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Ozzy Osbourne – Patient Number 9

2022 - Epic Records
heavy metal

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Tracklist

1. Patient Number 9
2. Immortal
3. Parasite
4. No Escape From Now
5. One Of Those Daysù
6. A Thousand Shades
7. Mr.Darkness
8. Nothing Feels Right
9. Evil Shuffle
10. Degradation Blues
11. Dead and Gone
12. God Only Knows
13. Darkside Blues


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L’irrefrenabile principe delle tenebre continua la sua lunga e monumentale carriera da solista con un nuovo intenso e corposo album, il 13° in studio. Ozzy Osbourne, autentica icona e leggenda del metallo inglese, nonostante i suoi continui problemi di salute, non si dà per vinto dando alle stampe un ennesimo disco carico di energia che strizza l’occhio al passato, ma che descrive a pieno anche il presente, in particolare la sua lotta contro la malattia con una personalità unica.

“Patient Number 9”, prodotto per la storica etichetta statunitense Epic Records, racchiude tutto il mondo di Ozzy Osbourne. Più che un album di resa, sembra un ritorno incredibile sulla scena, in cui il sound heavy metal si prende gran parte dello spazio e viene arricchito dalle collaborazioni importanti con diverse star dela panorama musicale mondiale. All’amico chitarrista di lunga data Tony Iommi, si aggiungono infatti Eric Clapton, Jeff Beck, Zakk Wylde, Josh Homme, Mike McCready dei Pearl Jam, oltre alla sezione ritmica di basso e batteria, eseguita alla perfezione da Chad Smith (RHCP) Robert Trujillo e il compianto Taylor Hawkins dei Foo Fighters che regalano quella marcia devastante a tutto il lavoro.

L’apertura di quest’opera viene affidata alla title track Patient Number 9, un frizzante brano di pura energia hard rock che viene decorato dalle risatine cattive in sottofondo e dalla paura per l’oscurità che si fa strada davanti agli occhi. Il riff macchinoso di Jeff Beck apre con un timbro godibile e si incastra bene alla voce melodica e a un ritornello contagioso. Nel cambio finale i giochi virtuosi della chitarra si completano con il solo frenetico e si uniscono a Immortal. Qui l’impulso caldo del basso dialoga con la distorsione moderna di McCready per un gusto più alternative che lancia un grido di speranza, come un essere immortale che riemerge dal sottosuolo. In Parasite invece si viaggia su una tematica dura e attraente, con la melodia dolce e ben curata che si lascia andare in un bridge stupendo. Il tiro emblematico della batteria ci riempie di gioia, è una delle ultime apparizioni di Taylor Hawkins, prima di trascinarci dentro la rabbia di Wyllde alla chitarra incendiaria. Un brano gonfio di sonorità ruvide, il più completo del disco. No Escape From Now fa un salto pazzesco nel passato con il gioco di effetti vocali in stile Planet Caravan. Il brano, grazie all’supporto bellissimo di Iommi, si accende come una hit preziosa in perfetto stile Black Sabbath con un’armonia rilassante e il cambio doom nel finale da infarto. La seguente One of Those Days convince per la notevole esecuzione di Eric Clapton, in uno stile wah-pedal elettrizzante, molto vicino ai cosmici Cream.

Con A Thousand Shades il cuore pulsante del disco subisce un cambio di rotta geniale, con una ballata da cantare all’infinito. Anche in questa traccia il sound sperimentale di Jeff Beck fa da contorno ai violini e agli archi nell’atto conclusivo, per un’opera armonica e intrigante. Mr.Darkness e Nothing Feels Right rallentano di poco la corsa, con un tappeto fangoso di chitarre che risulta banale ma che poi si riprende nel ritornello ampio di Wylde con un impatto bem diverso. Sulle note di Evil Shuffle si fa un chiaro riferimento alla sua convivenza con il morbo di Parkinson. Un muro di suoni corposi torna a ruggire in Degradation Blues, altro brano immenso con Iommi alle corde e con un testo carico di dolore e sfumature forti. Ci avviciniamo alla fine con tre storie differenti: il rumore sordo che scricchiola su Dead and Gone, con una sensazione inquietante ci porta poi a farci cullare dalla ballata di God Only Knows, in cui Osbourne immagina la propria morte in modo toccante, e qui spicca la chitarra di Josh Homme. Chiudiamo con Darkside Blues e l’eco in lontananza di un’armonica suggestiva che conclude con un’atmosfera soffice questo lavoro.

Il suono di “Patient Number 9” riesce ad essere attuale grazie all’utilizzo di tecnologie nuove come l’auto-tune nella voce e scorre abilmente regalando sussulti duri e profondi. Non è certo il capolavoro di Ozzy Osbourne, ma nonostante l’età che avanza, rimaniamo ancora una volta sorpresi da questo vecchio madman che non molla mai.

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