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Stella Donnelly – Flood

2022 - Secretly Canadian
songwriting / indie pop

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Tracklist

1. Lungs
2. How Was Your Day?
3. Restricted Account
4. Underwater
5. Medals
6. Move Me
7. Flood
8. This Week
9. Oh My My My
10. Morning Silence
11. Cold


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A tre anni di distanza dal suo debutto lungo, l’artista australiana Stella Donnelly è tornata con “Flood”, un lavoro che comincia a guardare oltre quello schema, esplorato con ottimi risultati in passato, che insisteva nel porre al centro del discorso voce e chitarra.

Se “Beware of the Dogs” poteva apparire più essenziale in termini meramente musicali, “Flood” insegue soluzioni più articolate, ma si addentra in un discorso più intimo e introspettivo, che ricava parte della sua ispirazione dall’esperienza del birdwatching e dalle relazioni interpersonali realmente vissute. Come in passato, però, la capacità di muovere da situazioni particolari per arrivare all’universale informa anche “Flood”: è un tratto peculiare della scrittura dell’artista di stanza a Perth e rimane perfettamente visibile anche in questo caso.

Il nuovo registro, in termini meramente musicali, è presto raccontato dalla doppietta mortifera che inaugura il discorso: i due singoli Lungs e How Was Your Day?. Il primo è chiara espressione del desiderio di viaggiare verso traiettorie più indie pop, con un sound più corposo e ricco: le percussioni sarebbero il sottotesto ideale di un qualcosa di vagamente dance-oriented, il piano s’inserisce fra le pieghe del brano, preannunciando un ruolo decisamente più centrale rispetto al passato. E poi c’è la voce: riconoscibile, delicata, morbida, spesso esaltata dalle nuove strutture persino più che in “Beware of the Dogs”, nonostante il ricorso meno frequente al delizioso vibrato, qui a cantarci uno sfratto con lo sguardo di un bambino. Il secondo ci presenta ancora un’artista più vicina a forme indie pop/indie rock che al folk essenziale del passato, con fasi spoken e un ritornello adesivo a dare vigore al brano.

Saltellando qua e là nel resto della tracklist, si incontrano comunque tracce di Stella Donnelly più vicine a quelle con cui avevamo imparato a conoscerla, come Restricted Account, retta da voce e piano e da una splendida e rarefatta coda, elemento simbolo di una fase di produzione più complessa e curata. Il piano è proprio lo scheletro dei brani più minimali di “Flood”: Oh My My My, in particolare, con il cantato più grave di sempre per l’australiana, e Underwater, con la sua grazia eterea e le sue sottili sfumature oniriche. A completare il lotto, invece, ci sono alcuni dei brani più rappresentativi della nuova fase di ricerca di Stella Donnelly. Medals, con il suo umorismo leggero sui traguardi da scuola superiore, è uno dei brani che concede più spazio in assoluto a fraseggi strumentali all’interno della discografia dell’artista. In un’atmosfera melliflua, sono i fiati a far scivolare il brano verso la conclusione, mentre This Week affronta il tema della salute mentale e risulta immerso in un’ambientazione sintetica tutto sommato inusuale.

Uno degli esercizi più interessanti di “Flood”, però, è la sua titletrack, ovvero il racconto di sei mesi di lockdown a Melbourne, cercando di catturare non le sensazioni della reclusione in casa, ma dell’ora d’aria concessa per passeggiate e allenamenti: una tristezza leggera, appena bagnata dall’inevitabile necessità di godere dell’unico reale momento da vita normale, dipinto come una piccola avventura quotidiana. A ribadire la qualità di un songwriting sempre molto intenso c’è Move Me, una canzone d’amore dedicata alla madre che soffre del morbo di Parkinson, scritta da una Stella Donnelly bambina, con un pizzico di affettuosa ironia per restituire la spontaneità della comunicazione madre-figlia. Gli ultimi due episodi di “Flood” sono Morning Silence, col suo folk tiepido ed elegante, e Cold, decisamente più energico, con soluzioni interessanti come l’effetto sulle voci un attimo prima di un ritornello efficace, ancora una volta perfetto per il timbro dell’artista.

Rinunciando categoricamente alla più classica narrazione da secondo disco, quella che rincorre a tutti i costi il confronto col predecessore, si può convenire su un tema fondamentale: con “Flood”, Stella Donnelly ha dimostrato di poter e saper uscire dalla propria comfort zone. Con coraggio e senza snaturarsi, la cantautrice australiana ci ha detto di essere la prima a non voler apparire mai troppo simile a se stessa. In questa circostanza, ci è riuscita rincorrendo soluzioni nuove, ma anche perfettamente compatibili con i tratti stilistici e l’universo musicale di appartenenza, confezionando un altro buonissimo lavoro che permette di guardare con grande interesse a ciò che verrà.

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