasy: Three Tales Of Chemical Romance” di Irvine Welsh.

I Brought You My Bullets, You Brought Me Your Love” era sicuramente un disco di non di facile ascolto. Le tracce avevano strutture articolate e contenuti ancora acerbi. Diverse sonorità e diversi generi spesso non completamente ben dosati e amalgamati tra loro: riff dinamici, ritmiche di derivazione hardcore e vocals in bilico tra urlati ruvidi e scorci di decadentismo. I testi erano perfettamente calati nel periodo storico di inizio millennio e ne raccontavano l’esplosione emotiva metal-emo-horror. Ma cosa ancora più importante, questo debut album, vantava una caratteristica assai rara: la spontaneità.

Un punk rock vitale, grezzo e genuino, che purtroppo (o per fortuna) è andato perso nei successivi lavori della band, tanto da far sì che l’ascolto di “I Brought You My Bullets, You Brought Me Your Love” non possa non suscitare una certa nostalgia. Il gruppo dei dischi successivi (un esempio su tutti, “The Black Parade” ha visto snaturare per buona parte il loro sound originale dei primi due album), infatti, sembra completamente un’altra band. Nell’album d’esordio, infatti, i My Chemical Romance erano ruvidi e arrabbiati; alti melodici si alternavano a bassi urlati, e il tutto veniva tenuto insieme da chitarre prepotenti e cupe note di basso. Certamente un disco da ascoltare se si vuole conoscere la band degli esordi ancora incontaminati dal music-business. “I Brought You My Bullets, You Brought Me Your Love” era soltanto il primo passo di un gruppo ancora acerbo e poco consapevole delle proprie potenzialità, di una band che qualche anno dopo avrebbe saputo conquistare pubblico, critica e media.

Composto da dieci canzoni e un intro strumentale di sole chitarre, Romance, “I Brought You My Bullets, You Brought Me Your Love” da un lato seguiva tonalità dark e gotiche con componimenti abbastanza lenti e cupi, dall’altro presentava brani più improntati all’hardcore melodico, con aperture emo-core e sprazzi di screaming vocals, che giocavano tutto sulla dinamicità della sezione ritmica. Tra le tracce con venature hardcore new-school sicuramente è da annoverare Drowning Lessons. Trame taglienti di chitarre melodiche e liriche strillate, ricordano molto le atmosfere degli Off Kilter. Sulla stessa linea anche Headfirst For Halos, traccia tra le più vivaci dell’album, e Skylines And Turnstiles. Di impronta decisamente emo, la traccia d’apertura, Honey, This Mirror Isn’t Big Enough for the Two Of Us.

Il tema dell’amore – rincorrerlo o distruggerlo, che sia – è presente in tutto il disco, in particolar modo in tracce come la vulnerabile Demolition Lovers (più di sei lunghi minuti che iniziano in silenzio per poi finire in un’ultima esplosione di energia e rabbia che chiude il lavoro) e l’intimista Vampires Will Never Hurt You, che alterna segmenti cupi e sussurrati a scorci urlati e dinamici, e ci ricorda che creature immortali come i vampiri sono capaci di innamorarsi. Ciò che accomuna queste ultime due tracce è sicuramente il senso di inquietudine che sembra trasportarti in un cortometraggio in stile Tim Burton. Particolare l’atmosfera che si respira in Early Sunsets Over Monroeville, col suo ritmo scandito da dolci arpeggi, uniti alla voce disperata di Gerard Way. Sicuramente la traccia più tranquilla dell’album, e (forse) la più piatta. Orecchiabile e piacevole, invece, risulta l’incedere perentorio di This Is the Best Day Ever. Our Lady Of Sorrows e Cubicles, infine, presentano un ritmo guidato da un groove leggero e un lirismo tanto tenebroso quanto agghiacciante.

I My Chemical Romance degli inizi sono esuberanti e introspettivi; non perfetti, ma precursori di ciò che sarebbero diventati. Il loro disco d’esordio è un incrocio confuso di spigolosità, dove si alternano in una danza infernale sentimenti di tristezza, rabbia, disillusione e pessimismo. “I Brought You My Bullets, You Brought Me Your Love” non sarà un album eccezionale, ma certamente è un debutto degno di nota, e come tale non può essere ignorato.

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