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Sun Ra Arkestra – Living Sky

2022 - Omni Sound
free jazz / big band / sperimentale

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Tracklist

1. Chopin
2. Somebody Else's Idea
3. Day of the Living Sky
4. Marshall's Groove
5. Night of the Living Sky
6. Firefly
7. Wish Upon A Star


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Il 7 Ottobre 2022 è stato pubblicato per Omni Sound “Living Sky”, il nuovo album della Sun Ra Arkestra. Il lavoro arriva a distanza di due anni dall’uscita di “Swirling” (2020), il primo disco dell’Arkestra a ricevere una nomination ai Grammy per la categoria Jazz Ensemble Album.

Registrato il 15 Giugno 2021 al Rittenhouse SoundWorks di Philadelphia, “Living Sky” ha preso vita grazie alla partecipazione di diciannove musicisti; mixato e masterizzato da Dave Darlington (vincitore di tre grammy), l’album è stato commissionato da Ahmet Ulug. Legato da un duraturo rapporto di amicizia con l’Arkestra, nel 1990 il produttore turco riuscì addirittura a far esibire Sun Ra ad Istanbul e, dopo la sua morte, ha continuato ad organizzare concerti per i suoi fedelissimi seguaci. Negli ultimi tempi sceglie di ritirarsi dalla scena dell’industria musicale, ma la situazione pandemica spinge Ulug a tornare in azione: decide di fondare Omni Sound, una nuova etichetta discografica. A testimonianza del forte legame con Ra, il nome prende spunto da una  nota che il compositore statunitense scrisse durante la sua visita ad Istanbul – «Omniverse is the totality of all universes and you are welcome to be citizens of Omniverse».

Omni Sound attiva quindi i contatti con Marshall Allen, il discepolo che ha portato avanti l’eredità e il suono di Sun Ra, ovvero l’icononico ‘sputafuoco’che ha ripristinato la vitalità dell’Arkestra nonostante l’enorme vuoto lasciato dalle scomparse di Ra (1993) e di John Gilmore (1995). Gli viene commissionato un nuovo lavoro da produrre insieme all’Arkestra, e gli sono richiesti suoni spirituali ed ipnotici, down-tempo, melodici e grooveggianti, suoni che spazino dalla Kora all’EVI [l’Electronic Valve Instrument], che si muovano fra l’antico e il futuro – requisiti fondamentali per una musica che possa essere lenitiva durante la complicata era del Covid, secondo Ulug. A Luglio 2021 le aspettative di Omni Sound sono soddisfatte e “Living Sky” prende forma.

In questo lavoro l’Arkestra riesce a creare un’ampia gamma di tonalità cosmiche anche grazie ad un approccio esclusivamente strumentale. Sapientemente diretto da Allen, l’ensemble registra un rinnovato splendore sonico: ciòè in parte dovuto al contributo della violinista e flautista Tara Middleton, vera erede della scomparsa June Tyson, una delle pochissime donne che Sun Ra fece entrare a pieno titolo nel suo gruppo.

Seguendo l’ordine della tracklist, si inizia da Chopin. Il pezzo rappresenta la prima registrazione in studio di una vecchia rielaborazione di Sun Ra (che si chiamava “Preludio in La Maggiore”) del “Preludio Op. 28 No. 7” di Frédéric Chopin. «Chopin è un lavoro caratteristico di Sun Ra, pensato per esaltare la magia lirica del contralto di Marshall Allen, il capo stipite del ‘sassofono avant garde’», dichiara il sassofonista baritono Knoel Scott. «Questo nuovo arrangiamento è la testimonianza della maestria d’altri tempi di Marshall,e riflette nitidamente il suo ruolo di custode dell’eredità di Ra. Vederlo suonare così a 98 anni è stupendo». Il pezzo si dispiega attraverso un’elegante placidità: una semplice linea di piano si diffonde tra gli ottoni, mentre gli interventi aspri di Allen racchiudono il grazioso assolo del veterano del corno francese Vincent Chancey.

Living Sky” include poi la prima registrazione strumentale di Somebody Else’s Idea,  una composizione di Ra registrata per la prima volta nel 1955 e poi, di nuovo, nel 1970 per la pubblicazione vera e propria all’interno di “My Brother The Wind, Vol. II” nel 1971. Somebody Else’s Idea appare più misurata in questa nuova versione senza voci: si crea così lo spazio per un incontro tra la melodia principale e i fiati, i quali modulano il loro volume e la loro presenza  proponendo ciclicamente nuovi dettagli, che si tratti delle trombe miagolanti di Michael Ray e di Cecil Brooks, o delle raffiche sonore soffiate da Allen sull’EVI. «Somebody Else’s Idea esprime il seguente pensiero: il mondo in cui vivo è un mondo che posso cambiare», confessa Scott. «La prima parte del cambiamento è non accettare lo status, il cosiddetto status quo; nel rifiutare lo status quo, ci si apre alle possibilità che variano nell’infinito, e c’è anche chi abbraccia le possibilità che vanno oltre i limiti dell’impossibile ascoltando la nostra musica».

La canzone successiva, Day of the Living Sky, vede Allen mettere da parte il sax contralto per imbracciare la Kora: i suoi accordi squillanti si distendono come un’alba che accoglie le percussioni gorgeggianti, il serpeggiare del flauto e il lontano pianto dei fiati sommessi. Proseguendo, le armonie arkestrali di Marshall’s Groove trovano espressione in un blues spaziale che si intensifica senza fretta, come fiamme (alimentate dalle oscillanti dinamiche del batterista Wayne Anthony Smith Jr) che lambiscono con premura un calderone sonoro. La narrazione iniziata con Day of the Living Sky prosegue con la riflessiva e suadente Night of the Living Sky: un tramonto tanto suggestivo quanto l’alba precedentemente contemplata.
L’album si conclude con due ballate armoniose che iniettano una buona dose di ottimismo, seppur incerto. Firefly, composta da Allen, offre all’esperto sassofonista una piattaforma lussureggiante per un lungo assolo che si alterna fra grida imploranti e urla estatiche; l’improvvisazione, poi, transita verso le bocche di Scott, Chancey, Adriene G. Davis (trombone), Nasir P. Dickenson (sassofono tenore), muovendosi verso una conversazione fra archi guidata da Middleton, Gwen Laster e Melanie Dyer. Infine, l’atmosfera speranzosa del disco viene affidata ad una sorta di atto di fede, un lungo abbraccio stellare che viene tradotto in musica grazie ad una nuova versione di When You Wish Upon a Star, marchio di fabbrica di lunga data dell’Arkestra.

In questa prima nuova registrazione post pandemia, Allen e soci ci regalano qualcosa a cui  potersi aggrappare quando la necessità di placare gli affanni del mondo diventa un’urgenza. “Living Sky” è un album strumentale ricco di spiritualità che guida l’ascoltatore verso l’ignoto, anche se forse la cosa più sorprendente è che non si tratta di un semplice  revival: l’Arkestra assume nuove forme e si colloca in dimensioni originali ed inedite. Insomma, “Living Sky” è un disco ricco di bellezza interstellare che merita assolutamente di scorrere tra le nostre orecchie.

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