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“Come Clean” dei Puddle Of Mudd: quante speranze infrante

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Chi come me si è imbattutto in “Come Clean” dei Puddle Of Mudd in tempi non sospetti? Tu che leggi, non nasconderti, lo sappiamo tutti che hai il loro Cd nascosto da qualche parte. Non avere paura, esci allo scoperto!

Correva l’anno 2001 e in una calda estate, all’improvviso comincia a girare in modo ossessivo su MTV il video di She Hates Me, “She fucking hates me Trust, she fucking hates me La, la, la love “ si canticchiava continuamente e felicemente. Ok, tralasciando una delle canzoni più commerciali dell’anno (forse del decennio), passiamo subito alle due tracce più belle dell’album, cioè stiamo parlando di Control e Blurry, che pronosticavano un bel lavoro. Beh, ovviamente si corre subito ad acquistarlo.

Tutti noi speravamo in un grande disco, e in parte “Come Clean” potrebbe anche esserlo. Soprattutto, speravamo di aver trovato una nuova band che poteva ri-lanciare un nuovo genere negli anni d’oro del Nu Metal. Potremmo chiamarlo Post-Grunge o Nu-Grunge a seconda delle vostre preferenze, o semplicemente Alternative Rock, inglobando altri gruppi come Creed, Nichelback e Staind tra tutti. Questo nuovo lancio stilistico-discografico si caratterizzava per le chitarre robuste e una voce graffiante che poteva ricordare of course Kurt Cobain o Layne Staley e aveva tutte le carte in regola per fare veramente il botto.

Il tutto patrocinato dal Dottor Fred Durst (“io non sono pirla”, direbbe oggi alla Josè Mourinho) che ha creduto fortemente nella Band del Missouri. Infatti, proprio grazie ad un suo incontro in un camerino durante un tour dei Limp Bizkit, il leader dei Puddle Of Mudd, Wes Scantlin riesce ad esaurire i suoi desideri e a far pubblicare un loro album sotto una Major, la Universal: “Come Clean” è il secondo album per la band, e contiene comunque tracce del primo lavoro, “Abrasive del 1997.

Come detto, grazie a Fred Durst la band riesce a entrare nel mondo del mainstream e grazie proprio all’assillante heavy rotation sui canali musicali dell’epoca, i Puddle Of Mudd riescono a vendere un numero di copie pari a cinque milioni (ripeto, cinque milioni), e questo rimane ancora il loro più importante successo discografico. Il disco raggiunse inoltre la nona posizione di Billboard 200 e l’undicesima della Billboard Top Internet Albums, il brano Blurry venne inserito nella colonna sonora del videogioco Ace Combat: Squadron Leader. Insomma, di carne al fuoco ce n’era parecchia.

Le potenzialità non si mettono in dubbio, i dollaroni per la mega produzione e promozione nemmeno. Le tracce sono equilibrate e coerenti, sembra che la band voglia mettersi in mostra ma senza esagerare. Non esistono sperimentazioni, si punta tutto sul rock più puro e semplice e sulla melodia, caratteristiche queste che fanno di “Come Clean” un buon album, nonostante tutto. Il disco fila liscio fino alla sua metà, poi perde un po’ di originalità. Il tutto diventa una riproduzione di un Grunge che agli inizi degli anni 2000 aveva ormai poco da dire.

Boom di ascolti e di vendite sì, ma poi il progetto è ricaduto in un vortice di mediocrità e cliché. Se qualcuno è a conoscenza di qualcuno che ha comprato altri loro album si faccia pure avanti. Non voglio assolutamente parlare male dei Puddle Of Mudd, ma la speranza che conferivo in loro era davvero alta. Il successo e gli eccessi però hanno contribuito a compromettere una carriera che poteva essere molto piò lungimirante, forse più importante. Alcuni episodi non hanno sicuramente fatto piacere ai fan, e tutto ciò nel mondo dello spettacolo si paga.

Detto ciò, nessuno si è fatto male, e continueremo a cantare ancora She Fucking Hates Me. Ah, lo vuoi far uscire questo cd? Non vergognarti, suvvia!

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