1. Viva Las Vengeance
2. Middle Of A Breakup
3. Don't Let The Light Go Out
4. Local God
5. Star Spangled Banger
6. God Killed Rock And Roll
7. Say It Louder
8. Sugar Soaker
9 Something About Maggie
10. Sad Clown
11. All by Yourself
12. Do It To Death
Che la cosa piaccia o meno, il pop all’estero è sempre stato un genere evoluto, capace di emanciparsi dall’associazione generalizzata ed approssimativa tra ciò che è mainstream e la scarsa qualità. Soprattutto nei Paesi anglofoni, dagli anni ’60 ad oggi, sono emersi musicisti in grado di far conciliare la popolarità e i contratti con le major con pezzi tecnicamente spiazzanti e senza precedenti.
I Panic! At The Disco non fanno parte sicuramente di questa cerchia di artisti, ma, in particolare nel loro ultimo album “Viva Las Vengeance”, hanno saputo trarre il meglio dalle loro influenze riproponendo le peculiarità sonore delle band che hanno segnato la storia del pop rock mondiale. È palese il riferimento ai Queen: bastano i cori “persecutori”, il particolare intreccio tra il pianoforte e le testiere, qualche timida comparsa di chitarre elettriche per ricondurre l’ascoltatore al gruppo di fama globale. Questa caratteristica non rende “Viva Las Vengeance” un disco grottesco o inascoltabile, ma lo fa passare semplicemente in secondo piano all’interno di un panorama musicale assetato (giustamente) di novità.
Alcuni brani spiccano rispetto ad altri grazie alla presenza di elementi insoliti. La parte iniziale di Local God, ad esempio, richiama i Joy Division, ma il ritmo regolare e frenetico viene interrotto subito da un ritornello estremamente banale che lascia cadere qualsiasi pretesa di associazione con la storica band post punk. Don’t Let The Light Go Out e la traccia finale, Do It To Death, vincono a mani basse il premio di canzoni più strappa lacrime del disco. Ci sono brani più rock ‘n’ roll rispetto ad altri, ma “Viva Las Vengeance” rimane tutto sommato un disco abbastanza compatto e lineare.
Per quanto riguarda la parte narrativa, il disco ha la pretesa di raccontare il percorso emotivo di Brendon Urie, ruota attorno al rimpianto e all’invito cogliere l’attimo durante il periodo della giovinezza. Intento nobilissimo, se non fosse che la veste marcatamente pop dei pezzi soffoca l’aulicismo dei temi trattati con un linguaggio abbastanza semplicistico. Sembra che i Panic! At The Disco abbiano molto da dire, ma che allo stesso tempo, siano troppo impegnati a realizzare dei pezzi da musical, ballabili e radiofonici. In linea con il proprio percorso artistico, senza troppe pretese, la band fa pop da classifica.