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Ryo Okumoto – The Myth Of Mostrophus

2022 - InsideOutMusic
prog rock

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Tracklist

1. Mirror Mirror
2. Turning Point
3. The Watchmaker (Time On His Side)
4. Maximum Velocity
5. Chrysalis
6. The Myth Of The Mostrophus


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The Myth of the Mostrophus” è il quarto disco solista per Ryo Okumoto, tastierista degli Spock’s Beard. La rock band fondata a Los Angeles ritenuta forefront della modern prog rock.

Siamo davanti ad un monumentale lavoro metal, con evidenti derive progressive. Stavolta Ryo ha chiamato un bel po’ di gente, attingendo sia dagli Spock’s Beard che dalle sue vaste conoscenze di scena. Compaiono in questo album anche il co-autore Michael Whiteman, il bassista Dave Meros e il chitarrista Alan Morse, tutti pezzi degli Spock’s, come anche le voci di Jimmy Keegan e Ted Leonard. Il violoncello di Raphael Weinroth-Browne (Leprous), batteria per Mirko De Maio, Jonathan Mover (Joe Satriani) e Mike Keneally (Frank Zappa, Steve Vai). Le chitarre sono di Steve Hackett (Genesis) e di Marc Bonilla (Keith Emerson). Il basso è di Doug Wimbish dei Living Colour. Un crogiolo di vecchie conoscenze e collaudati rapporti musicali, relati sotto la simbologia ancestrale di un personaggio enigmatico proveniente dal pianeta Vulcano, il Capitano Spock. A un certo punto a Spock cresce una insolita barba, nel corso dell’episodio della seconda stagione di Star Trek intitolato “Mirror Mirror”. Ed è in nome di quell’anomala apparizione corporea che questo gruppo di musicisti ha creato negli anni graduali stanze sonore, per sperimentare di volta in volta il futuro del rock. 

Le tracce appaiono molto tecniche, sempre di lunga durata (sono oltre ventidue i minuti della title track). Ma tutti gli strumenti dell’album prodotto dalla InsideOutMusic sono stati concepiti per la musica di insieme. Composto da sei brani (con altre due bonus track nell’edizione giapponese), è, almeno in parte, destinato a colmare il vuoto lasciato dal recente silenzio in studio degli Spock’s Beard. 

Con Mirror Mirror gli Spock’s Beard si dicono ancora vivi, ma trasmutati in una nuova forma musicale. Il titolo del brano si ispira all’episodio di Star Trek in cui, come abbiamo già detto, il signor Spock si fa crescere la barba. È una dichiarazione di fede in dieci minuti, condita con le familiari linee vocali e le armonie di chitarra e tastiera dei Beard. Qui ci sono tutti gli elementi indentificativi della band in cui milita Okumoto: il climax di chitarra del solista Alan Morse, la voce e la batteria di Nick D’Virgilio e la talentuosa moglie di Okumoto, Keiko, impiegata ai cori insieme a Michael Whiteman e Kevin Krohn. “Un uomo non può cambiare la galassia, ma un uomo potrebbe forse essere il cambiamento, in un mondo di tirannia, un uomo che prenda il comando”.

Turning Point contiene una stanza di batteria di Jonathan Mover. Le illustrazioni percussive di Mover sono ingannevolmente complesse e conferiscono gli ictus giusti a questo tipo di sound. Con Mike Keneally alla chitarra ci ritroviamo chiusi a chiave in una stanza sonora volutamente drammatica che accompagna perfettamente la voce espressiva di Sadler. La canzone descrive un uomo che è giunto alla fine del suo legame sentimentale e si rivolge a chiunque sia stato ingannato a livello emotivo.  The Watchmaker (Time on His Side) è immersa in un’atmosfera anni ’70. Il ritmo pesante della chitarra di Lyle Workman si aggrappa alle languide linee di basso di Dave Meros. È un rock sincero con un sound semplice. La tastiera contorta di Okumoto ci rassicura. Ryo non è diventato commerciale e le inclinazioni progressive sono ancora alla base di tutto ciò che fa. 

The Myth Of Mostrofus, un’epopea mostruosa di 22 minuti che ci riporta ai classici suoni degli Spock’s Beard. Gli svolazzi percussivi di D’Virgilio sono precisi. Nel brano c’è anche un assolo di sax, avulso dal complessivo quadro sonoro. La canzone è un viaggio cinematico su un mostro gigantesco che distrugge il mondo. Però sbarazzarsi della minacciosa creatura per salvare la razza umana non è un compito facile. Il canto collettivo si combina per scacciare il nemico, mentre l’assolo di sax di Andy Suzuki annuncia la morte della creatura. I commenti vocali di Leonard e D’Virgilio raccontano la storia in modo bizzarro in cui il classic prog è espresso in tutte le sue formule.  Chrysalis, una ballata sul tema della solitudine. Gli arpeggi di pianoforte caratteristici di Okumoto sono mescolati ad un hook ipnotico. La voce solista e la chitarra sono eseguite da Randy McStine, il cui canto emotivo completa il quadro triste del brano.

Ryo, classe ’59, è tra i più celebri keyboardist rock della scena prog internazionale. Tastierista degli Spock’s Beard dal 1996, da sempre in simbiosi con l’Hammond Organ e il Mellotron. Ma Okumoto si è fatto notare anche all’esterno della sua cerchia. Può vantare, infatti, di aver collaborato negli anni ’80 con artisti come Phil Collins, Erica Clapton, Aretha Franklin e Barry White. 

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