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Destrage – SO MUCH. too much.

2022 - 3Dot Recordings
djent / progressive metal

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Tracklist

1. A Commercial Break that Lasts Forever
2. Everything Sucks and I think I'm a Big Part Of It.
3. Italian Boi
4. Private Party - fest Devin Townsend
5. Sometimes I Forget What I Was about to
6. An Imposter
7. Is It Still Today
8. Vasoline
9. Rimashi
10. Unisex Unibrow
11. Everything Sucks Less


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Milano chiama! e lo fa in grande stile, perché quando si parla dei Destrage dobbiamo dare sempre il beneficio alla curiosità. In questi diciassette anni la band milanese ha sempre dimostrato che ogni album è un figlio totalmente diverso, con un carattere completamente diverso. Se il precedente “The Chosen One” rimarcava delle sonorità simili (ma non troppo) ad “Are You Kidding Me? No!questa volta la strada prende un percorso assai più intricato.

SO MUCH. too much. con questa copertina fucsia sgargiante con all’interno disegnini chill/vaporwave fa presagire un disco calmo, ma non è così, e sicuramente si può dire che la band questa volta ha giocato con tutti i colori che ci sono nell’artwork e oltre, con una spinta ancor più maggiore nelle composizioni ed un uso massiccio dell’elettronica. Un labirinto densissimo dove si ricerca spasmodicamente il riff più esplosivo o il palm muted più particolare, dal growl spacca ossa alle clean vocals di alto livello. Credetemi, in questo labirinto c’è da perdersi e le vie d’uscita sono diverse e c’è pure l’imbarazzo della scelta.

SO MUCH. too much.” nasce in un momento complicato, e il chitarrista Matteo racconta:

Quando è iniziata la pandemia non avevamo voglia di scrivere. Se sei bloccato tra quattro pareti, non c’è troppa ispirazione. Abbiamo aspettato fino a quando finalmente era arrivato il momento giusto. A quel punto, volevamo fare di nuovo musica. L’album è un figlio della pandemia. È la sensazione di delusione, di essere lasciato solo e di essere deluso. È molto introspettivo, ma è anche narcisistico. Nella società occidentalizzata, pensiamo che tutto riguardi noi, quindi c’è un po’ di questo

Questi dodici brani smuovono nervosamente il quadrante delle loro appartenenze musicali, infatti le influenze della band sono molteplici, alcune fanno fatica ad incastrarsi se ci si pensa, ma la band milanese riesce sempre a trovare quella nota esatta per far confluire il tutto. In più, c’è da dire che l’esperienza con “The Chosen One” ha portato nuova linfa vitale anche per quanto riguarda le collaborazioni, perché troviamo un poliedrico Federico Malaman al basso nella funkeggiante Vanice Has Sunk e nientepopodimeno ché il maniacale Devin Townsend in Private Party. Oltre a questo “SO MUCH. too much.” è un disco di ampie vedute che può accontentare molti ascoltatori di panorami diversi:

Non scendiamo davvero a compromessi. Ci divertiamo a farlo e diamo sempre il massimo. Non ci sono confini. Non esiste una forma a cui ci conformiamo. È solo estremo

Dobbiamo vantarci di un gruppo come i Destrage. Negli ultimi 15 anni hanno dimostrato che la loro musica è arrivata dall’altra parte del mondo, condividendo palchi con band come Meshuggah, Megadeth, ma anche esponenti massimi del progressive moderno come Periphery (il disco esce per altro per la loro etichetta), Protest The Hero, The Contortionist, Good Tiger e chi più ne ha più ne metta. Ci sarebbe da fare anche un’ultima affermazione: se nell’ultimo periodo questo genere sta diventando sempre più monotono e fine a se stesso, questa ultima fatica dei milanesi Destrage è la conferma invece che il djent può ancora stupire. Bravi, bravissimi.

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