Finalmente una commedia italiana in cui si ride davvero tanto, ma che non nasconde il sapore amaro di quella realtà che non sorride ai giovani, benché meno se i giovani in questione sono anche artisti. A raccontarlo il regista esordiente Niccolò Falsetti, il co-sceneggiatore Francesco Turbanti e Zerocalcare, al secolo Michele Rech, che ne ha curato il poster e nel film è protagonista di un divertito cameo vocale. “Margini” racconta di un punk di periferia, figlio dell’esperienza diretta di Falsetti e Turbanti con il gruppo Pegs a Grosseto. Presentato in concorso alla Settimana internazionale della critica della 79ª Mostra del cinema di Venezia, il film si è aggiudicato il premio del pubblico ed è uscito nelle sale italiane l’8 settembre.
La storia è ambientata nel 2008, nella bella e tranquilla provincia toscana. Michele, Edoardo e Jacopo formano una band street punk hardcore. Tre amici: jeans strappati, chitarre elettriche, grandi sogni e tasche vuote. La svolta sembra arrivare nelle loro vite quando vengano chiamati come opening act per il concerto di Bologna della band hardcore a stelle e strisce, i Defense, impegnata nella tournée europea. Tuttavia, a tappa bolognese viene improvvisamente annullata e i tre invitano la band americana a suonare a Grossetto. Si apre così una spirale comica e catastrofica allo stesso tempo, che travolgerà tutto e tutti. Manca il locale, l’impianto acustico e, soprattutto, i soldi. Riusciranno i nostri eroi nell’impresa? Non vogliamo certamente farvi spoiler!
Una cosa è certa: è impossibile non fare il tifo per questo scapigliato gruppo antistorico e postmoderno, in costante lotta con gli statici e immobili ambienti della provincia maremmana, in cui non cambia mai nulla e di fronte ai quali l’unica consolazione è “la consapevolezza che dal quel posto ce ne saremmo andati”. Balere, supermercati, sagre, centri anziani, processioni, circoli Arci, comuni decorati con teste di cinghiale e butteri “Marlboro men” della provincia. L’energia che attraversa la narrazione rende coinvolgente questa storia di tentato riscatto, dove l’esistenza ai margini, di chi è nato contrario e incapace di assimilarsi al resto del mondo, diventa la storia di più di una generazione. La storia di tutti noi.
Sì, ma Zerocalcare che c’entra con tutto questo? Il fumettista romano, in suo perfetto stile, ha partecipato in modo rocambolesco e un po’ anarchico al film. Come anticipato, ne ha disegnato il poster e vanta anche un’apparizione vocale. Ma il sodalizio Falsetti-Turbanti e Zerocalcare ha origini ben dieci anni rima. Il fumettista venne infatti contattato all’epoca da Falsetti, affinché realizzasse l’immagine per il primo disco del loro gruppo. L’autore, sotto minaccia di concorrenza sleale da parte di altri illustratori, aveva chiesto loro 40 euro di compenso, ma la band non aveva soldi per pagare. Fu così che la collaborazione scemò. Ma quando il progetto “Margini” stava per vedere la luce, il regista lo ha ricontattato affinché ne prendesse parte (per la cronaca, Zerocalcare ha anche raccontato l’intera vicenda in una serie di tavole, condivise nelle stories del suo profilo Instagram).
Inoltre, come non pensare alla serie Netflix di sei puntate, “Strappare lungo i bordi” firmata Zerocalcare, se parliamo di margini, periferia e scena hardcore?
Tutti ricorderanno che nella serie animata la musica punk è onnipresente. Quando Zerocalcare incontra per la prima volta Alice, ad esempio, siamo all’interno del centro sociale La Strada della Garbatella: sul palco suonano le note di Libero, uno dei brani più popolari dei Klaxon, gruppo punk romano attivo dal 1979. E come non citare i numerosi poster apparsi qua e là nel corso delle puntate. Nella camera di Zero adolescente troviamo Maestro de pupi (riferimento a “Master Of Puppets“, disco dei Metallica) e Londra chiama (si tratta di “London Calling“, disco dei Clash). Mentre alla parete sopra il divano della sua casa da adulto compaiono un manifesto di un evento tenutosi allo Spazio Boario (con i concerti dei britannici Angelic Upstarts, dei francesi Brigada Flores Magon e degli italiani Duap), il manifesto di un concerto alla Locanda Atlantide sempre dei Brigada Flores Magon e un poster di Angry Kids Unite, album miscellaneo uscito nel 1991 per l’etichetta statunitense Peer Pressure Production. Interessante è anche il tatuaggio stampato sul suo viso, durante il secondo episodio, che pare essere ispirato al gruppo hardcore Death Before Dishonor.
Altre scene e il punk che ritorna costante: quando Zerocalcare e Alice si recano insieme per la prima volta in un negozio di dischi, la scelta dell’acquisto ricade su “Plastic Surgery Disasters” dei Dead Kennedys, gruppo punk statunitense. Nei successivi episodi, ancora, Alice torna a passeggiare davanti al negozio di dischi ed esposti in vetrina è possibile riconoscere “Dark Side Of The Moon” dei Pink Floyd e dei Velvet Underground & Nico dell’omonimo album.
Sia in “Margini” sia in “Strappare lungo i bordi” si ride, e tanto. Ma in entrambi le risate lasciano presto spazio a quel retrogusto agrodolce. Tra le righe di ogni situazione apparentemente comica è possibile leggerci malinconia, riscatto e senso di appartenenza. Si parla di musica, di politica, di amicizie e di viaggi. Di quell’ingiusto sistema che mette ai margini chiunque non si conformi ad esso. La provincia stessa è metafora di una condizione di stallo, di palude (come lo stesso Turbinati definisce Grosseto) da cui si vuole uscire a tutti i costi.
Resta quello strano fascino nell’amore-odio verso le proprie origini, capaci di definirti e intrappolarti, offrendoti la prima concreta occasione di scoprire te stesso. Tra punk e provincia, sogni e paludi, risate e nostalgia resta l’istantanea di una generazione, genuina anarchica e ribelle, con la comune sensazione di essere nati nel posto sbagliato, al momento sbagliato. E la rassicurante riflessione di fondo dell’essere soltanto un filo d’erba. Insignificante. E per fortuna che è così!
Regia: Niccolò Falsetti
Genere: commedia, drammatico
Anno: 2022
Paese: Italia
Cast: Francesco Turbanti, Emanuele Linfatti, Matteo Creatini, Valentina Carnelutti, Nicola Rignanese, Silvia D’Amico