Impatto Sonoro
Menu

Recensioni

Red Hot Chili Peppers – Return Of The Dream Canteen

2022 - Warner Records
rock

Ascolta

Acquista

Tracklist

1. Tippa My Tongue
2. Peace And Love
3. Reach Out
4. Eddie
5. Fake As Fu@k
6. Bella
7. Roulette
8. My Cigarette
9. Afterlife
10. Shoot Me A Smile
11. Handful
12. The Drummer
13. Bag Of Grins
14. La La La La La La La La
15. Copperbelly
16. Carry Me Home
17. In The Snow


Web

Sito Ufficiale
Facebook

John Frusciante non è più “uscito dal gruppo” e niente e nessuno potrà farmi cambiare idea sul fatto che questo ritorno abbia creato la giusta magia e la giusta alchimia per l’ennesimo ottimo lavoro dei Red Hot Chili Peppers. A soli sei mesi di distanza dal precedente Unlimited Love, arriva in scena il secondo atto: “Return Of The Dream Canteen”. Due album in un anno e il ritorno di due giganti, John Frusciante alla chitarra e Rick Rubin alla produzione. Gli ingredienti indispensabili per una band in splendida forma, affetta da una bulimica creatività musicale. Attenzione, però, a non considerare i nuovi brani come il “b-sides” del disco precedente, benché le 17 nuove canzoni siano nate proprio durante le registrazioni di quest’ultimo: “Ci siamo sentiti come se avessimo troppe buone canzoni per non pubblicare un altro disco” – sottolinea il batterista Chad Smith.

“Return Of The Dream Canteen” è la mensa di tutte le influenze, lo stile e il sound che da sempre caratterizzano Anthony Kiedis e soci. Suona, senza alcuno sforzo, la consueta impollinazione incrociata di stili: rock, mix di crossover, rap e soprattutto funk. Inutile ribadire la bravura della band californiana nel surfare tra i vari generi. La matrice pop e quella puramente hard rock convivono da sempre all’interno della loro produzione, e nel mezzo spiccano quelle intense e struggenti ballad, ormai immortali gioielli della storia del rock. 

I testi di “Return Of The Dream Canteen” sono adulti, malinconici e ironici. Specchi rotti che riflettono il vissuto di ognuno. Probabilmente molti contesteranno la mancanza di forza espressiva e stupore presenti in album leggendari come “Blood Sugar Sex Magik” o “Californication”, (capolavori indiscussi e irripetibili!), ma  è innegabile la capacità dei nuovi brani di farti sentire a casa. Senza contare che, riuscire in una tale impresa dopo ben 40 anni di carriera, non è cosa da tutti. Dal punto di vista sonoro, l’album riprende esattamente il punto dove “Unlimited Love”: quattro ragazzi che suonano insieme in una stanza. Ed è palpabile il loro modo di giocare e divertirsi canzone dopo canzone, entusiasta e vitale.

Se il troppo storpia sempre, “Return Of The Dream Canteen” è l’eccezione che conferma la regola. L’album vanta ben 75 minuti di musica per 17 brani (18 con la bonus-track giapponese). Troppe per un disco che è il secondo in anno? Probabile, ma va bene così. L’album si apre con il pop-punk di Tippa My Tongue; un impettito viaggio acido funk, il brano riafferma la loro fede nel caratteristico suono punk-funk: “We’ve only just begun/Funky monks are on the run!”. Si procede con il funk felpato di Peace & Love e il suo groove basso-chitarra. I toni tornano arroganti ed esplosivi nella martellante Reach Out e nei riff di chitarra di Bag Of Grins, in cui sono rintracciabili influenze rock anni ’90. Di linea più cupa è invece la traccia Fake as Fu@k, ballata lenta e melodica che offre una gioia vertiginosa grazie alle sue chitarre tintinnanti.

“Return Of The Dream Canteen” vede la band californiana sperimentare anche sull’elettronica nell’ode pop My Cigarette, ispirata agli anni ’80, dal finale jazz e nell’indie-folk Shoot Me A Smile. The Drummer, invece, è un brano sbarazzino new-wave. Compaiono nel disco, anche tracce tortuose. Dopo il traballante jazz di Bella, uno dei brani migliori è l’energico funk blues di Roulette, con la chitarra acustica a fare da filo rosso per tutto l’arco della canzone. Il caos disordinato viene ripreso in Afterlife con lo sfolgorante assolo di chitarra di Frusciante e nll’interessante scelta di accordi e progressioni intricate in Copperbelly.Menzione particolare all’ode sincera dedicata a Eddie Van Halen, Eddie: bella melodia “frusciantesca” nel main-riff, un giro di basso di Flea e il drumming solido di Smith che sfociano in una coda strumentale di circa tre minuti che dimostra quanto la band sappia effettivamente Suonare (volutamente in maiuscolo). L’incipit, invece, sembra prendere in prestito le iconiche note di apertura della loro By The Way. Altrove nel disco, l’atmosfera elettronica spogliata di La La La La La La La La si apre ad una ballata sfumata ed efficace, piena di armonie lussureggianti e luminose. La riflessiva Handful si apre con il bassista Flea che apre la strada con un riff che sfida la gravità, attorno al quale la band costruisce una malinconica melodia di ispirazione reggae e Kiedis che canta: “There’s a chapter in my book that I don’t want you read/There’s a chapter in my life where I failed to succeed”. L’album si chiude col riff di chitarra accigliato  del ritornello imperioso di Carry Me Home che precede la traccia di chiusura In The Snow, traccia melodica e spaziale, con un rap poetico semiparlato di Kiedis.

Creatività, alchimia e tanto funk. Una mensa in cui nutrirsi di sogni e magia. “Return Of The Dream Canteen” si pone come un seguito eclettico e spesso esilarante di “Unlimited Love”. Un album tentacolare, solido e a tratti esagerato, con cui i Chili Peppers ricalcano il passato, abbracciando il futuro.

Piaciuto l'articolo? Diffondi il verbo!

Altre Recensioni