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The Zen Circus – Cari Fottutissimi Amici

2022 - Capitol / Universal
indie rock

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Tracklist

1. Ok boomer (feat. Brunori Sas)
2. Voglio invecchiare male (feat. Management)
3. Figli della guerra (feat. Speranza)
4. Ragazza di carta (feat. Luca Carboni)
5. Caro fottutissimo amico (feat. Motta)
6. Il diavolo è un bambino (feat. Emma Nolde)
7. Johnny (feat. Fast Animals and Slow Kids)
8. 118 (feat. Claudio Santamaria)
9. Meravigliosa (feat. Ditonellapiaga)
10. Salut les copains (feat. Musica da Cucina)


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Il Circo Zen è tornato, accorrete gente, prendete i biglietti e salite su  una giostra, un tagadà, un autoscontro. “Cari Fottutissimi Amici” è la nuova idea dei The Zen Circus. Ed è molto più di un album: è un gioco (e il gioco, si sa, è per persone molto serie!) di collaborazioni eterogenee e variegate tra amici vecchi e nuovi. A distanza di due anni dal precedente lavoro, “L’ultima casa accogliente”, il nuovo progetto musicale collettivo della band toscana richiama il titolo del film “Cari Fottutissimi Amici” di Mario Monicelli dell’agosto del 1944.

Gli Zen da circensi si trasformano in giostrai. Sempre nomadi e sempre fedeli a sé stessi e alle loro tonalità ricercate e mai banali, analizzano la nostra società puntando la lente d’ingrandimento sulla quotidianità e sullo scorrere delle lancette intorno ad essa. Alla base una gran voglia di sperimentare e, soprattutto, divertirsi (che il segreto sia proprio questo?). Dopo oltre due decadi di carriera gli Zen Circus cambiano nuovamente pelle proponendo un album inaspettato e imprevedibile, interamente composto da featuring e confermandosi una delle realtà più veraci (e apprezzate) dell’attuale panorama musicale italiano. Il trio AppinoUfoQqru (insieme a Francesco “Maestro” Pellegrini e Fabrizio “Geometra” Pagni) muove i passi tra generi diversi e nuove sonorità, non rinunciando ad essere ironico, sagace, rabbioso. Anche stavolta, l’irrequietezza tipica del Circo Zen mantiene intatta l’urgenza espressiva: si passa dal pop all’ambient, dal rock all’elettronica, dal crossover alla psichedelia. Ad arricchire i suoni, featuring cucite ad arte sulle caratteristiche vocali e sonore di ogni fottutissimo amico, in quella che è a tutti gli effetti una grande festa in musica.

“Cari fottutissimi amici” è un disco che non bada alla mode, ma che si  impregna dello spirito schietto, libero e solare degli Zen e della loro coerenza, umana prima ancora che artistica. Dieci brani inediti per dieci collaborazioni. Dieci momenti totalmente Zen Circus, tra sorrisi a mezza bocca e risate sguaiate. Dieci giri di giostra e, ad ogni giro, un diverso amico a salire con noi.

Il primo a salire è Brunori Sas con la sua tipicapoesia cantautorale. Ok Boomer è  un’ode nostalgica, a tratti disincantata, della vita passata e una riflessione sul conflitto tra generazioni: “ E adesso, invece, tuo padre sei tu”, canta Appino, riprendendo il pensiero contenuto già negli album “Il Fuoco in Una Stanza” degli Zen e “Il Testamento” di Appino. Nuova corsa, nuovo giro insieme al duo dei Management e l’ironica Voglio invecchiare male, brano che racconta il terrore verso l’incertezza del futuro, a cui si guarda con rassegnazione e nichilismo: ”Io non sto vivendo, sto soltanto improvvisando”. Se i primi due brani sono accomunati dalla tematica dell’incedere del tempo, i restanti non presentano un fil rouge tra loro. La terza traccia, Figli della Guerra, è accompagnata dal rapper italo-francese Speranza e dai suoi larghi occhi chiari. Senza dubbio è il featuring più crudo e diretto del disco. Rabbia e angoscia si alternano lungo tutte le rime della canzone. Decisamente dolce e delicata, invece, la ballad Ragazza di carta con Luca Carboni. Traccia più Carboniana che Zeniana che, è una lettera d’amore dolceamara.

Possono dodici minuti rotti riassumere anni di vita e avventure spese insieme? Il quinto giro di giostra ci prova (e ci riesce egregiamente!). Sulle montagne russe sale l’amico di sempre Francesco Motta con le note di Caro Fottutissimo Amico, concept dell’intero album, attorno a cui ruota tutto il resto. La traccia è una ballata rock che sconfina su distese psichedeliche futuriste. Sincerità e surrealismo si mescolano in un’ipnotica complessità armonica e polistrumentista,ipnotica. È un pezzo sconvolgente e stravagante, molto in linea con la filosofia narrativa del Motta più recente ( vd. l’album “Vivere O Morire”). Archi, progressioni musicali, canto distorto e un drumming tribale e selvaggio: senza ombra di dubbio una delle canzoni più belle ascoltate quest’anno.  Di recente, nella famiglia Zen entrata anche la grinta e la dolcezza di Emma Nolde. Nel brano Il diavolo è un bambino presenta un’interessante costruzione musicale:  fiati a base di sax baritono e tromba, strofa e ritornello perfettamente interpretati da un Appino abrasivo e una Nolde delicata.

È il turno della frizzante Jhonny, insieme Fast Animals and Slow Kids.  Un brano fresco e trascinante, in cui il protagonista è uno di noi: fragile, insicuro e con due dita di polvere sull’anima. Interessante il cameo di Claudio Santamaria, nel brano 118. Lo spoken word dell’attore arricchisce un rock che ondeggia su un realismo distopico: domande e dubbi sulle miserie della società si accavallano tra loro senza trovare risposte. Sale per un altro giro di giostra, il microcosmo di Ditonellapiaga sulle note dell’esuberante Meravigliosa. Traccia breve e diretta, che richiama un piacevole pop anni ’80 e a tratti dance. Nell’ultimo giro, con l’intimo e mistico Salut les copains,ci accompagna Musica da Cucina. Il Circo Zen ci saluta con un inedito completamente strumentale, registrato dagli Zen Circus presso l’Iceforeveryone Studio di Livorno e da Fabio Bonelli presso Casa Bonelli di Milano. Si respira un’atmosfera magica e avvolgente, un loop elettrostatico d’ambiente con strumenti da cucina e chitarre. Un commiato a tutti i cari fottutissimi amici che hanno preso parte al luna park degli Zen Circus. Da segnalare che, nei solo formati fisici, CD e Vinile, è contenuto anche il singolo Canta che ti passa con il featuring de La Rappresentante di Lista, uscito nel 2019.

I The Zen Circus  suonano per la gente, della gente e tra la gente. “Cari fottutissimi amici” è viva testimonianza di ciò. Un disco che sa di libertà e la respira a pieni polmoni. Un disco che celebra l’amicizia e la musica, attraverso un malinconico dialogo tra passato e presente. Una giostra che sale e scende. Un autoscontro. Un tagadà, su cui decidere di salire oppure no. Qualcuno si divertirà, qualcun altro si sentirà male, avvisano i nostri giostrai. Di sicuro c’è il rischio di ritrovarsi con dei lividi sulla pelle. E, in fondo, va anche bene così.

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