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Iceage – Shake The Feeling: Outtakes & Rarities 2015-2021

2022 - Mexican Summer
indie rock

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Tracklist

1. All The Junk On The Outskirts
2. Shake The Feeling
3. Sociopath Boogie
4. My Mule
5. I’ll Keep It With Mine
6. Balm of Gilead
7. Broken Hours
8. I’m Ready To Make A Baby
9. Namouche
10. Order Meets Demand
11. Lockdown Blues
12. Shelter Song (Acoustic)


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The fact of day and night means we’re encaptured
In a rhythm led by the globe’s spinning axis
Now I see the pulse in the disarray
Pandemonium laughed away
There’s burdens and duties on our shoulders
But nothing comes easy in life, could’ve told ya

Inizia così All The Junk On The Outskirts, il primo brano di “Shake The Feeling: Outtakes & Rarities 2015-2021” uscito oggi per Mexican Summer. Qualsiasi gruppo rock che si rispetti ha sempre nella discografia almeno una raccolta di inediti, bootleg, rarità, demo, brani insomma che per qualsivoglia motivo non sono entrati tra i prescelti di un album. Ce l’hanno i Deep Purple, Nick Cave & The Bad Seeds, per non parlare di Bob Dylan. 

Ma con “Shake The Feeling” gli Iceage fanno una vera e propria dichiarazione di intenti, come una sorta di manifesto, della loro poetica maledetta. Lo si intuisce già dalla copertina dell’album: quattro fotogrammi in bianco e nero ritraggono ciascuno dei membri; lateralmente compare il nome del gruppo a caratteri cubitali, come a ostentare che sì, (anche) questi sono gli Iceage

“Shake The Feeling” si origina da quelli che Elias Bender Rønnenfelt chiama dei “misfit children”, i figli disadattati nati fin dal primo album “Plowing Into The Field Of Love” (2014), passando per “Beyondless” (2018), and “Seek Shelter” (2021) e abortiti in sede finale di editing vuoi per i toni un po’ meno cupi o ritmi più sostenuti che stonavano con il contesto dei dischi pubblicati. Capita, soprattutto quando c’è del buon lavoro di cesellatura del prodotto finale e qualcosa va scartato. Quel qualcosa sono però in questo caso dei pezzi che funzionano impeccabilmente, con una propria identità viva, molto marcata (come provano le cover My Mule di Abner Jay e I’ll Keep It For Mine di Bob Dylan) e con un’essenza in un certo senso sperimentale (la strumentale Namouche tra tutte). 

Lo scarto acquista un senso compiuto e diviene il protagonista assoluto. Lo dichiara lo stesso All The Junk On The Outskirts, brano scelto non a caso di apertura che contiene tutti gli elementi distintivi di questa raccolta e identificativi del gruppo stesso. Un gruppo cioè di disadattati, con il fardello delle generazioni di mostri del rock sulle spalle, imprigionati nell’inevitabilità del mondo e della condizione umana, e che prorompono in una tensione pulsante generata dal caos. Se da un lato “Shake The Feeling” si appella all’estetica e alle sonorità rock’n’roll, di fatto l’essenza bohème e romantica dei ragazzi di Copenaghen si focalizza su un esistenzialismo nichilistico, labirintico e punk che non trova via d’uscita (“… Can’t help or shake the feeling / That I wonder if shе’s out tonight / Running through the mazes and the labyrinths …”).  

Nell’era in cui tutto è potenzialmente possibile – tanto più il rimaneggiare grazie alle piattaforme digitali album già pubblicati, gli Iceage si rifanno all’impostazione della tradizione e ci ricordano che un album equivale a un’unità di senso proprio e finito. Il resto sono sfaccettature della loro essenza che Elias e i suoi compagni ci sbattono in faccia con una chiara idea di chi sono e cosa vogliono fare. 

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