Impatto Sonoro
Menu

Recensioni

Locrian – New Catastrophism / Ghost Frontiers EP

2022 - Profound Lore
drone / ambient / post rock

Ascolta

Acquista

Tracklist

New Catastrophism

1. Mortichnia
2. The Glare Is Everywhere And Nowhere Our Shadow
3. Incomplete Map Of Voids
4. Cenotaph To The Final Glacier

Ghost Frontiers EP

1. Witness The Collapse Of Geologic Time
2. The Chasm Of The Future


Web

Sito Ufficiale
Facebook

Aspettavo quest’album con impazienza, da ben 7 anni, da quel “Infinite Dissolution” che mi sorprese a metà lasciandomi un po’ di amaro in bocca per quello che questi ragazzi potevano ancora offrire e non avevano ancora dato.

Lasciatemelo dire, subito, con questa doppietta, l’album e l’EP (cosa che non comprendo, il dividerlo in due, quando insieme non avrebbero nemmeno superato l’ora e dieci di durata e che, a conti fatti, se non per i 5 minuti in più del primo, hanno quasi la stessa durata), i Locrian mi hanno deluso, tanto deluso, e lo dico con il cuore in mano.

Quello che mi aspetto da un album dei nostri, e che qui non c’è, è angoscia, ansia, potenza espressiva, oscurità che avvolge tutto e che sia traslato in musica tramite strutture black metal o drone e dark ambient poco importa: hanno attraversato diverse fasi, ma il fil rouge che univa tutto e che rendeva un loro lavoro distinguibile dalla massa era sempre lì, ben presente e riconoscibile. 

In questo “New Catastrophism” con annesso EP “Ghost Frontiers” Hess e soci hanno dato alle stampe il loro album ambient, con punte di drone e di post-rock, e un ricordo black metal dato dalla voce che qua e là fa la sua comparsa sempre immersa totalmente nel tutto (per questo non capisco come mai siano stati divisi, perché le atmosfere e il genere sono i medesimi in entrambi, forse il secondo ancora più diluito del primo), ma così compiaciuto di se stesso da non avere un guizzo, un sussulto, un barlume di originalità o soltanto personalità intento com’è a mostrare atmosfere sospese, ritmiche sotterranee lievissime e tensione latente, dove nelle, quei piccolissimi momenti vengono spazzati via da due suite di 15 minuti di una staticità imbarazzante.

Intendiamoci non sono album brutti, se scissi dal nome che si portano sul groppone, potrebbero essere anche degli interessanti album ambient rispettabili. Ma il nome c’è, campeggia in alto, e mi fa dire: ma perché, perché dopo 7 anni non avete osato di più, come d’altronde sapete fare benissimo?

Mistero.

Piaciuto l'articolo? Diffondi il verbo!

Altre Recensioni