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Long Distance Calling – Eraser

2022 - earMUSIC
post metal

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Tracklist

1. Enter:Death Box
2. Blades
3. Kamilah
4. 500 Years
5. Sloth
6. Giants Leaving
7. Blood Honey
8. Landless King
9. Eraser


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Il post-rock di matrice tedesca torna a ruggire con il grande impatto sonoro che solo i Long Distance Calling riescono a trasmettere. Il quartetto inizia a percorrere la propria strada a Münster nel lontano 2006, creando un cuore pulsante di sonorità che spostano spesso gli equilibri verso qualcosa di stampo post-metal e che si incastra nel continuo susseguirsi di cambi repentini e melodici. La potenza strumentale che prende vita in ogni lavoro in studio della band è parte di un meccanismo sofisticato e ben strutturato. Con questo nuovo atmosferico album intitolato “Eraser”, pubblicato da earMUSIC, nove brani inediti si collegano tra loro con un filo sottile, ampio di idee e con una grande produzione alle spalle. Nelle tematiche affrontate si fa un chiaro riferimento alla lenta distruzione della natura, che subisce il suo mutamento e l’estinzione della specie.

Un pianoforte dissonante e misterioso apre Enter:Death Box, con una malinconia struggente. Segue subito la carica tagliente di Blades, in cui si può riconoscere subito il cavallo di battaglia della band, che inserisce un vortice estremo di chitarre ruggenti, abbandonando gli elementi elettronici del precedente lavoro. Il gioco duro e aggressivo delle distorsioni si lancia in una cavalcata spedita nella parte centrale del brano, con la batteria a immergersi in un cambio frenetico geniale, completando la traccia con un’emozione magica. Lo stesso discorso furioso si accende a passi più leggeri su Kamilah, che esplora un approccio sperimentale da brividi, che poi si traveste da creatura malefica pronta a divorare il mondo. La ritmica in questo caso rallenta in modo stupendo e ci invita in una melodia sensibile, da gustare ad occhi chiusi. Una composizione morbida che riscalda il cuore.

500 Years incontra qualcosa di lontano in una galassia perduta e racconta di una storia fatta di distruzione, immersi nella solitudine. Il riff martellante nel cambio finale sprigiona la sua violenza infinita sposando a pieno la tecnica sopraffina della batteria, per una traccia dura come il marmo. Invece il lato più calmo si riflette su Sloth, che ci culla dolcemente con un arpeggio drammatico e si rafforza nel canto oscuro di un sassofono suggestivo. Nel ritornello si accenna qualcosa di orecchiabile, completando la composizione nel modo giusto.

Sulla seconda parte del disco veniamo spazzati via dall’uragano di Giants Leaving, che trova il suo momento di pace nelle emozioni ricercate e un tiro che ricorda i monumentali God Is An Astronaut, mentre Blood Honey è il momento più alto di questo lavoro, con la sua lunga durata e un avvincente battaglia contro un nemico immaginario. La tecnica delle chitarre si impreziosisce di nuova linfa vitale, tornando indietro nel tempo a pezzi storici stile “Apparitions” del 2009. Prima di chiudere troviamo Landless King, una classica canzone post-metal che affronta un lato musicale maturo e accogliente. Infine la traccia di chiusura Eraser, si concentra sull’essere umano colpevole di molti errori, in una vita di alti e bassi. Un degno finale roccioso che rende quest’opera un’ennesima perla.

Eraser” affronta alla perfezione diversi argomenti, creando un ritmo veloce e spensierato. I Long Distance Calling anche questa volta centrano l’obiettivo, con un lavoro da brivido, preciso e perfetto.

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