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Fucked Up – Oberon

2022 - Tankcrimes Records
sludge hardcore

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Tracklist

1. Oberon
2. Strix
3. Mashhit
4. The Aquarium (Saints-Saens)


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Il re delle fate, ovvero il titolo di questa piccola gemma dei Fucked Up, band canadese che attinge dalla mitologia medievale per raccontare quattro favole, violente, sfrontate e accomunate da una morale da ricordare. Ma andiamo con ordine.

Dopo la compilation “Do All Words Can Do”, “Oberon” si presenta come un EP di poco più di 20 minuti con l’obiettivo di preparare il terreno per qualcosa di nuovo. La copertina è già abbastanza evocativa (complimenti a “Andrei Bouzikov” per il suo artwork in copertina) e rimanda più a roba epic che altro e ci descrive l’ingresso in questo fantastico piccolo universo sonoro con la title track e i suoi 07:55 minuti, il manifesto definitivo dell’evoluzione del gruppo, con riff di chitarra pieni e incalzanti, veramente sludge,  organizzati da una sezione ritmica corposa; il lavoro dietro le pelli di “Guinea Beat” o se preferite “Jonah Falco” è notevole e importante per dettare una ritmica martellante su tutto il lavoro. Le chitarre sembrano grosse onde, discostandosi da quelle amiche e di settore di gruppi come “Les Savy Fav”, risultando più affini a uno spirito doom, vuoi anche per la scelta di scale minori efficaci e la voce roca di “Abraham”.

In Strix questo intento novativo viene rimarcato ancora di più da un incedere ripetitivo e costante, quasi doom, con un ottimo utilizzo del fuzz sulla chitarra e una  propensione generale alla “Converge”. Mashhit nell’intro utilizza un synth preso in prestito da  “Boy Harsher”, creando una base club dark, ribattuta dalla batteria, galoppante e oscura e un’atmosfera psichedelica che sembra nascondersi dietro alla chitarra, qui accesa e accecante come una torcia nella notte. Chiude The Aquarium, cover di Saint-Saens (sì avete capito bene, il compositore della Danza Macabra) , adattata a mo di “Sleep” e che sembra voler non trovare alcuna destinazione, o uscita, suonando come un frame rubato dalla registrazione di una lunga jam session venuta molto bene o come un modo di non voler far uscire l’ascoltatore da questo labirinto.

La voce risulta, per la maggior parte delle registrazioni, leggermente “sotto” il resto degli strumenti, così come il dislivello di volumi tra chitarre e basso è spostato forse eccessivamente verso le sei corde, ma sembrano più cicatrici originali di un classico ep, non quindi un lavoro finito e definito ma un messaggio rivolto agli ascoltatori, diretto a far comprendere che c’è della carne sulla griglia e che la virata verso sonorità più oscure potrebbe essere il prossimo sbarco di questo sorprendente gruppo, capace di vestire panni sempre nuovi in ogni suo lavoro.

Perché è questa la morale delle quattro favole: i Fucked Up non sono più un gruppo hardcore/punk già da molto, ma neppure un gruppo sludge o doom metal. Sono un ottimo crossover di stili e finalmente fuori dal concetto di categoria, scevri, come altre realtà parallele (rivedi “Les Savy Fav”) da pregiudizi di genere.

Un ottimo Ep quello dei Fucked Up, epigoni di un movimento evoluto che riesce a scappare dal mostro della “categoria” e dimostra come la chiave per affrontare il futuro sia miscelare sonorità diverse mantenendo una  propria impronta personale. Mai nome di un gruppo fu più azzeccato, visti i risultati dimostrati. Da seguire con grossa attenzione.

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