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Ashenspire – Hostile Architecture

2022 - Aural Music / Code666
avantgarde metal

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Tracklist

1. The Law of Asbestos
2. Béton Brut
3. Plattenbau Persephone Praxis
4. How the Mighty Have Vision
5. Tragic Heroin
6. Apathy as Arsenic Lethargy as Lead
7. Palimpsest
8. Cable Street Again


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Ricordo ancora il momento in cui conobbi “La Masquerade Infernale” dei geniali Arcturus. Provenivo da ascolti prog anni ’70, era il 2000, e rimasi grandemente affascinato da quel modo strambo di fare musica, quel modo particolare di far collidere atmosfere black metal con prog, teatralità assortita, dark rock e space metal. Non lo sapevo ancora, ma avevo iniziato ad amare un genere, l’avantgarde, che da lì in poi avrebbe condizionato tutti i miei ascolti futuri, spostando la mia attenzione a tutto ciò che di obliquo e fuori dagli schemi la musica metal/rock mi avrebbe offerto.

Gli scozzesi Ashenspire, dopo questo incipit, sono una bella sorpresa in tal genere, essendomi perso il primo album che ho bellamente provveduto a rimediare. Escono per la nostrana Aural music / Code666, sempre attenta alla parte non convenzionale della musica pesante. Con “Hostile Architecture” (un titolo che spiega già cosa le nostre orecchie ascolteranno nei prossimi 44 minuti) segnano un deciso passo avanti rispetto al seppur buono esordio, ancora, quest’ultimo, un pò acerbo e troppo complesso per aprirsi veramente al mondo ed emozionarlo: qui dentro c’è praticamente un guazzabuglio di generi che si scontrano (come è normale per questo tipo di musica), ma come nei migliori lavori, sono talmente ben congegnati da non apparire slegati, anzi, al contrario, uniti da un fil rouge che rende il tutto armonicamente coeso e tematicamente accattivante. 

Post-rock, prog, dark, space, teatralità, fiati, cori, violini, atmosfere black, shoegaze, dissonanze, tecnicismi mai fini a se stesso, si scontrano, combattono tra loro, fanno pace, si armonizzano a vicenda, si emozionano l’un l’altro e cosa più importante si aprono al mondo ed emozionano davvero. Un viaggio particolare, dove, forse, il punto debole lo ricopre una voce, che seppur teatrale e ben inserita, si fa a volte troppo stucchevole e ridondante.

Hostile Architecture” è un album molto bello, intricato, ma quasi immediato, emozionante, che respinge ma poi cattura, dove l’impianto lirico gioca un ruolo fondamentale, andando a raccontare e denunciare le contraddizioni del capitalismo e del potere dato in mano a pochi eletti.

Alla terza prova chissà che non ci sfornino il loro capolavoro, sono fiducioso.

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